2025
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Yara per l'agricoltura rigenerativa, le prime evidenze dal campo

In collaborazione con il Consorzio del Canale Emiliano Romagnolo, Yara mette in campo soluzioni per la nutrizione vegetale innovative per migliorare salute del suolo, efficienza d'uso delle risorse e produttività. Il punto sullo stato dell'arte dell'agricoltura rigenerativa in Italia durante un incontro all'Acqua Campus di Budrio (Bologna)

Yara per l'agricoltura rigenerativa, le prime evidenze dal campo - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Nelle prove in campo, su pomodoro e frumento tenero, le tesi rigenerative sono caratterizzate dall'impiego di innovativi concimi minerali NPK rivestiti con un biostimolante a base di acidi umici e fulvici

Fonte immagine: Yara Italia

In un contesto agricolo sempre più sollecitato da sfide climatiche, economiche e ambientali, cresce la consapevolezza della necessità di adottare modelli produttivi capaci non solo di ridurre l'impatto negativo sull'ambiente, ma generarne anche uno positivo. L'agricoltura rigenerativa si afferma così come una risposta concreta e innovativa, capace di valorizzare la salute del suolo, incrementare la resilienza delle colture e migliorare la qualità delle produzioni finali.


Anche Yara, forte di oltre un secolo di esperienza nella nutrizione vegetale a livello globale, ha scelto di impegnarsi attivamente per promuovere e sviluppare pratiche rigenerative, riconoscendo il suolo come una risorsa strategica da proteggere e migliorare.


Proprio di questo si è parlato all'incontro "Agricoltura rigenerativa: sinergia tra natura e innovazione", organizzato il 30 giugno 2025 dal Consorzio per il Canale Emiliano Romagnolo (Cer), ente che si occupa della gestione di una delle più grandi opere idrauliche in Italia e fornisce servizi legati alla gestione delle acque. L'evento si è tenuto presso il loro Acqua Campus di Budrio (Bologna). Una giornata di confronto e condivisione che ha riunito istituzioni, università, tecnici e rappresentanti del mondo associativo.


Un evento che ha messo a confronto esperienze, progetti e testimonianze dal campo: dalle opportunità offerte dai Psr illustrate da Nicola Dalmonte, presidente del Cer, alla gestione sostenibile del suolo del progetto C+ Agrofor ER presentati dalla professoressa Silvia Rita Stazi dell'Università di Ferrara. Si è discusso anche di carbon farming con Monica Guizzardi di Apoconerpo, dello sviluppo rurale per la salute del suolo con Giampaolo Sarno, responsabile Area Agricoltura Sostenibile della Regione Emilia Romagna.


Al centro dell'evento anche le attività svolte da Yara presso l'Acqua Campus, illustrate da Giorgia Cocolo, responsabile delle attività di Agricoltura Rigenerativa di Yara Italia, affiancata da una visita ai campi sperimentali guidata da Domenico Solimando del Cer.


L'incontro è terminato con una tavola rotonda con i rappresentanti locali delle principali associazioni agricole italiane: Coldiretti con Sara Magrini, Cia con Riccardo Evangelisti e Confagricoltura con Nicola Gherardi.

 

 

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Giorgia Cocolo all'evento sull'agricoltura rigenerativa organizzato ad Acqua Campus il 30 giugno 2025

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Agricoltura rigenerativa: una prospettiva concreta ma servono regole e incentivi

L'incontro tenutosi all'Acqua Campus di Budrio ha permesso di fare il punto sullo stato dell'arte dell'agricoltura rigenerativa in Italia. Un tema che, se fino a poco tempo fa restava marginale, oggi entra nel cuore del dibattito agricolo nazionale, anche grazie a prime evidenze sperimentali.

 

Un esempio è quello di Apoconerpo che sta lavorando ad un progetto in collaborazione con l'Università Cattolica di Piacenza per la contabilizzazione e valorizzazione dei crediti di carbonio. Le pratiche rigenerative - come l'uso di cover crop, minima lavorazione, rotazioni colturali estese e agroforestazione - sono strumenti chiave per ridurre le emissioni, aumentare il sequestro di carbonio e migliorare i servizi ecosistemici, gettando le basi per il carbon farming.


Anche il progetto C+ Agrofor ER dell'Università di Ferrara, ha mostrato come la diversificazione colturale, la minima lavorazione e le colture di copertura possano migliorare le proprietà chimiche e biologiche del suolo. I primi risultati segnalano una maggiore presenza di sostanza organica, un miglioramento della capacità di scambio cationico e un'intensa attività microbica nei suoli gestiti con pratiche rigenerative.


Gianpaolo Sarno, responsabile dell'Area Agricoltura Sostenibile della Regione Emilia Romagna, ha evidenziato il valore della sostanza organica come parametro guida per monitorare la salute dei suoli agricoli e ha sottolineato l'efficacia, in termini di arricchimento organico, delle pratiche conservative e rigenerative. "È indispensabile allargare la platea di chi adotta pratiche conservative e rigenerative. Queste sono cumulabili con tutte le altre pratiche, non c'è nessun contrasto o contrapposizione", ha affermato Sarno.


Durante la tavola rotonda, i rappresentanti delle associazioni agricole hanno ribadito il potenziale dell'agricoltura rigenerativa per ridurre le emissioni e aumentare il carbonio nel suolo, ma anche le criticità ancora aperte come la necessità di una definizione chiara per evitare confusione nei consumatori e quella di garantire una sostenibilità economica per gli agricoltori.


Il messaggio finale emerso dall'evento è chiaro: l'agricoltura rigenerativa può rappresentare un'opportunità concreta per migliorare la sostenibilità dei sistemi agricoli, ma è necessario creare un quadro normativo e di mercato che riconosca e valorizzi i benefici ambientali ed economici generati dagli agricoltori.

 

L'agricoltura rigenerativa secondo Yara

Questa è la visione di agricoltura rigenerativa secondo Yara:

"L'agricoltura rigenerativa è un approccio sistematico, basato sui dati, per adottare le pratiche
agronomiche più sostenibili che abbiano effetti positivi su natura e clima, attraverso 5 temi:

  • clima, per mitigare le emissioni di CO2 e altri gas a effetto serra e migliorare la resilienza delle colture agli stress climatici;
  • salute del suolo, per migliorare la fertilità, la struttura e la biodiversità del suolo e prevenirne il deterioramento;
  • uso delle risorse, per promuovere un utilizzo efficiente di tutte le risorse necessarie per la crescita delle colture attraverso una maggiore efficienza d'uso dell'acqua e applicando i giusti nutrienti, nel giusto quantitativo e nel momento corretto.
  • biodiversità, per ridurre la pressione sul cambio d'uso del suolo e proteggere gli habitat naturali;
  • prosperità, per migliorare la redditività degli agricoltori e la sopravvivenza delle aziende agricole, riducendo i costi e aumentando le rese".

 

Essendo basata sui risultati, l'agricoltura rigenerativa può comprendere differenti soluzioni agronomiche, che possono variare molto a seconda delle diverse situazioni locali, dei sistemi colturali scelti, delle condizioni pedoclimatiche e delle necessità dei vari mercati e filiere.


La concimazione è una pratica agronomica di fondamentale importanza per l'agricoltura rigenerativa perché può aumentare la sostanza organica del suolo e migliorarne la fertilità. Ne ha parlato anche Giorgia Cocolo durante l'incontro: "Riteniamo che l'utilizzo delle fertilizzazioni sia parte imprescindibile dell'agricoltura rigenerativa. Attraverso un utilizzo oculato dei concimi e la scelta dei giusti fertilizzanti si può preservare la salute del suolo, minimizzare le emissioni di gas a effetto serra e migliorare l'efficienza d'uso dei nutrienti ed evitare così perdite in campo".

 

Infatti, al primo posto per l'agricoltura rigenerativa c'è la cura del suolo, inteso non solo come substrato ma come ecosistema attivo e complesso, che va nutrito e preservato nel tempo. È qui che entra in gioco la sostanza organica, elemento chiave per mantenere fertile, strutturato e vitale ogni tipo di terreno.


L'apporto di sostanza organica migliora la struttura del suolo, favorisce l'attività microbica e aumenta la capacità di ritenzione idrica. Inoltre, attraverso i processi di decomposizione, rilascia gradualmente elementi nutritivi, garantendo un approvvigionamento costante per le colture e limitando le perdite ambientali. Le sostanze umiche presenti nei concimi organici, in particolare, complessano i nutrienti e ne ottimizzano la disponibilità, favorendo un'assimilazione efficiente da parte delle piante. Inoltre, contribuiscono a migliorare la capacità di scambio cationico e formano dei complessi stabili in grado di aumentare la disponibilità di diversi microelementi come ferro, rame, manganese e zinco.


Cosa propone Yara in termini di agricoltura rigenerativa?

"Abbiamo diverse tipologie di prodotti Yara che possono contribuire alla messa in campo delle pratiche di agricoltura rigenerativa. Ci sono prodotti tecnici e speciali come concimi a base organica, NPK rivestiti con biostimolanti (acidi umici e fulvici), biostimolanti stessi, prodotti fogliari e per la fertirrigazione. Infine, abbiamo anche fertilizzanti con una ridotta impronta carbonica alla produzione", spiega Giorgia Cocolo durante l'evento tenutosi ad Acqua Campus.


Yara e i Regeneration Knowledge Center

Una transizione sostenibile, per essere efficace, ha bisogno di basi solide. Per questo sono nati gli Yara Regeneration Knowledge Center, centri di conoscenza e ricerca scientifica con un duplice obiettivo: da un lato, testare a livello locale le soluzioni per l'agricoltura rigenerativa di Yara; dall'altro, divulgare i risultati e scambiare informazioni con i principali stakeholder del settore agroalimentare.

 

Questo progetto coinvolge diversi Paesi e nel Sud Europa le prove vengono svolte in Italia, Spagna e Grecia. In Italia, Yara ha avviato una collaborazione con il Consorzio del Canale Emiliano Romagnolo. Il Cer svolge inoltre attività di ricerca agronomica e di formazione ad agricoltori e tecnici presso l'Acqua Campus. Proprio qui sono condotte le prove agronomiche di Yara per testare le soluzioni per l'agricoltura rigenerativa.

 

Frumento e pomodoro: le prove di Yara e il Cer

Le prove sperimentali che Yara conduce in collaborazione con il Cer, sono focalizzate su due colture simbolo dell'agricoltura italiana: frumento tenero e pomodoro da industria.

 

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Campo sperimentale di pomodori

(Fonte: AgroNotizie®)

 

Le prove sono pluriennali e prevedono la coltivazione con diverse strategie nutrizionali con l'obiettivo di misurare i benefici ambientali, produttivi ed economici delle varie pratiche.

 

I campi di frumento e pomodoro sono sottoposti ad una stretta rotazione e prevedono anche l'introduzione di una cover crop a base di loietto seminato dopo il frumento, sfalciata a marzo e successivamente sovesciata ad aprile.

 

Su ciascuna coltura sono state messe a confronto 3 diverse tesi che valutano differenti soluzioni nutrizionali:

  • le tesi convenzionali prevedono l'utilizzo di formulati minerali secondo i disciplinari di produzione integrata, con concimazioni frazionate;
  • le tesi biologiche vedono l'applicazione di formulati organici ammessi in agricoltura biologica;
  • le tesi rigenerative sono caratterizzate dall'impiego di innovativi concimi minerali NPK rivestiti con un biostimolante a base di acidi umici e fulvici.


In tutte le tesi sono stati distribuiti gli stessi quantitativi di azoto, fosforo e potassio, per garantire un confronto omogeneo.


Sono stati impiegati anche strumenti per gestire al meglio le concimazioni. Per esempio sono stati utilizzati su frumento Atfarm di Yara, che consente di ottimizzare la pianificazione, regolare le applicazioni di fertilizzante e monitorare la crescita delle colture utilizzando dati satellitari, e il N-Tester portatile di Yara, che consente di misurare il contenuto di clorofilla nelle foglie dei cereali. Per misurare lo stato di salute del suolo, l'azienda ha cominciato ad utilizzare l'indice di salute del suolo messo a punto nel suo laboratorio in Regno Unito. Per gestire la fertirrigazione, su pomodoro sono stati impiegati i sistemi Irriframe e Fertirrigo del Cer.


Per determinare i benefici in termini di agricoltura rigenerativa, vengono analizzati diversi fattori che coprono tutti e 5 i pilastri Yara.


L'ha spiegato Giorgia Cocolo dicendo: "Per quanto riguarda il clima, veniamo supportati dal nostro centro di ricerca in Germania e i nostri colleghi ci stanno aiutando a calcolare l'impronta carbonica dei nostri piani di concimazione. Per la salute del suolo facciamo dei test di respirazione. Inoltre, da quest'anno stiamo utilizzando un indice di salute del suolo. Per l'utilizzo efficiente delle risorse calcoliamo l'efficienza d'uso dell'azoto, l'efficienza d'uso dell'acqua e la lisciviazione dell'azoto. Infine, per il pilastro della produttività calcoliamo tutti quei parametri che danno un'idea della redditività dell'azienda agricola, quindi resa, qualità dei prodotti e marginalità".

 

I primi risultati: il suolo risponde, la produzione anche

Risultati positivi già dal primo anno e a confermarlo è Domenico Solimando del Cer: "Ero un po' scettico all'inizio, perché mi sembrava che il progetto durasse pochi anni in confronto ai tempi della natura che sono molto lunghi. Non mi aspettavo di vedere già nel breve periodo dei risultati.

Già il primo anno abbiamo osservato dei miglioramenti sulla respirazione del suolo, quindi sulla vitalità, dove è stata distribuita sostanza organica. Abbiamo osservato anche minori perdite per lisciviazione profonda".

 

Domenico conclude: "È una pratica sicuramente da consigliare, ma anche da finanziare per incentivarne l'uso".

 

A commentare i primi risultati anche Giorgia Cocolo che dice: "Sia per frumento tenero e soprattutto per pomodoro da industria, la lisciviazione dei nitrati è stata fortemente ridotta utilizzando i piani di concimazione rigenerativi. Quindi, combinando una gestione efficace delle concimazioni e dei prodotti adeguati, siamo riusciti già al primo anno a ridurre enormemente la lisciviazione dei nitrati in falda".

 

Nei prossimi mesi saranno resi noti anche i risultati relativi agli anni successivi di prova.

 

Le evidenze ottenute su frumento e pomodoro confermano che una gestione agronomica mirata, sostenuta da strumenti digitali, piani nutrizionali avanzati e pratiche rigenerative, può fare la differenza già nel breve periodo. È una direzione promettente che - come sottolineato dai relatori dell'evento - merita di essere riconosciuta, incentivata e inserita a pieno titolo nelle strategie per la sostenibilità agricola.

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