Piani di concimazione delle cucurbitacee: anguria e melone
Terreni sciolti, clima mite e disponibilità idrica per le irrigazioni. La cura di meloni e angurie è complessa, ma permette raccolti di ottima redditività economica

Cocomero e melone: colture affini, nutrizione diversa (Foto di archivio)
Fonte immagine: africa-studio-adobe-stock
Il cocomero (Citrullus lanatus) e il melone (Cucumis melo): gemelli diversi, uno appartenente al genere Citrullus, l'altro al genere Cucumis. Simili però le esigenze quanto a terreni, irrigazione e difesa, differendo quanto ad asporti annui ed esigenze nutrizionali.
Entrambe a sviluppo rampicante o strisciante, queste colture presentano radici robuste, le quali si prestano ottimamente alle pratiche di fertirrigazione.
I trapianti possono variare per epoca in funzione si coltivino in pianura o in collina, partendo da metà aprile e proseguendo per tutto maggio. In caso le colture vengano semi-forzate tramite tunnellini platici, i trapianti possono essere anticipati a fine marzo-inizio aprile, mentre in serra può essere effettuato anche a inizio marzo.
Cure agronomiche di cocomero e melone
Ideali appaiono in climi caldo-temperati, poiché entrambe le colture temono il gelo, trovando temperature ottimali fra i 25 e i 30?°C, mentre per quanto riguarda il terreno questo deve presentarsi sciolto, profondo, ben drenato, ricco di sostanza organica e con un valore di pH pari compreso fra 6 e 7.
Per mantenere arieggiato il terreno sono quindi utili le sarchiature, pratiche che concorrono anche al controllo delle infestanti. Circa le malerbe, in alternativa, può giocare un ruolo fondamentale anche la pacciamatura, utile parimenti nel mantenere l'umidità nel terreno dopo le irrigazioni.
Queste ultime contribuiscono sensibilmente alle resi finali, vedendo le somministrazioni concentrarsi soprattutto dalle prime fasi di sviluppo post trapianto fino all'ingrossamento dei frutti, salvo diradarsi in prossimità della maturazione al fine di concentrare maggiormente gli zuccheri nella polpa. Massima attenzione va posta infine nell'evitare ristagni.
Concimazione di melone e cocomero
Le asportazioni di elementi nutritivi sono ovviamente in funzione delle rese finali desiderate. Con una produzione di almeno 40 tonnellate per ettaro il cocomero asporterà fra gli 80 e i 90 chili di azoto, 55-60 di P2O5, 110-120 di K2O, 90 chili di CaO e circa 30 di MgO.
Il melone mostra una resa inferiore, spesso entro le 30 tonnellate per ettaro, ma ha comunque esigenze nutrizionali decisamente superiori a quelle del cocomero, asportando nell'anno circa 140-150 chili di azoto, 60 di P2O5, 210-220 di K2O, 170-180 chili di CaO e circa 50 di MgO.
Circa l'azoto va sempre considerata la dotazione del terreno, integrandone poi le asportazioni tramite concimazioni di fondo e di copertura, queste ultime meglio se eseguite secondo la tecnica del frazionato. Ciò permette di favorire lo sviluppo vegetativo senza influire negativamente su quello dei frutti.
Per le concimazioni di fondo possono essere somministrati letame ben maturo o compost, quando disponibili, oppure fertilizzanti organici unitamente a fosforo e potassio. Soprattutto il primo dei due elementi sarà utile nelle primissime fasi di sviluppo e fino alla fioritura.
Diversi sono inoltre i prodotti NPK presenti sul mercato, ciascuno con il proprio rapporto fra i tre nutrienti. La scelta dovrà quindi essere indirizzata da specifiche analisi del terreno, al fine di somministrare i nutrienti nel modo più possibile equilibrato. Inoltre, sono sempre da preferire i prodotti granulari con presenza di agenti inibitori della nitrificazione, quindi capaci di rilasciare azoto lentamente a vantaggio della coltura e a svantaggio delle dispersioni ambientali.
In seguito sono utili applicazioni con biostimolanti, al fine di sostenere la coltura dopo lo stress di post trapianto, proseguendo poi con fertilizzanti NPK idrosolubili, somministrabili tramite fertirrigazione e capaci di apportare anche microelementi, sia in forma solubile, sia chelata. Dalla fioritura allo sviluppo dei frutti troveranno infine impiego ottimale prodotti a base di amminoacidi, somministrabili anch'essi tramite fertirrigazione.
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