Coltura in pieno campo
L’apporto di sostanza organica è sempre utile sia per la coltivazione in pieno campo che in serra. L’azoto è l’elemento da trattare con maggiore attenzione, in particolare per gli eccessi. Il potassio è ritenuto un elemento valido per i benefici generali sulla qualità dei frutti.
In coltura irrigata, gli elementi fertilizzanti vengono maggiormente frazionati rispetto la coltura non irrigata. Gli apporti in copertura più importanti si fanno dopo l’allegagione, soprattutto per l’azoto.
La distribuzione localizzata dei fertilizzanti è particolarmente efficace nei terreni che immobilizzano il fosforo ed il potassio.
Si possono distribuire i fertilizzanti idrosolubili in fertirrigazione. Essa è ritenuta la tecnica migliore per localizzare e frazionare gli elementi nutritivi.
Nella coltivazione in pieno campo rientra anche la coltivazione sotto piccoli tunnel. Gli apporti si praticano come per la coltura in pieno campo, ma maggiormente frazionati in fertirrigazione, utilizzando unicamente dei fertilizzanti solubili di elevata purezza ed esenti da cloro e sodio.
Durante il periodo in cui la coltura rimane coperta, l’intensa insolazione potrebbe far salire pericolosamente la temperatura, per cui è necessario arieggiare aprendo i tunnel.
Coltura in ambiente protetto
Distinguiamo le colture su terreno, (serra riscaldata e non), da quelle invece coltivate in fuori suolo su substrato.
Si utilizzano normalmente serre-tunnel medio-grandi o grandi. La forma e la dimensione della serra cambiano in funzione della zona e tecnica di coltivazione.
Si apporta una concimazione organica di fondo, allo scopo di mantenere una buona struttura e fertilità del terreno. Si apporta quasi tutto il fabbisogno nutritivo in fertirrigazione in funzione dell'ETP, ad iniziare dalla fecondazione dei fiori.
Per apportare azoto, fosforo e potassio si possono utilizzare i fertilizzanti semplici puri o NPK idrosolubili completi di microelementi. Gli apporti si fanno generalmente in fertirrigazione.
In fuori suolo, su substrato inerte (lana di roccia o perlite) o substrato organico (torba o fibra di cocco), si utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant.
Dal trapianto alla ripresa, la soluzione deve essere poco concentrata, valori di EC pari a 1,0-1,5 mS/cm. In seguito possiamo aumentare la concentrazione, soprattutto in inverno con i giorni corti, arrivando a superare una EC di 2,0-2,2 mS/cm.
L’irrigazione è uno degli strumenti essenziali per ottenere una produzione abbondante e di buona qualità. Si è accertato che il melone ha delle esigenze idriche elevate in concomitanza con la formazione dei fiori e lo sviluppo dei frutti, in prossimità della maturazione le disponibilità idriche dovrebbero essere ridotte. Infatti all’approssimarsi della raccolta, è bene sospendere l’irrigazione per evitare la spaccatura dei frutti ed il deprezzamento qualitativo della polpa.
Il melone si avvantaggia dell’irrigazione localizzata a goccia e della fertirrigazione. In generale, nelle zone dove non piove durante il ciclo colturale, occorre un volume stagionale di 3.000-4.000 mc/ha. In serra si arriva anche a 4.000-5000 mc/ha.
L’utilizzo di acque molto saline, con EC elevate anche di 4-6 mS/cm, non causano effetti molto negativi sulla produzione, come è il caso di produzioni tipo Pachino.