Cocomero

Classificazione coltura: Ortaggi > Cucurbitacee
Cocomero - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Cucurbitaceae
Genere: Citrullus 
Specie: Citrullus lanatus M.
Il cocomero (chiamato anche anguria nelle regioni padane e melone d’acqua in quelle meridionali) è pianta originaria dell’Africa tropicale, oggi largamente diffusa in tutto il mondo, sia nella fascia tropicale che in quella temperata-calda, per i suoi grossissimi frutti pieni di una polpa molto acquosa, dolce e rinfrescante.
In Europa, l’Italia occupa il 5° posto come produzione, dopo Spagna, Ucraina, Grecia e Romania. Nel 2015, in Italia si sono prodotte 520.000 tonnellate di angurie su 11.600 ettari, di cui il 17% in serra. Le prime 5 regioni in termine di produzione sono Lazio, Campania e Puglia, Lombardia e Sicilia. Come ettari investiti, spicca il Lazio con 2.200 ettari e la Sicilia con oltre 2.100 ettari di cui ben il 32% sotto serra, a seguire la Puglia con oltre 1.800 ettari.
In Italia è coltivato in pieno campo, in coltura pacciamata e/o semiforzata in tunnellino o in serra.
Il cocomero preferisce terreni fertili e profondi, ben drenati, ricchi in sostanza organica ben decomposta. I terreni argillosi e compatti non sono consigliati.
Come tutte le cucurbitacee, il cocomero ha delle esigenze nutritive elevate, ma il grande sviluppo radicale di questa pianta gli permette di utilizzare bene la fertilità residua della coltura precedente.
 

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Il cocomero ha esigenze termiche assai elevate: la temperatura minima di germinazione è di 15 °C, il che impone la sua semina o trapianto in primavera inoltrata (aprile-maggio) per essere raccolto in piena estate. Poiché le produzioni precoci hanno un valore economico molto elevato, il cocomero si coltiva spesso in campo sotto tunnellino oppure in serra. Ci sono delle esperienze anche in fuori suolo.
Il cocomero asporta elevate quantità di elementi nutritivi: per produzioni di 40-60 ton/ha si stimano 120-180 unità di N per ettaro; 80-100 unitàdi P2O5 e 150-250 unità di K2O.
Come per le altre cucurbitacee, il consumo d’azoto e potassio aumenta con l’attività fotosintetica della pianta. Scarso durante i primi 20-25 giorni dopo la semina o il trapianto, i consumi di Azoto e Potassio aumentano con lo sviluppo dell’apparato fogliare, la luce e la temperatura.
I fabbisogni in Fosforo sono più regolari lungo tutto il ciclo della coltura.
Aumentando la presenza di Potassio nel terreno aumenta lo spessore della buccia dei frutti e ciò li rende più resistenti alle lesioni ed al trasporto, e ne migliora le qualità organolettiche. Un eccesso d’azoto nella fase iniziale della crescita influenza negativamente l’allegagione. La coltura si avvantaggia di un buon apporto di calcio e magnesio.
I valori degli asporti sono molto variabili in relazione alle differenti cultivar, alle rese produttive ed alle differenti tecniche di coltivazione, pieno campo o serra.
Una carenza in Azoto fa diminuire la crescita del 20-40% anche se gli altri elementi si trovano in quantità sufficiente.
Una deficienza di Fosforo, anche se l’apporto azotato è elevato, determina una diminuzione della crescita del 20-30%, in particolare si ha una diminuzione della grandezza e del numero di foglie.
Il Potassio è considerato come l’elemento principe legato alla formazione e traslocazione degli zuccheri, ed a questo titolo accresce la qualità dei frutti.
Come dimostrato da diverse esperienze, il Potassio, durante le annate umide diminuisce il rischio di spaccatura dei frutti ed accresce il loro peso.

La produzione di cocomeri è molto variabile, va da 40-60 ton/ha in peno campo per raggiungere e superare 90 ton/ha per le varietà più produttive.

 
Anche per il cocomero in coltura protetta bisogna evitare di avere una partenza della coltura con un eccesso di vegetazione. Per cui occorre evitare gli eccessi d’azoto specialmente quando il cocomero è innestato.
Bisogna evitare gli eccessi di azoto soprattutto tra il trapianto e l’allegagione dei primi frutti, frazionare l’apporto dell’azoto durante il ciclo colturale e mantenere uno stretto equilibrio con la dotazione di fosforo e potassio.
Carenze di questo elemento determinano un ingiallimento diffuso dei lembi e delle nervature fogliari. I frutti sono di taglia ridotta, di forma allungata e prendono un colore molto chiaro, con la polpa molto chiara ed insipida.
La concimazione prevede la somministrazione di 120-180 Kg/ha d’azoto distribuito parte alla semina e parte in copertura all’allungamento dei fusti e dopo l’allegagione, magari in fertirrigazione.
 
Il fosforo è un elemento che interviene nella crescita delle radici, nella fioritura e nella fecondazione.
I principali sintomi di carenze in fosforo si manifestano con un nanismo generalizzato della pianta.
La concimazione fosforica del melone richiede un apporto di 80-100 Kg/ha di P2O5.
Bisogna pertanto garantire la disponibilità di fosforo, con l’impiego di concimi che lo contengano in forma solubile e distribuirlo con la fertirrigazione.
 
Il potassio ha un’azione sulla qualità dei frutti del Cocomero così come sulla resistenza alle malattie e alla spaccatura dei frutti.
La dose “standard” di potassio come K2O è di 150-200 Kg/ha in terreno scarsamente dotato e 100-150 kg/ha in terreno ben dotato, con possibilità di riduzione o aumento in funzione delle diverse condizioni colturali.
Il cocomero preferisce fertilizzanti esenti da cloro come il nitrato di potassio (KNO3) e solfato di potassio (K2SO4).
 

Calcio

Il calcio è un componente importante per la struttura delle pareti cellulari e stabilizza le membrane cellulari. Esso influisce anche direttamente sul bilancio salino nelle cellule vegetali e attiva il potassio per regolare l'apertura e la chiusura degli stomi e per consentire il movimento dell'acqua nella pianta.
I sintomi di carenza in calcio nel cocomero si manifestano con un disseccamento dei germogli terminali della pianta che si ferma di crescere. Applicazioni fogliari di prodotti a base di calcio danno buoni risultati.
 

Magnesio 

Le carenze di magnesio si manifestano con una clorosi delle foglie dopo il trapianto ed in corso di vegetazione.
Applicazioni fogliari di prodotti a base di magnesio, come il solfato di magnesio, sono un rimedio efficiente. 
 
Per la coltura in pieno campo, il cocomero apprezza una buon apporto di sostanza organica ben decomposta ed un apporto come concimazione di fondo di elementi nutritivi minerali come fosforo e potassio. La restante parte di elementi nutritivi vengono forniti in copertura con l’utilizzo di fertilizzanti chimici, con risultati soddisfacenti.
Attenzione: una concimazione troppo elevata può pregiudicare la precocità e la qualità dei frutti.
Il pH può variare da 6 a 7, quello ottimale è attorno a 6,5-6,7.
Tollera moderatamente la salinità delle soluzioni circolanti (1-1,6 per mille).

Impianto

L’impianto - una volta con semina diretta in campo - ora si esegue quasi tutto con trapianto di piantine allevate in vivaio.
L’innesto erbaceo su cocomero, viene praticato allo scopo di risolvere problemi fitopatologici radicali, come ad es. Fusarium, Verticillium, o colturali in condizioni di stress ambientale dovuto a fattori abiotici (freddo, caldo, elevata salinità).
Dopo l’eliminazione dei principali geodisinfestanti (bromuro di metile in primis), l’impiego di portinnesti è una delle soluzioni maggiormente apprezzate e promettenti.
Grazie all’innesto, l’apparato radicale è più vigoroso ed è sinonimo di un apparato radicale più esteso, ramificato ed efficiente nell’assimilazione degli elementi nutritivi e nell’assorbimento dell’acqua. Un notevole beneficio si nota, quindi, anche in funzione delle resistenze sopra menzionate.
Dato il portamento strisciante e la lunghezza degli steli il sesto d’impianto è alquanto largo: molto comune per le varietà tradizionali a grande sviluppo è quello di 2-3 m tra le file e 1-2 m sulla fila. Con varietà a frutto piuttosto piccolo (Mini Anguria) la fittezza può essere alquanto superiore, realizzata, ad esempio, distanziando di 1 metro per 1 metro.

Fertilizzazione

Gli apporti azotati, prevalentemente localizzati con la fertirrigazione, saranno fatti a partire dal diradamento o appena dopo l’attecchimento se da trapianto. Si può utilizzare azoto sotto forma di nitrato di potassio o nitrato di calcio.
In particolare per la coltura semiforzata e forzata in serra, il cocomero è una coltura che valorizza molto bene la fertirrigazione e anche la concimazione fogliare. Per entrambi le tecniche è consigliabile apportare anche dei microelementi come ferro, boro, manganese e zinco.

Irrigazione

Le esigenze irrigue sono elevate sin dall’inizio dell’allegagione, fino al termine dell’ingrossamento dei frutti; in prossimità della maturazione le disponibilità idriche dovrebbero ridursi.
In generale, nelle zone dove non piove durante il ciclo colturale, occorre un volume stagionale irriguo di 3.000-4.500 mc/ha.
Nelle colture a terreno scoperto l’irrigazione può essere fatta anche con sistemi ad aspersione, mentre nelle colture pacciamate si esegue frequentemente con sistemi di microirrigazione come la distribuzione goccia a goccia.
 

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