Vite e piogge primaverili: come prevenire i danni da asfissia radicale e clorosi ferrica
Preparare i vigneti agli eccessi d'acqua e ai suoli asfittici con le strategie di Icl. Una nutrizione mirata e una corretta gestione agronomica per migliorare la risposta della coltura agli stress abiotici

Si può intervenire sia sull'apparato radicale tramite fertirrigazione sia sulla chioma con applicazioni per via fogliare (Foto di archivio)
Fonte immagine: © sjri - Adobe Stock
L'inverno e la primavera particolarmente piovosi che hanno caratterizzato diversi areali viticoli italiani, hanno provocato cambiamenti a livello chimico-fisico dei terreni, influendo negativamente sul rapporto suolo-acqua-pianta.
Gli effetti delle elevate pluviometrie variano in funzione dell'areale e soprattutto del tipo di terreno. Appezzamenti con scarsa pendenza, terreni argillosi e/o limosi e sistema drenante poco efficiente (drenaggio sotterraneo, scoline e canali per il deflusso delle acque) sono stati quelli maggiormente colpiti dall'eccesso di piogge.
Figura 1. Vigneto con ristagno idrico
(Fonte: Icl)
I principali effetti riscontrabili sono:
- leaching dei nutrienti: il superamento della capacità idrica di campo porta a perdite per percolazione, specialmente di anioni come nitrati e solfati, ma anche di cationi (calcio, magnesio, potassio), soprattutto nei casi in cui la csc (capacità di scambio cationico) sia bassa;
- compattamento e perdita di struttura: tale fenomeno viene accentuato con l'entrata in campo di macchine operatrici che operano con terreni non in tempera;
- riduzione dell'ossigeno: l'acqua, occupando il posto dell'aria nella porosità del suolo, riduce drasticamente la disponibilità di ossigeno, fondamentale per una corretta sopravvivenza e attività radicale.
Asfissia radicale: gli effetti diretti ed indiretti su suolo e pianta
La tolleranza all'asfissia radicale varia in funzione della specie e del portinnesto, tuttavia vi sono alcuni processi comuni, tra cui:
- riduzione della respirazione nelle piante: in condizioni normali (normossia), l'energia della pianta (Atp) viene prodotta tramite fosforilazione ossidativa, mentre in assenza di ossigeno (anossia) viene prodotta in quantità molto minore esclusivamente tramite glicolisi;
- chiusura stomi, riduzione della fotosintesi, abscissione dei frutti, emissione di radici avventizie e morte del capillizio, squilibri ormonali: ogni pianta per sopravvivere mette in atto una serie di processi, tuttavia, per alcune specie sono sufficienti 24-48 ore di anossia per provocarne danni irreparabili;
- squilibri nella disponibilità dei nutrienti: è facile incorrere in processi di denitrificazione, riduzione di microelementi, come ferro e manganese, lisciviazione;
- aumento delle clorosi: elevata quantità di acqua, unita a poco ossigeno e buona disponibilità di CO2, può formare acido carbonico, incrementando la solubilità dei carbonati di calcio, con liberazione di calcio e bicarbonati.
Figura 2. Clorosi ferrica causata da elevata presenza di bicarbonati e suolo asfittico
(Fonte: Icl)
- Decomposizione anaerobica della sostanza organica: in assenza di ossigeno vengono rilasciati composti tossici per la radice quali etilene, acido acetico, acidi fenolici o acido solfidrico;
- selezione dei microrganismi patogeni: l'anossia può provocare la morte di funghi e batteri aerobici e favorire l'instaurarsi di funghi patogeni, quali Fusarium, Phytophtora, Pythium, Rhizoctonia e Armillaria.
Come intervenire per mitigare i danni
Le fasi che vanno dalla ripresa vegetativa alla fioritura rappresentano i momenti più importanti nel ciclo colturale della vite. È infatti fondamentale arrivare in fioritura evitando carenze di microelementi e squilibri vegetativi che possono compromettere gravemente la produzione.
Al fine di mitigare i danni provocati da eccesso idrico è necessario intervenire su diversi fronti, considerando sia il suolo che la pianta.
Per quel che concerne il suolo e la radice si suggerisce di:
- intervenire con arieggiatore appena il terreno si presenta in tempera;
Figura 3. Impiego di arieggiatore su vigneto
(Fonte: Icl)
- inoculare microrganismi benefici in fertirrigazione, come ad esempio Trichoderma spp.;
- acidificare la soluzione nutritiva erogata in fertirrigazione al fine di abbattere parte dei bicarbonati nella cipolla di bagnatura. In tal caso Icl suggerisce l'impiego di Nova PeKacid® (0,8-1,5 grammi/litro a seconda della durezza dell'acqua). Grazie all'elevato potere acidificante ed al contenuto in fosforo favorisce l'attività radicale e previene la comparsa di clorosi, oltre a sciogliere il calcare accumulato nei gocciolatori prevenendone l'ostruzione. Si consiglia poi di proseguire le fertirrigazioni con i prodotti della linea NovAcid®, idrosolubili NPK ad elevato potere acidificante, con microelementi chelati;
- apportare microelementi e stimolanti radicali: in questo caso si suggerisce l'impiego in fertirrigazione di NutriLiquid® Barkoret, fertilizzante liquido a base di microelementi chelati ad elevata stabilità, grazie alla presenza dei chelanti EDTA ed EDDHSA;
- prediligere l'impiego di concimi granulari a cessione controllata della linea Agromaster® al fine di evitare picchi di salinità e perdite di azoto per dilavamento, volatilizzazione e denitrificazione.
Per quanto riguarda la chioma, è consigliato apportare nutrienti specifici per via fogliare: quando l'attività radicale è ridotta, l'integrazione fogliare risulta estremamente utile e consente di risolvere carenze in modo veloce.
Chiaramente l'attività è temporanea ed è necessario ripristinare al più presto la funzione radicale.
Per questo impiego, Icl suggerisce:
- Agroleaf® Power, concimi fogliari NPK ad elevata tecnologia in grado di penetrare nella pianta in poche ore e stimolare i processi fisiologici grazie alle componenti ad azione fisio-nutrizionale quali microelementi chelati, silicio, chitosano e fisioattivatori in grado di velocizzare la ripresa della pianta a seguito di stress.
- Per intervenire in modo specifico sulle microcarenze si suggerisce l'impiego di Micromax®, specifico mix di microelementi con più agenti chelanti, efficace già a basso dosaggio (0,5-1 chili/ettaro).
Le indicazioni sono di carattere generale da modulare in base alla fertilità del terreno, allo sviluppo vegeto-produttivo e alla potenziale resa.
Per interventi specifici, comparsa di carenze e/o soluzioni applicative diverse consultare l'esperto Icl di zona o di riferimento.