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Vite e piogge primaverili: come prevenire i danni da asfissia radicale e clorosi ferrica

Preparare i vigneti agli eccessi d'acqua e ai suoli asfittici con le strategie di Icl. Una nutrizione mirata e una corretta gestione agronomica per migliorare la risposta della coltura agli stress abiotici

Vite e piogge primaverili: come prevenire i danni da asfissia radicale e clorosi ferrica - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Si può intervenire sia sull'apparato radicale tramite fertirrigazione sia sulla chioma con applicazioni per via fogliare (Foto di archivio)

Fonte immagine: © sjri - Adobe Stock

L'inverno e la primavera particolarmente piovosi che hanno caratterizzato diversi areali viticoli italiani, hanno provocato cambiamenti a livello chimico-fisico dei terreni, influendo negativamente sul rapporto suolo-acqua-pianta.

Gli effetti delle elevate pluviometrie variano in funzione dell'areale e soprattutto del tipo di terreno. Appezzamenti con scarsa pendenza, terreni argillosi e/o limosi e sistema drenante poco efficiente (drenaggio sotterraneo, scoline e canali per il deflusso delle acque) sono stati quelli maggiormente colpiti dall'eccesso di piogge.

 

vite-clorosi-ristagno idrico-fonte-icl-redazionale-aprile-2025-1200x700.jpg Figura 1. Vigneto con ristagno idrico

(Fonte: Icl)

 

I principali effetti riscontrabili sono:

  • leaching dei nutrienti: il superamento della capacità idrica di campo porta a perdite per percolazione, specialmente di anioni come nitrati e solfati, ma anche di cationi (calcio, magnesio, potassio), soprattutto nei casi in cui la csc (capacità di scambio cationico) sia bassa;
  • compattamento e perdita di struttura: tale fenomeno viene accentuato con l'entrata in campo di macchine operatrici che operano con terreni non in tempera;
  • riduzione dell'ossigeno: l'acqua, occupando il posto dell'aria nella porosità del suolo, riduce drasticamente la disponibilità di ossigeno, fondamentale per una corretta sopravvivenza e attività radicale.

Asfissia radicale: gli effetti diretti ed indiretti su suolo e pianta

La tolleranza all'asfissia radicale varia in funzione della specie e del portinnesto, tuttavia vi sono alcuni processi comuni, tra cui:

  • riduzione della respirazione nelle piante: in condizioni normali (normossia), l'energia della pianta (Atp) viene prodotta tramite fosforilazione ossidativa, mentre in assenza di ossigeno (anossia) viene prodotta in quantità molto minore esclusivamente tramite glicolisi;
  • chiusura stomi, riduzione della fotosintesi, abscissione dei frutti, emissione di radici avventizie e morte del capillizio, squilibri ormonali: ogni pianta per sopravvivere mette in atto una serie di processi, tuttavia, per alcune specie sono sufficienti 24-48 ore di anossia per provocarne danni irreparabili;
  • squilibri nella disponibilità dei nutrienti: è facile incorrere in processi di denitrificazione, riduzione di microelementi, come ferro e manganese, lisciviazione;
  • aumento delle clorosi: elevata quantità di acqua, unita a poco ossigeno e buona disponibilità di CO2, può formare acido carbonico, incrementando la solubilità dei carbonati di calcio, con liberazione di calcio e bicarbonati.

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Figura 2. Clorosi ferrica causata da elevata presenza di bicarbonati e suolo asfittico

(Fonte: Icl)

  • Decomposizione anaerobica della sostanza organica: in assenza di ossigeno vengono rilasciati composti tossici per la radice quali etilene, acido acetico, acidi fenolici o acido solfidrico;
  • selezione dei microrganismi patogeni: l'anossia può provocare la morte di funghi e batteri aerobici e favorire l'instaurarsi di funghi patogeni, quali Fusarium, Phytophtora, Pythium, Rhizoctonia e Armillaria.

Come intervenire per mitigare i danni

Le fasi che vanno dalla ripresa vegetativa alla fioritura rappresentano i momenti più importanti nel ciclo colturale della vite. È infatti fondamentale arrivare in fioritura evitando carenze di microelementi e squilibri vegetativi che possono compromettere gravemente la produzione. 

Al fine di mitigare i danni provocati da eccesso idrico è necessario intervenire su diversi fronti, considerando sia il suolo che la pianta.

 

Per quel che concerne il suolo e la radice si suggerisce di:

  • intervenire con arieggiatore appena il terreno si presenta in tempera;

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Figura 3. Impiego di arieggiatore su vigneto

(Fonte: Icl)

  • inoculare microrganismi benefici in fertirrigazione, come ad esempio Trichoderma spp.;
  • acidificare la soluzione nutritiva erogata in fertirrigazione al fine di abbattere parte dei bicarbonati nella cipolla di bagnatura. In tal caso Icl suggerisce l'impiego di Nova PeKacid® (0,8-1,5 grammi/litro a seconda della durezza dell'acqua). Grazie all'elevato potere acidificante ed al contenuto in fosforo favorisce l'attività radicale e previene la comparsa di clorosi, oltre a sciogliere il calcare accumulato nei gocciolatori prevenendone l'ostruzione. Si consiglia poi di proseguire le fertirrigazioni con i prodotti della linea NovAcid®, idrosolubili NPK ad elevato potere acidificante, con microelementi chelati;
  • apportare microelementi e stimolanti radicali: in questo caso si suggerisce l'impiego in fertirrigazione di NutriLiquid® Barkoret, fertilizzante liquido a base di microelementi chelati ad elevata stabilità, grazie alla presenza dei chelanti EDTA ed EDDHSA;
  • prediligere l'impiego di concimi granulari a cessione controllata della linea Agromaster® al fine di evitare picchi di salinità e perdite di azoto per dilavamento, volatilizzazione e denitrificazione.

Per quanto riguarda la chioma, è consigliato apportare nutrienti specifici per via fogliare: quando l'attività radicale è ridotta, l'integrazione fogliare risulta estremamente utile e consente di risolvere carenze in modo veloce.

Chiaramente l'attività è temporanea ed è necessario ripristinare al più presto la funzione radicale.

 

Per questo impiego, Icl suggerisce:

  • Agroleaf® Power, concimi fogliari NPK ad elevata tecnologia in grado di penetrare nella pianta in poche ore e stimolare i processi fisiologici grazie alle componenti ad azione fisio-nutrizionale quali microelementi chelati, silicio, chitosano e fisioattivatori in grado di velocizzare la ripresa della pianta a seguito di stress.
  • Per intervenire in modo specifico sulle microcarenze si suggerisce l'impiego di Micromax®, specifico mix di microelementi con più agenti chelanti, efficace già a basso dosaggio (0,5-1 chili/ettaro).

Le indicazioni sono di carattere generale da modulare in base alla fertilità del terreno, allo sviluppo vegeto-produttivo e alla potenziale resa.

Per interventi specifici, comparsa di carenze e/o soluzioni applicative diverse consultare l'esperto Icl di zona o di riferimento.

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