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Concimazione del grano bio per ottimizzare resa e qualità

Il frumento, sia tenero che duro, è una coltura che richiede apporti consistenti di azoto, che tuttavia in regime di biologico non possono essere forniti dai fertilizzanti azotati di sintesi. La pratica agronomica e l'impiego di concimi organici, se correttamente usati, possono consentire comunque la sostenibilità delle produzioni

Concimazione del grano bio per ottimizzare resa e qualità - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Una corretta concimazione del grano è essenziale per avere buone produzioni di granella (Foto di archivio)

Fonte immagine: AgroNotizie®

Il mercato del grano biologico sta vivendo una fase di assestamento, con prezzi sempre più vicini a quelli del convenzionale. Se tra il 2015 e il 2018 il differenziale di prezzo tra frumento tenero bio e convenzionale superava il 100%, oggi si attesta intorno al 17%. Questa riduzione si deve a una maggiore offerta sul mercato, che ha portato a un livellamento dei prezzi, nonché ad un raffreddamento della domanda di prodotti biologici in Europa.

 

Oltre a questi fattori economici, il settore deve fare i conti con rese inferiori rispetto al convenzionale e con una qualità che non sempre soddisfa le esigenze dell'industria molitoria e della trasformazione alimentare.

 

"Il grano biologico deve rispondere a due esigenze: da un lato garantire rese economicamente sostenibili per l'agricoltore, dall'altro soddisfare gli standard in termini di qualità e salubrità richiesti dal mercato", afferma Andrea Fiorini, docente presso l'Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza.

 

Il rischio è che il grano biologico, in assenza di una ripresa consistente del prezzo di mercato, diventi economicamente accettabile solo per mezzo dei sussidi legati alla Pac. Per evitare questo scenario, oltre ad auspicare una ripresa della domanda, è necessario che le aziende agricole cerchino di soddisfare le necessità dell'industria molitoria.

 

Le necessità nutritive del grano: una coltura esigente

Il frumento, sia tenero che duro, è una coltura che di norma riesce a trovare nel suolo la quantità di fosforo e potassio necessaria al proprio sviluppo, al contempo però è caratterizzata da elevati fabbisogni di azoto. Questo elemento è essenziale per la crescita della pianta e incide direttamente sulla resa e sulla qualità della granella, in particolare sul contenuto proteico.

 

"Il frumento, in condizioni pedoclimatiche ottimali, può assorbire oltre 150 chilogrammi N/ettaro. Questa elevata richiesta di azoto rende complessa la copertura dei fabbisogni in agricoltura biologica, dove l'impiego di fertilizzanti di sintesi non è consentito", sottolinea Fiorini.

 

Ma dove si trova l'azoto nel terreno e come diventa disponibile per le piante?

Sintetizzando, possiamo dire che nel suolo è presente in tre forme principali:

  • Organica, contenuta nella sostanza organica del terreno e non prontamente utilizzabile dalle piante.
  • Ammoniacale, fissata sulle particelle argillose e gradualmente disponibile attraverso i processi di mineralizzazione e nitrificazione.
  • Nitrica, disciolta nella soluzione circolante e direttamente assimilabile dalle radici delle piante.

 

L'azoto organico si mineralizza gradualmente grazie all'azione dei microrganismi del suolo, trasformandosi prima in azoto ammoniaca e poi in nitrico, che rappresentano la forma maggiormente assorbibile dal frumento. Tuttavia, l'azoto disponibile non viene interamente assorbito dalla pianta e può subìre perdite per lisciviazione, volatilizzazione o denitrificazione. Inoltre, è bene ricordarlo, la capacità dei batteri del suolo di nitrificare l'azoto dipende molto dalla temperatura del terreno e in inverno è molto rallentata.

 

Tecniche per fornire azoto al grano biologico

Data l'impossibilità di utilizzare fertilizzanti di sintesi, l'agricoltura biologica deve ricorrere a strategie alternative per garantire un adeguato apporto di nutrienti. Vediamo nel dettaglio le principali soluzioni adottabili.

 

Fertilizzanti organici

I fertilizzanti organici, come letame, liquami e digestati, rappresentano una fonte importante di nutrienti, ma la loro efficacia dipende dal tasso di mineralizzazione. "Il problema è che la mineralizzazione della sostanza organica è un processo graduale, il cui ritmo dipende da diversi fattori ambientali. Di conseguenza, il rilascio di azoto derivante da un singolo intervento di fertilizzazione organica può non coincidere pienamente con le esigenze nutrizionali del frumento nei diversi stadi fenologici", spiega Andrea Fiorini.

 

Inoltre, l'impiego di liquami e digestati deve essere attentamente pianificato per evitare eccessi di azoto prontamente disponibile che potrebbero aumentare il rischio di allettamento e favorire l'insorgenza di malattie fungine. Se il letame ha tempi di mineralizzazione piuttosto lunghi e deve dunque essere utilizzato all'inizio dell'autunno, altre matrici, come la pollina, hanno un effetto molto più immediato e possono dunque essere utilizzate in momenti successivi.

 

Gestione dei residui colturali

L'interramento dei residui colturali, come la paglia, può contribuire alla fertilità del suolo, migliorando la disponibilità di sostanza organica e di nutrienti nel tempo. Tuttavia, questi materiali presentano un alto rapporto carbonio/azoto, vicino a 90-100, questo significa che avranno bisogno di un lungo lavoro da parte dei batteri per "liberare" l'azoto. Un lavoro che sottrarrà azoto stesso dal terreno, causando una iniziale competizione con la coltura per l'azoto circolante.

 

Per questo motivo, in alcuni casi, può essere utile distribuire una piccola quantità di azoto minerale o organico per favorire la decomposizione della paglia e ridurre questo problema.

 

Sovesci con piante azotofissatrici

L'uso di leguminose come favino, trifoglio e veccia nei sovesci è una delle tecniche più efficaci per aumentare la disponibilità di azoto nel suolo. Queste piante sono in grado di fissare l'azoto atmosferico e rilasciarlo gradualmente nel terreno.

 

"L'impiego dei sovesci rappresenta una strategia fondamentale in agricoltura biologica per l'apporto di azoto, ma la sua efficacia è influenzata dalla variabilità climatica. In presenza di stagioni fredde o, viceversa, eccessivamente calde e siccitose, l'attività delle leguminose azotofissatrici può risultare limitata, riducendo la disponibilità di azoto per le colture successive", evidenzia Fiorini.

 

Un esempio di cover crop

Un esempio di cover crop

(Fonte foto: © Lyndsey - Adobe Stock)

 

Inoltre, il momento di interramento del sovescio è cruciale: se troppo anticipato, può causare una perdita di azoto, in quanto la coltura non è ancora pronta ad intercettarlo. Se troppo tardivo, non permette un'adeguata mineralizzazione e dunque il grano non riesce ad assorbirlo.

 

Inoltre, bisogna considerare che le colture da sovescio, spesso a crescita autunno vernina, nel caso del frumento devono essere estive, con problemi evidenti di crescita nel caso in cui si operi in ambienti siccitosi.

 

Consociazione temporanea

Un'alternativa all'utilizzo di cover crop da sovescio è la coltivazione in consociazione con leguminose, che vengono interrate prima della ripresa vegetativa del frumento. Questa tecnica permette di avere una sorta di concimazione di copertura naturale, migliorando la disponibilità di azoto nelle fasi cruciali della crescita del frumento.

 

Consociazione tra grano tenero e trifoglio violetto

Consociazione tra grano tenero e trifoglio violetto

(Fonte foto: Simone Tiberi di Arca Bio)

 

In pratica, l'agricoltore deve seminare, a fine alternate, frumento e favino. Quest'ultima pianta, a fine inverno, viene interrata per fornire azoto al grano. La consociazione non causa una competizione per l'azoto in quanto il favino se lo autoprocura dall'atmosfera. Inoltre, la consociazione può migliorare la struttura del suolo e ridurre la competizione con le infestanti, ma va attentamente bilanciata per evitare eccessi di copertura vegetale che potrebbero ridurre la resa della coltura principale.

 

D'altro canto, questa tecnica è sicuramente più laboriosa rispetto ad una semina convenzionale e porta ad una diminuzione del raccolto a causa della minore superficie investita a grano.

 

Rotazioni colturali con piante miglioratrici

L'alternanza del frumento con colture come leguminose o piante da rinnovo migliora la fertilità del suolo e riduce il rischio di impoverimento delle riserve di azoto. Se il clima e l'indirizzo aziendale lo consentono, adottare ampie rotazioni è sicuramente una strategia vincente.

 

"La rotazione colturale è un principio fondamentale in agricoltura e a maggior ragione in un contesto di agricoltura biologica, in quanto contribuisce a ridurre la pressione delle infestanti, migliorare la struttura del suolo e favorire un apporto più equilibrato e sostenibile di nutrienti nel tempo", sottolinea Andrea Fiorini. Colture come erba medica e trifoglio, ma anche pomodoro da industria e soia, possono migliorare significativamente il contenuto di azoto nel terreno per le colture successive.

 

Biosoluzioni: batteri azotofissatori e micorrize

L'uso di prodotti a base di batteri azotofissatori o funghi micorrizici può migliorare la disponibilità di azoto e l'assorbimento dei nutrienti. "Le biosoluzioni non rappresentano una soluzione esclusiva e singolarmente risolutiva, ma possono integrare efficacemente la strategia di fertilizzazione biologica, contribuendo a migliorare l'efficienza dell'azoto presente nel suolo", spiega Fiorini.

 

I batteri azotofissatori possono essere applicati al seme o direttamente al suolo, e sono in grado di fissare l'azoto atmosferico per renderlo disponibile per le piante. Mentre le micorrize aiutano le radici a esplorare un maggior volume di terreno, migliorando la capacità di assorbimento dei nutrienti.

 

Grano bio, una sfida che parte dalla nutrizione

L'agricoltura biologica si basa sulla costruzione e sul mantenimento della fertilità biologica del suolo a lungo termine. "L'aumento della sostanza organica, ottenuto attraverso la gestione mirata dei residui colturali, l'uso di concimazioni organiche e l'adozione di pratiche agroecologiche, migliora nel tempo la disponibilità di nutrienti nel suolo", sottolinea Andrea Fiorini.

 

"Maggiore è il contenuto di sostanza organica, maggiore sarà la disponibilità di nutrienti per le piante nel corso della stagione. Inoltre, un suolo più ricco di sostanza organica trattiene meglio l'acqua, aumentando la resilienza dei sistemi colturali alle condizioni climatiche avverse. In cerealicoltura, questo approccio può contribuire a ottenere produzioni di granella soddisfacenti, sia in termini quantitativi che qualitativi".

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