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Fragola in fertirrigazione: molti pro, pochi contro

Una coltura preziosa che può avvantaggiarsi di apporti periodici di nutrienti tramite gli impianti di irrigazione a goccia. L'importante è tenere sott'occhio la salinità

Fragola in fertirrigazione: molti pro, pochi contro - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Qualità e quantità: binomio per la redditività per chi coltiva fragole (Foto di archivio)

Fonte immagine: © beerfan - Fotolia

Fragola e fertirrigazione. Un binomio che s'ha da fare, visti i molteplici benefici che comporta. E non solo su fragola, sia ben inteso, visto che la tecnica della fertirrigazione si qualifica come strumento d'eccellenza per ottenere raccolti di maggior qualità, oltre che in maggiori quantità.

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La fragola in particolare si presta ottimamente a tale approccio, dato il suo apparato radicale decisamente superficiale. Di norma, circa il 90% delle radici è sito nei primi 15-20 centimetri di suolo, ergo anche la sua capacità di assorbire acqua e nutrienti. Quindi, un apporto periodico di fertilizzanti, meglio se veicolati appunto dall'irrigazione, può dare alla coltura un vantaggio importante, permettendo modulare gli apporti di nutrienti in funzione delle diverse fasi colturali.

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Trattasi infatti di coltura abbastanza esigente, con buone risposte quindi in caso la nutrizione si mostri adeguatamente bilanciata ai reali fabbisogni. Un pericolo intrinseco di tale pratica è legato a eventuali eccessi di concimazione, dato che questi concorrono talvolta ad aumentare la salinità dell'acqua e del terreno. Un fenomeno che tende a divenire ancor più probabile quando si tratti di colture in ambiente protetto.

Fatto salvo quindi che non bisogna né "deficere" né "abbondare", un corretto piano di concimazione concorre al numero dei fiori e all'allegagione post-fecondazione. Ma più fiori vuol dire anche più frutti. Nel caso della fragola, falsi frutti, visto che i frutti "veri" sono i piccoli acheni incastonati in superficie. Quindi serve soddisfare anche un maggior fabbisogno idrico e nutrizionale durante la fase di accrescimento prima e di maturazione poi.

In tal senso, la pezzatura dei frutti dipende soprattutto dalla disponibilità di nutrienti somministrati fra primavera ed estate, pur ricordando che la fertilità generale del suolo va preservata durante i 12 mesi dell'anno con le più opportune concimazioni al terreno.
Quando serva però mettere il turbo alla coltura, permettendole di esprimere il meglio del proprio potenziale genetico, è la fertirrigazione a giocare un ruolo da protagonista. In tal caso, si dovranno tenere comunque da conto anche i parametri del terreno affinché questi risultino ottimale per lo sviluppo vegeto produttivo. Per esempio, la presenza di calcare attivo sopra il 4-5% può facilitare l'insorgenza di clorosi ferrica.

Circa poi la salinità, questa è bene rimanga al di sotto di 1,1-1,2 mS/cm. Quindi, grande attenzione dovrà essere posta alla qualità dell'acqua irrigua, correggendola in caso non si presti al meglio a tale scopo. La soluzione finale da somministrare deve infatti posizionarsi su valori di pH subacidi (5,5-6,5), con una conducibilità tra 1 e 1,5 mS/cm nelle fasi iniziali del ciclo produttivo, potendo salire poi intorno a valori fra 1,8 e 2 mS/cm durante la maturazione dei frutti.

Considerando biomasse di frutti alla raccolta fra le 30 e le 40 tonnellate per ettaro, da intendersi come peso fresco, serviranno circa 70-100 chilogrammi di azoto, 14-20 chili di fosforo e 100-130 chilogrammi di potassio, utile quest'ultimo soprattutto andando verso la fase finale di maturazione. Da non trascurare però neanche i microelementi, come il boro, utile soprattutto in fase si fioritura e allegagione, ferro (chelato) e zinco, da prendere in considerazione soprattutto in terreni calcarei o sabbiosi.

Sicuramente, competere con il Cile o gli Stati Uniti sarà impossibile per gli agricoltori italiani, per lo meno in quantità, visto che il Paese sudamericano produce circa venticinque volte il Belpaese e gli Usa circa undici volte tanto. Però almeno dal punto di vista qualitativo si può fare molto per competere sui mercati, offrendo produzioni di qualità, sia per colore, sia per consistenza, sia per sapore. Un trinomio che solo tramite le più adeguate cure nutrizionali e fitosanitarie può essere garantito. Anche via irrigazione.

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