Cetriolo

Classificazione coltura: Ortaggi > Cucurbitacee
Cetriolo - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Cucurbitaceae
Genere: Cucumis
Specie: Cucumis sativus L.
Il cetriolo è una pianta annuale a fusto rampicante. Il frutto è cilindrico, più o meno allungato, di colore verde o bianco - giallo a maturità - liscio o munito di piccole protuberanze terminanti con una papilla rugosa di colore scuro, che cade facilmente, polpa bianca che racchiude i semi. La polpa è costituita da un tessuto vitreo dal sapore caratteristico. I frutti si consumano quando sono ancora immaturi, allo stato fresco o conservati sott’aceto.
Il cetriolo sembra sia originario dell’India, dove risultava essere coltivato già 5.000 anni fa. Successivamente si sposta in Cina e nel vicino Medio Oriente. Anche nella Bibbia viene ricordato il consumo e la coltivazione di cetriolo da parte degli ebrei. I greci e i romani conoscevano e coltivavano questo ortaggio per le virtù curative. L'Imperatore Tiberio si dice ne fosse molto ghiotto. Columella ne descrive la coltivazione con un tipo di “serra mobile", che veniva spostata al sole secondo le esigenze.
In Italia il cetriolo si coltiva su una superficie di circa 2.000 ettari, di cui circa 600 in serra ed i restanti 1.400 in campo aperto.

 

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I valori degli asporti sono molto variabili in relazione alle differenti cultivar, alle rese produttive ed alle differenti tecniche ed areali di coltivazione. Ci sono notevoli differenze di fabbisogni tra la coltivazione in serra ed in fuori suolo e la coltivazione in pieno campo. Si può arrivare anche ad oltre 400 unità/ha di N asportate da una coltura di cetriolo in serra. I valori di asportazione di N in pieno campo, secondo diversi autori, vanno da 120 a 150 kg/ha.
Una deficienza in azoto fa diminuire la crescita del 20-40% anche se gli altri elementi si trovano in quantità sufficiente.
Una deficienza di fosforo, anche se l’apporto azotato è elevato, determina una diminuzione della crescita del 30-40%, in particolare si ha una diminuzione del numero di foglie e una riduzione della loro superficie.
Una forte deficienza di magnesio determina dopo due mesi un arresto della crescita della pianta con la comparsa di necrosi sulle foglie.
Qualunque sia la tipologia di coltivazione, su suolo o in fuori suolo, e qualunque sia lo stadio colturale, la nutrizione deve essere condotta in modo da permettere la regolare crescita e la rigenerazione delle radici funzionali.
E' sempre importante però eseguire preventivamente un'analisi chimico-fisica del terreno (per le colture su suolo) per determinare il corretto valore di nutrienti d'apportare, ed un analisi chimico-agraria dell’acqua di irrigazione per una corretta fertirrigazione, soprattutto in fuori suolo.

 
L’azoto, in generale, determina un aumento del vigore vegetativo delle piante con lo sviluppo precoce e ampio dell'apparato fogliare (premessa indispensabile per l'ottenimento di elevate produzioni), una regolare fioritura ed allegagione. Questo elemento, però, causa tendenzialmente una maggiore sensibilità alle malattie fungine, uno squilibrio fra parte aerea ed apparato radicale, un allungamento del ciclo colturale.

Ovviamente la dose da apportare cambia se cambiano i termini del bilancio azotato:
- La precessione, (per esempio in aziende biologiche), può essere rappresentata da sovescio di leguminose (favino), per cui si può stimare un quantitativo di azoto residuo nel terreno di circa 60-80 kg/ha;
- Se i terreni sono sabbiosi, la mineralizzazione della sostanza organica procede più rapidamente, ma l'efficienza della concimazione è inferiore;
- Se la distribuzione è localizzata mediante fertirrigazione, l'efficienza di utilizzo dell’azoto migliora.

Diverse prove sperimentali mettono in evidenza che un'alta disponibilità di azoto già nelle primissime fasi del ciclo è cruciale per la crescita e lo sviluppo ottimale della coltura. Per cui, anche per evitare perdite per lisciviazione, le dosi previste dovranno essere frazionate in 2-4 volte, di cui circa il 30-40% all'impianto e la restante quota frazionata in copertura.
Per una produzione attesa di 40 t/ha una coltura in pieno campo necessita di circa 130 kg/ha di N, 70 kg/ha di P2O5 e 220 kg/ha di K2O.
Le produzioni in coltura protetta facilmente raggiungono le 150-250 t/ha con fabbisogni di 200-400 kg/ha di N.
Eventuali carenze di azoto si manifestano con un ritardo nella crescita, con un colore uniforme verde chiaro della vegetazione, una riduzione della produzione con dei frutti appuntiti e a forma di virgola.
 
Se si apportano laute concimazioni organiche, le concimazioni fosfatiche sono meno necessarie rispetto all’azoto.
In serra, in terreni sabbiosi, possiamo considerare l’apporto del fosforo con la fertirrigazione come se si fosse in fuori suolo, utilizzando i fertilizzanti fosfatici solubili.
Di solito le carenze sono molto rare.
Gli apporti variano da 50 ad 80 unità/ha di P2O5, valori che salgono di molto in serra ed in fuori suolo.
Il potassio ha un’azione sulla qualità dei frutti così come sulla resistenza alle malattie. Necrosi brune ai margini delle foglie che iniziano sulle foglie più giovani, sono i primi sintomi di una carenza in potassio.
In serra, in presenza di terreni sabbiosi, l’apporto del potassio con la fertirrigazione può essere considerato come se si fosse in fuori suolo, senza concimazioni organiche di fondo ed utilizzando i fertilizzanti potassici solubili.
In serra, con un terreno normale, gli apporti sono da 1 a 1,2 volte i valori delle asportazioni, ossia 600-1200 unità/ha di K2O.
Il cetriolo preferisce fertilizzanti esenti da cloro come il nitrato di potassio (KNO3) e solfato di potassio (K2SO4).
 
Il calcio è un componente importante per la struttura delle pareti cellulari e stabilizza le membrane cellulari. Esso influisce anche direttamente sul bilancio salino nelle cellule vegetali e attiva il potassio per regolare l'apertura e la chiusura degli stomi e per consentire il movimento dell'acqua nella pianta.
I sintomi di carenza in calcio si manifestano con un disseccamento dei germogli terminali della pianta che si ferma di crescere.
Applicazioni fogliari di prodotti a base di calcio danno buoni risultati.
Il cetriolo è reputato essere sensibile alle carenze da magnesio. La carenza si presenta con foglie più grosse e fragili che si rompono facilmente. Le foglie più vecchie hanno le internervature clorotiche che possono anche necrotizzare.
Applicazioni fogliari di prodotti a base di magnesio, come il nitrato ed il solfato di magnesio, sono un rimedio efficiente.
La pianta del cetriolo ha delle caratteristiche fisiologiche particolari.
Le radici si sviluppano rapidamente nei primi 15-20 giorni dopo il trapianto e raggiungono la lunghezza di 50-60 cm. Questa fase è determinante per la vita della pianta, poiché il rapporto tra le radici ed il peso della pianta diminuisce considerevolmente, passando dal 6,5% del peso secco all’impianto, allo 0,65% tre mesi dopo. Questo si pensa sia una delle cause della crisi di rendimento in corso di coltivazione.
Il cetriolo non sembra avere particolari esigenze in pH, nel terreno il valore va da 5,6 a 7,5. In coltura fuori suolo il valore è compreso tra 5,6 e 6,2.
Riguardo alla salinità, il cetriolo è relativamente sensibile a quella del terreno. I suoi effetti si manifestano con un arresto della crescita, la produzione di frutti piccoli, la presenza di bollosità sulle giovani foglie. Nei casi gravi, si possono osservare delle bruciature sulle foglie ed alle radici.
Il cetriolo è sensibile alle carenze in magnesio, in ferro ed in manganese, è molto sensibile alle carenze in molibdeno.
La coltivazione del cetriolo ha un ciclo abbastanza lungo ed una produzione notevole. Con alcune varietà in serra in fuori suolo si possono raggiungere produzioni di oltre 250-400 t/ha di frutti in 6-8 mesi. Si capisce che le esigenze nutritive ed irrigue siano notevoli.
Per evitare problemi di elevata salinità, gli apporti nutritivi devono essere il più possibile frazionati, controllando sempre la EC della soluzione nutritiva fornita in fertirrigazione.
Una buona preparazione del terreno permette alle radici di espandersi bene e di evitare il compattamento causa di problemi di asfissia per eccesso di acqua. Evitare un’elevata salinità ed una buona ventilazione della serra.
Un buon livello di umidità nel terreno migliora l’assorbimento degli elementi nutritivi, dovuto in primo luogo all’aumento di volume dell’apparato radicale e dell’apparato vegetativo, di conseguenza una maggiore crescita ed una  migliore produzione. L’irrigazione a goccia si ritiene il miglior metodo per distribuire e gestire l’irrigazione, in modo da permettere un costante ed equilibrato livello di umidità, evitando sbalzi idrici che vanno da un eccesso di umidità alla siccità.
Per una coltura primaverile, con un terreno mediamente dotato, la produzione può anche arrivare a circa 200-300 t/ha, di conseguenza anche gli apporti di elementi nutritivi saranno elevato, fino anche a 500-600 unità fertilizzanti/ha di N, 200 unità di P2O5 e 800-1.000 unità di K2O.
Per una coltura autunnale, le quantità di nutrienti sono ridotte del 50% (stessa cosa per la produzione).
La concimazione di fondo all’impianto rimane una pratica interessante, quando possibile utilizzare 80-120 t/ha di letame ed un apporto minerale di 100-130 unità di P2O5, 100-200 unità di K2O, 100-120 unità MgO, il resto va dato poi in copertura. Se non si dispone di letame ci sono degli ottimi concimi organici ammendanti, e dei concimi organo-minerali; la scelta dipende spesso dalle disponibilità del mercato.
La concimazione in copertura inizia circa, tre quattro settimane dopo il trapianto, alla comparsa dei primi frutticini allegati, con apporti di 60-80 unità di azoto e 75-100 unità di potassio ogni 10-15 giorni. Fermare gli apporti nutritivi circa un mese prima la fine della coltura. Una parte di fosforo può essere apportata durante le prime concimazioni. Se si osservano frutti troppo gialli, si può apportare del magnesio e del ferro.
 
Coltura in pieno campo
La coltivazione in pieno campo si realizza in estate per produzioni industriali o da tavola. La differenza non è notevole, ma per la produzione da tavola spesso il cetriolo viene allevato in verticale con tutori.
Le concimazioni saranno frazionate in funzione del tipo di coltivazione (pacciamata o no, a sviluppo orizzontale o verticale con tutori, concimazione granulare o con fertirrigazione, ecc).
I fabbisogni di calcio sono elevati ma generalmente vengono soddisfatti dalla normale dotazione in calcio dei terreni. Se necessario, apporti di calcio e di magnesio possono in ogni caso essere forniti.
All’impianto si apporta tutto il fosforo, 1/3 dell’azoto, 2/3 del potassio. Dopo 20-30 giorni, si apporta il resto dell’azoto e del potassio.
L’irrigazione a goccia e la conseguente fertirrigazione sono normalmente utilizzate per le coltivazioni verticali da tavola. In questo caso la concimazione di fondo è meno importante, e viene data maggiore rilevanza alla distribuzione dei fertilizzanti frazionata con la pratica fertirrigua.
Irrigazione
In considerazione del fatto che il cetriolo vegeta bene e fruttifica abbondantemente quando il terreno è all’optimum delle condizioni idriche, l’irrigazione dovrà essere abbondante e frequente (anche 2-4 volte la settimana), specialmente se il terreno non è pacciamato e/o è sabbioso. In ogni caso l’apporto idrico dovrà avvenire impiegando sistemi di microaspersione o goccia a goccia.
 
Coltura in ambiente protetto
La coltura protetta avviene sia in serra fredda che con riscaldamento. Quest’ultimo sistema di coltura è il più utilizzato in serra, ed è quello dove la fertirrigazione è maggiormente applicata. La coltura forzata in serra si fa sia su suolo sia su substrato in fuori suolo.
Visto che quella in serra è una coltivazione con elevati investimenti, è bene impostare un ottimale utilizzo di tutti i fattori produttivi.
La coltivazione in fuori suolo utilizza una soluzione nutritiva del tipo Coic-Leisant. La quantità di azoto ammoniacale è molto bassa o assente. La conducibilità elettrica deve essere bassa durante l’attecchimento ed il primo sviluppo radicale (1,4-1,6 mS/cm di EC). Essa può aumentare durante la fase di ingrossamento dei frutti e della raccolta, in modo di mantenere nel substrato radicale di coltivazione una EC della soluzione vicina a 1,8-2,2 mS/cm.
Per una coltura precoce e/o in contro stagione, è necessario il riscaldamento basale a livello del substrato dato da un sistema di circolazione di acqua calda.
Per le colture in fuori suolo, l’illuminazione artificiale a luci LED e la concimazione carbonica con CO2 possono essere due tecniche interessanti per migliorare la coltivazione e la produzione.
 

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