Orzo

Classificazione coltura: Cereali > Orzo e cereali minori
Orzo - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Poaceae
Genere: Hordeum
Specie: Hordeum vulgare L.
L’orzo comune (o semplicemente orzo) è la specie economicamente più importante tra quelle coltivate del genere Hordeum. Da questa si ricava l'orzo alimentare da cui dipende una considerevole parte dell'alimentazione mondiale.
L’orzo è una pianta conosciuta dall’uomo fin da epoche remotissime: era già coltivato in Medio Oriente nel VII millennio a.C. e da qui si è diffuso in tutto il mondo.
In Italia l’orzo occupa una superficie coltivata pari 300.000 ettari, con una produzione di circa 1 milione di tonnellate; le prime 5 regioni più produttive sono in ordine decrescente, la Puglia, l’Abruzzo, l’Emilia Romagna, le Marche  e l’Umbria.

Come il frumento, l’orzo è strettamente autogamo.
Esistono diverse varietà di orzo, caratterizzate dal numero e disposizione delle cariossidi nella spiga. Le varietà tetrastiche sono caratterizzate da spighe formate da 6 ranghi di cariossidi di cui 4 riuniti in due coppie, mentre le varietà esastiche presentano 6 ranghi di cariossidi equidistanti sulla spiga. Le varietà distiche presentano solo 2 file di cariossidi sulla spiga
Gli orzi polistici presentano generalmente un numero più elevato di cariossidi per spiga e rese più elevate, negli orzi distici le spighe hanno un numero inferiore di cariossidi che sono però di maggiori dimensioni.

Carattere distintivo importante per il riconoscimento in erba dell’orzo è che le foglie hanno auricole glabre e sviluppatissime, tanto da abbracciare lo stelo fino a sovrapporsi l’una all’altra.
L’orzo si coltiva, oltre che per granella, anche come pianta da foraggio.
Nelle zone dove il clima è meno adatto alla coltivazione del frumento, l’orzo è stato, ed in molti Paesi in via di sviluppo è tuttora, un importante alimento per l’uomo, come fonte di carboidrati e secondariamente di proteine.
Invece nei Paesi più sviluppati, la granella di orzo trova la destinazione principale (85-90%) nella mangimistica zootecnica e secondariamente (10-15%) nell'industria del malto (cioè la granella in cui l’amido è stato idrolizzato, è la materia prima per la fabbricazione della birra, del whisky e per la preparazione di farine al malto, ecc.). Impiego molto secondario dell’orzo è come surrogato del caffè.
L’attuale tendenza al livellamento dei prezzi e la forte richiesta stimolano l’espansione di questo cereale minore, soprattutto in sostituzione del frumento in molte zone marginali o in condizioni poco favorevoli dove l’orzo consente di conseguire rese superiori e più costanti del frumento.

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L’azoto, (come per tutti i cereali) è fondamentale per arrivare a rese soddisfacenti. Le asportazioni della coltura dipendono, sostanzialmente, dalla quantità di granella prodotta, dalla zona e tecnica di coltivazione e dalla varietà coltivata.
L’orzo ha una serie di caratteristiche che lo differenziano dal frumento e che gli conferiscono una maggiore adattabilità ad ambienti marginali molto diversi.
L’orzo è più precoce del frumento e il suo breve ciclo biologico gli consente di essere coltivato fin quasi al circolo polare artico dove è l'unico cereale che, seminato dopo l’inverno, riesce a giungere a maturazione in quelle brevi estati.
L’orzo è altresì preferito al frumento dove la siccità è molto spinta: ciò grazie alla precocità, ai consumi idrici relativamente ridotti e alla tolleranza delle alte temperature.
L’orzo in semina autunnale riesce a maturare tanto presto da sfuggire meglio delle altre specie alla siccità e a utilizzare al massimo ai fini produttivi la poca acqua disponibile. Per questo l’orzo è il cereale dominante nelle zone semiaride del Medio Oriente e del Nord Africa.
Le rese unitarie sono in forte aumento: 5-6 ton/ha sono da considerare rese non più eccezionali, come erano in un recente passato, a causa della limitata resistenza all’allettamento delle varietà un tempo coltivate e delle tecniche poco intensive di coltivazione.
Rappresenta un elemento importante per la coltivazione dell’orzo in quanto ne influenza in modo determinante la produzione, sia in termini di resa che di qualità.
Influenza la crescita e la vigoria vegetativa delle piante che a loro volta rispondono con un fogliame di colorazione verde molto intensa.
Nel terreno, l’azoto è presente in forma organica, ed in piccola parte ammoniacale. L’azoto organico costituisce buona parte della sostanza organica del terreno ed è formato da composti di origine animale e vegetale (residui colturali).
Le quantità di azoto da apportare, variano da 70 – 110 kg a ettaro (a seconda della fertilità preesistente del terreno, quella che gli agronomi definiscono "forza vecchia del terreno"). Nello stabilire la dose di concime è importante tenere in considerazione se la paglia venga asportata o interrata.
L'azoto va dilazionato distribuendone un 15 – 20% in pre-accestimento (metà dicembre - gennaio), un 35 – 40 % a febbraio per favorire il viraggio e il restante 45 – 50% a marzo, nel periodo della levata.
È consigliabile evitare l'ultima azotatura durante la levata per gli orzi destinati alla produzione di malto, riducendo l'apporto di azoto a 40 – 60 kg totali. In questo caso infatti, il contenuto di proteine nella granella deve essere il più basso possibile.
Il fosforo aumenta la resistenza dell’orzo all’allettamento e ad alcune avversità biotiche.
Nel terreno è presente in combinazioni organiche e inorganiche, ma per la pianta ne è disponibile solo una piccola parte in quanto il frumento assorbe solamente fosfati inorganici solubili.
Il fosforo svolge funzioni insostituibili poiché è tra i costituenti delle lecitine e delle nucleoproteine che hanno un ruolo essenziale negli aspetti qualitativi della cariosside.
Le quantità di fosforo da apportare, come P2O5, variano da 60 – 100 kg a ettaro a seconda della produzione attesa.
Il fosforo (come anche per il potassio), viene somministrato alla semina in quanto non lisciviabile, mentre una modesta somministrazione addizionale di fosforo a fine inverno è giustificata solo in terreni molto poveri in questo elemento.
La forma organica si rinviene nella sostanza organica e nell’humus. Non essendo assimilabile tal quale dalle piante, deve essere prima trasformato attraverso la mineralizzazione in fosfati.
Il fosforo inorganico è presente nel terreno in forme prevalentemente insolubile, quindi poco disponibili per le piante.
Il più importante concime fosfatico è il perfosfato, (semplice e triplo), vi sono poi il perfosfato concentrato e di ossa, i fosfati di ammonio e le Scorie Thomas.
La carenza del fosforo determina nelle piante un ritardo ed un minore accrescimento e una stentata formazione di semi; le foglie, inoltre, a cominciare da quelle poste più in alto, possono assumere una pigmentazione antocianica.
Il potassio si trova nel terreno sotto forma di sali inorganici o adsorbito sul complesso argillo-umico (C.S.C.).
I terreni sabbiosi e comunque tutti quelli poveri di argilla e sostanza organica risultano scarsamente dotati di potassio.
I terreni italiani dispongono di un contenuto di potassio normalmente sufficiente a soddisfare le esigenze dell’orzo.
Le quantità di potassio da apportare, come K2O, variano da 60 –120 kg a ettaro; nello stabilire la dose di concime è importante tenere in considerazione se la paglia venga asportata o interrata. Il potassio (come anche per il fosforo) viene somministrato alla semina in quanto non lisciviabile, mentre una modesta somministrazione addizionale di potassio a fine inverno è giustificata solo in terreni molto poveri in questi elementi.
Come per il fosforo, anche il potassio contribuisce a limitare l’allettamento delle piante.
Tra i ruoli più importanti all’interno delle piante si ricordano: la regolazione del ricambio idrico, la partecipazione attiva al metabolismo degli zuccheri, la regolazione della sintesi proteica e l’azione sulla divisione cellulare.
I concimi più diffusi sono il cloruro di potassio (KCl) e il solfato di potassio (K2SO4) ; quest’ultimo viene preferito per la presenza dello zolfo e per lo scarso contenuto di cloro che riduce l’assorbimento dell’azoto.
Il calcio è un componente fondamentale delle pareti cellulari e ha anche un'influenza diretta sulla regolazione dei sistemi enzimatici, sull'attività dei fitormoni e sull'assorbimento dei nutrienti.
Nell’orzo il calcio è importante al fine di avere una pianta con un aspetto normale e con un fogliame sano.
Carenza di calcio si presentano raramente.
Il magnesio è il componente centrale della clorofilla "effetto verde", e migliora l'efficacia del processo fotosintetico. È essenziale per la sintesi, il trasporto e l’immagazzinamento delle sostanze che costituiscono la pianta quali carboidrati, proteine, grassi.
Il primo sintomo di carenza è la clorosi, che partendo dall'apice fogliare, interessa soprattutto le foglie più vecchie che si colorano di verde pallido (basse concentrazioni di clorofilla, facili da individuare guardando la foglia in controluce). Si possono osservare clorosi e necrosi nei casi più gravi a partire dagli apici fogliari. La crescita della pianta è stentata.
La siccità può causare sintomi simili di necrosi sui margini.
La tecnica colturale è molto simile a quella del frumento anche perché le nuove varietà d’orzo hanno raggiunto un potenziale di produzione non molto inferiore.
Essendo l’orzo meno esigente dal punto di vista nutritivo e più resistente al mal del piede del frumento, è adatto a sostituire i frumenti nel caso del ringrano.


Concimazione

Anche se specie rustica e adattabile, l’orzo si avvantaggia di razionali concimazioni. Per quanto riguarda l’azoto, l’orzo ha fabbisogni inferiori rispetto al frumento, stimabili in circa 20 kg di azoto per ogni tonnellata di granella di produzione. Con le varietà a taglia bassa, dosi di concimazione usuali sono di circa 70-110 kg di azoto/ha.
Per gli orzi zootecnici la tecnica di concimazione indicata per il frumento è pienamente rispondente. Per gli orzi da birra, che richiedono un basso contenuto di sostanze azotate, la concimazione va fatta con un particolare accorgimento: evitare di fare l’ultima azotatura alla levata, e dare tutto l’azoto all’accestimento. In questo modo si tende ad evitare che la coltura trovi azoto da assorbire durante la fase di “granigione”, azoto che andrebbe ad arricchirne troppo le cariossidi.
Il fosforo e il potassio non sono lisciviabili essendo adsorbiti dal terreno e vengono rilasciati nella soluzione circolante man mano che la coltura li assorbe: basta perciò integrare la dotazione del terreno, se insufficiente, con concimazioni in presemina.
Durante i mesi freddi, nei quali l’orzo svolge la lunga fase dell'accestimento, esso può contare solo sull'azoto nitrico residuale della coltura precedente, la cui quantità varia secondo il contenuto di sostanza organica del terreno, il tasso di mineralizzazione e il residuo di concimazione non utilizzata dalla coltura precedente. Inoltre questa piccola quota di azoto nitrico residuale può essere lisciviata, tutta o in parte, dalle piogge autunno/vernine.

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