Barbabietola da zucchero

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Barbabietola da zucchero - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Chenopodiaceae
Genere: Beta
Specie: Beta vulgaris L. var. saccharifera
La Barbabietola da zucchero è una pianta biennale, che attraversa uno stadio vegetativo al primo anno e uno stadio riproduttivo al secondo.
Presenta una radice fittonante, grossa, carnosa, più o meno conica, lunga fino anche a 2 metri, di colore grigiastro, provvista di rugosità trasversali nella parte superiore e di due solchi longitudinali provvisti di abbondante capillizio. Il fusto è corto ed eretto.
La Barbabietola da zucchero avrebbe due centri di origine: uno rappresentato dal bacino del Mediterraneo o dalle regioni steppiche dell'Asia sud-occidentale ed il secondo ubicato nelle isole Canarie o del Capo Verde.
La barbabietola da zucchero viene coltivata per le sue radici che contengono un'alta concentrazione di saccarosio. Viene coltivata nelle regioni temperate per la produzione di zucchero e di etanolo.
 

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La tessitura del terreno influenza il risultato nelle sue componenti produttive e qualitative in quanto nei terreni limosi-sabbiosi si conseguono bassi tenori zuccherini ma elevate rese ponderali, mentre nei terreni argillosi, si verifica un andamento opposto; di ciò va tenuto conto nella scelta varietale riguardo alla tipologia produttiva.
Al momento della scelta del terreno è opportuno conoscere la presenza di nematodi cisticoli (Heterodera schacthii) e il grado di infestazione da Rizomania.
Sono ammessi avvicendamenti e rotazioni minime quadriennali. Sono consigliate precessioni di cereali autunno-vernini, sconsigliate invece coltivazioni di colza o altre crucifere (poiché queste ultime sono ospiti del nematode cisticolo), e dell'erba medica.
È invece possibile porre in precessione alla bietola, in coltura primaverile, il rafano e la senape - entrambe resistenti al nematode -, ed altre cover crops con caratteristiche analoghe.
La barbabietola si avvantaggia di terreni profondi e permeabili, capaci di trattenere l’acqua ma ben drenati, ben strutturati e senza suole di lavorazione o costipamenti.
La barbabietola ha bisogno di terreni a pH neutro (pH 6,7-7,2), mentre non sono adatti i terreni acidi e con ristagni idrici.
Per ottenere una buona produzione è necessaria una regolare disponibilità idrica durante tutto il ciclo, consigliata quindi l'irrigazione per aspersione o microirrigazione a goccia.
La resa produttiva media italiana è di oltre 50 ton/ha contenenti il 15% di zucchero (pari a 7,5 ton/ha di zucchero). Il tenore di saccarosio può arrivare fino al 20%.
Sono frequenti rese più elevate, fino a 100 tonnellate ad ettaro.
 
È probabilmente l’elemento più difficile da dosare soprattutto per le forti implicazioni che ha nei confronti della produttività della coltura e sulla qualità.
Una dotazione eccessiva produce rigoglio vegetativo, scarso contenuto zuccherino, alti contenuti di azoto alfa-amminico nelle radici (importante fattore melassigeno); induce inoltre scadimenti nella qualità tecnologica (resa estraibile in zuccherificio) e, in definitiva, ripercussioni negative sul reddito della coltura.
La carenza, che si manifesta con diffusi ingiallimenti fogliari e radici di dimensioni ridotte, comporta sempre delle sensibili perdite produttive; talvolta, può essere indotta da una cattiva struttura del terreno e da ristagni idrici.
La concimazione azotata va pertanto dosata con notevole prudenza, evitando gli eccessi di azoto, sia organico che minerale, seguendo con attenzione l’evoluzione stagionale, che influenza grandemente la disponibilità e l’assorbimento dell’azoto, senza mai trascurare l’equilibrio con fosforo e potassio, che contengono i problemi legati agli eventuali eccessi di azoto.
Questo elemento svolge funzioni collegate ad alcuni processi fisiologici fondamentali per la vita vegetale ed in particolare per la germinazione, per la fotosintesi clorofilliana e per la produzione e il trasporto dell’energia.
Si ricorda comunque che il fosforo è fondamentale per la crescita della barbabietola, che non ne richiede grandi quantità, ma la cui assimilazione non è molto efficiente, soprattutto nei terreni calcarei.
La disponibilità del fosforo è favorita da un’adeguata presenza di sostanza organica e humus. Bisogna pertanto garantire la disponibilità di fosforo, con l’impiego di concimi che lo contengano in forma solubile.
La carenza di fosforo determina crescita stentata delle piante e, a volte, arrossamenti del lembo fogliare e disseccamento dei cotiledoni. La soglia di sufficienza è attorno a 10 mg/kg (o ppm) di P corrispondenti a circa 20 mg/kg di P2O5 determinati con il metodo Olsen.
Qualora ci si trovi nella situazione di intervenire in terreni poveri di fosforo con quantitativi elevati di concime, è opportuno anticipare i 2/3 della dose al momento della lavorazione del terreno, interrandolo con l’aratura o con le lavorazioni secondarie autunnali.
In mancanza di dati analitici del terreno, è opportuno distribuire prudentemente 80-100 kg/ha in pre-semina o, in alternativa, 40-70 kg/ha in localizzazione.
Il potassio è un elemento nutritivo di grande importanza per lo sviluppo della pianta, in quanto interviene nel metabolismo dei carboidrati e regola il suo bilanciamento idrico.
Esso mantiene le cellule in equilibrio osmotico ed attiva le funzioni che si svolgono nei vari organi come l’assorbimento radicale, la respirazione e traspirazione, il bilancio idrico interno, la sintesi ed il trasporto degli zuccheri.
I sintomi delle carenze di potassio appaiono sulle foglie nel corso dell’estate con bollosità del lembo fogliare e margini dapprima giallastri e poi necrotici. Successivamente i tessuti necrotizzati si estendono nello spazio internervale.
È consigliabile, come sempre, eseguire periodicamente una analisi chimico-agraria del terreno nonostante i terreni bieticoli italiani siano in gran parte di natura argillosa e quindi prevalentemente ricchi di tale elemento.
In genere la concimazione potassica può essere limitata a terreni aventi tessitura sabbiosa o sabbioso-limosa con dotazione scarsa dell’elemento (dimostrata da analisi chimica). In tali casi quantità di 150-200 kg/ha di K2O, apportati come solfato potassico, sono sufficienti. Il concime potassico, di norma, va interrato con la lavorazione principale del terreno.
La barbabietola preferisce fertilizzanti esenti da cloro come il solfato di potassio (K2SO4). Nel caso di utilizzo di cloruro di potassio (KCl) in pieno campo, esso dovrà essere incorporato nel terreno in autunno, alfine di permettere alle piogge la lisciviazione del cloro.
 
Il calcio è un componente importante per la struttura delle pareti cellulari e stabilizza le membrane cellulari. Esso influisce anche direttamente sul bilancio salino nelle cellule vegetali e attiva il potassio per regolare l'apertura e la chiusura degli stomi e per consentire il movimento dell'acqua nella pianta.
La barbabietola da zucchero è esigente in termini di contenuto di calcio del terreno. Una buona calcitazione favorisce la disponibilità di tutti i nutrienti. Le calci di defecazione fornite dalla raffineria di zucchero sono un interessante fertilizzante di calcio.
Le calci sono ricche soprattutto di carbonato di calcio (CaCO3) - valutato ai termini di legge dei fertilizzanti come ossido di calcio (CaO) - derivante dalla roccia utilizzata per ottenere il latte di calce e di una rilevante frazione organica (proteine, pectine, emicellulose, vari polisaccaridi).
I dosaggi di impiego delle calci come ammendanti, possono superare le 500 t/ha, ma già con quantità di 100-200 t/ha, eventualmente ripetibili a distanza di 3-4 anni, si ottengono ottimi risultati.
Le quantità di elementi fertilizzanti apportati dovranno essere detratte dal piano di concimazione previsto per le colture che seguono.
Per quanto riguarda l’azoto, va specificato che quello contenuto nelle calci è di origine organica e pertanto è reso disponibile gradualmente nel tempo (indicativamente circa 1/3 o ½ del totale viene utilizzato dalle piante nell’annata).
 
Il magnesio è molto importante per la produzione di clorofilla e per la fotosintesi: il 20 - 25% del magnesio totale della pianta è infatti localizzato nei cloroplasti.
La carenza di magnesio nella barbabietola da zucchero determina una minore resa in zucchero e inibisce lo sviluppo radicale che, a sua volta, induce stress idrico e retrogradazione degli zuccheri accumulati nella radice.
La mancanza di magnesio inibisce il trasporto floematico degli zuccheri dalle foglie alle radici e determina una minore efficienza fotosintetica delle foglie danneggiate.
Si consiglia di non aspettare i sintomi evidenti di clorosi e/o disseccamenti e di intervenire con le concimazioni magnesiache pari a 60-100 kg/ha di MgO al fine di avere la massima efficienza fotosintetica delle foglie innalzando così la quantità di zucchero prodotta.
La barbabietola da zucchero è una coltura sarchiata da rinnovo e generalmente prende posto tra due colture depauperanti come i cereali. È una coltura che lascia un terreno ben preparato per la coltura successiva. Si consiglia di frapporre un intervallo di alcuni anni tra due colture di barbabietola.
L'aratura profonda viene fatta in estate. Utile una abbondante concimazione letamica, anche se questa è ormai solo minerale.
La concimazione con fosforo e potassio viene fatta alla preparazione del terreno per la semina. La concimazione azotata viene suddivisa in piccola parte alla semina e la restante parte in copertura.

I limiti termici della coltura sono di 3-4 C°; è consigliato effettuare la semina con almeno 7-8 C°.
La temperatura vegetativa ottimale è 20-22 C° mentre la massima sensibilità al gelo si ha nello stadio con 2-3 foglie dove la pianta non tollera temperature inferiori a -2°C. La temperatura massima biologica, oltre il quale si ha l’arresto della vegetazione è di 35 C°.

La semina inizia a febbraio nell'Italia centrale e in marzo nella Pianura Padana. Le semine troppo precoci sottopongono le piantine al rischio di gelate tardive e favoriscono il fenomeno della prefioritura.
Nelle zone aride del Mezzogiorno d'Italia e delle isole, si pratica la coltura autunnale (semina in ottobre e raccolta a giugno-luglio). Questa tecnica colturale si è resa possibile per la selezione di tipi di barbabietola non biennali ma poliennali, cosicché le basse temperature subite durante l'inverno non riescono ad indurre la fioritura.
La semina viene fatta con seminatrici pneumatiche di precisione, a righe interdistanti in media di 45 cm. La distanza dei semi sulla fila va stabilita tenendo conto che l'investimento da perseguire è di circa 10 piante a metro quadrato alla raccolta e che una quota dei semi posti a dimora è destinata a non andare a buon fine. 
In passato la semina veniva fatta più fitta del necessario, salvo poi fare un’operazione di diradamento. Oggi viene eseguita la "semina sul posto", con seme monogerme confettato o no, senza diradamento. Data la delicatezza delle plantule di barbabietola bisogna prevedere forti fallanze: il numero di semi da seminare è di 15-20 per ottenere 10 piante a metro quadrato.
La profondità di interramento deve essere di 3-4 cm (non superiore). Una rullatura alla semina fa aderire la terra alla superficie del seme, favorendone l'inumidimento e la germinazione.

La barbabietola da zucchero è molto sensibile alla competizione esercitata dalle erbe infestanti. In passato venivano fatte le sarchiature, oggi si ricorre al diserbo chimico (in pre-semina, in pre-emergenza o in post-emergenza). Una sarchiatura viene fatta anche per eliminare la crosta superficiale.
Per aumentare la produttività della barbabietola, pratica indispensabile è l'irrigazione, non solo al Sud ma anche nella Pianura Padana.
Il fabbisogno idrico teorico si colloca tra 3.500-4.500 m3/ha in assenza di piogge, normalmente viene coltivata in aree con pluviometria consistente pertanto il bilancio idrico vede solo un reintegro, mediante irrigazione, attorno ai 1.000-1.500 m3/ha. Bisogna considerare che stress idrici gravi si ripercuotono negativamente sul titolo zuccherino, quindi i turni irrigui dovranno essere quanto più ravvicinati possibile.
L’irrigazione a goccia, gestita con razionalità e cioè basata su un avvio tempestivo, basato su indicatori oggettivi e su bilanci idrici commisurati ai fabbisogni colturali, è lo strumento agronomico capace di prevenire problemi di perdita di polarizzazione.
I trattamenti antiparassitari in genere necessari sono quelli insetticidi contro l'Altica e contro il Cleono e il Lisso, nonché quelli anticrittogamici contro la Cercospora.

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