2025
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Prezzo dei concimi, tensione verso il rialzo

La riduzione dell'export della Cina, i dazi a Russia e Bielorussia e la crescente domanda di fertilizzanti, soprattutto azotati, a livello globale, stanno facendo lievitare i prezzi. E le politiche nazionali, come il bando dell'urea, non aiutano a stemperare la situazione. Ecco cosa potrebbe accadere al prezzo dei fertilizzanti nel 2026

Prezzo dei concimi, tensione verso il rialzo - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Il prezzo dei concimi azotati potrebbe crescere (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Eugene - Adobe Stock

Nonostante il prezzo dei fertilizzanti azotati sia lontano dai picchi del 2022, negli ultimi mesi le quotazioni sono in rialzo, come anche quelle dei concimi potassici e fosforici. I motivi sono vari: da un lato la Cina ha deciso di calmierare le esportazioni, per rifornire un mercato interno sempre più bisognoso di input, dall'altro la guerra in Ucraina ha portato l'Unione Europea a disimpegnarsi dal mercato russo e bielorusso, che prima del conflitto rappresentavano una delle principali fonti di approvvigionamento.

 

Ma non c'è solo questo. Ad influenzare il prezzo dei fertilizzanti ci sono anche le politiche nazionali, come il bando dell'urea, ed europee, come il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere (Cbam). Nonché movimenti di alcune Nazioni, nel Golfo come in Africa, che stanno varando nuovi impianti o hanno modificato le proprie strategie produttive.

 

Insomma, il mercato dei fertilizzanti, come quello di qualunque commodity, è globale e assai complesso e risente dell'influenza di molteplici fattori. Per districaci in questo labirinto abbiamo parlato con Dario Frisio, docente presso l'Università degli Studi di Milano che da anni studia questa materia, cercando anche di fare previsioni sul prossimo anno.

 

Professore, qual è oggi la situazione del mercato dei fertilizzanti?

"Oggi ci troviamo in una fase di prezzi sostenuti, soprattutto per i concimi azotati. Dopo il picco raggiunto nel 2022, legato all'impennata dei costi energetici, le quotazioni si sono ridimensionate, ma non sono certo tornate ai livelli pre crisi. Anzi, negli ultimi mesi si è registrato un nuovo rialzo, in particolare per l'urea, che è il principale fertilizzante usato in Italia. Ma anche i fosfatici e i potassici stanno seguendo questa tendenza, seppur con dinamiche diverse".

 

Quali sono le ragioni di questo nuovo aumento?

"Principalmente tre: il prezzo del gas naturale, che influenza direttamente il costo dell'azoto. Le politiche restrittive della Cina, che ha tagliato drasticamente l'export di urea e fosfati. E infine la ristrutturazione delle rotte commerciali dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Se a questo aggiungiamo le tensioni geopolitiche in Medio Oriente e una domanda globale in crescita, soprattutto da Paesi emergenti come India e Brasile, il quadro si fa piuttosto complicato".

 

Perché la Cina ha ridotto l'export di fertilizzanti?

"Per ragioni interne. Sta puntando molto sulle energie rinnovabili e sull'elettrificazione dei trasporti. Questo significa più pannelli fotovoltaici e batterie, entrambe tecnologie che richiedono fosforo. Così la Cina ha scelto di tenere più materiale in casa e tagliare le esportazioni. Solo nel 2024 si stima una riduzione del 90% delle esportazioni di fosfati e urea. L'impatto sul mercato globale è stato immediato".

 

E l'Italia come si posiziona in questo contesto?

"Siamo un Paese fortemente importatore. L'urea, ad esempio, ci arriva principalmente dall'Egitto, mentre per il fosforo e i potassici ci appoggiamo molto a Russia, Marocco e Canada. Tuttavia, l'Italia è un mercato piccolo e secondario: pesa poco all'interno di un'Europa che, a sua volta, non raggiunge il 10% dei commerci globali. I grandi consumatori oggi sono altrove, nei Paesi in via di sviluppo, che stanno intensificando l'agricoltura".

 

Parliamo di fosforo e potassio. Che andamento stanno avendo?

"Il fosforo è sotto pressione a causa della ridotta disponibilità cinese e per l'aumento della domanda nei Paesi emergenti. I principali fornitori mondiali sono il Marocco, la Russia e gli Usa, oltre alla Cina. Il potassio, invece, è ancora più delicato: le miniere sono concentrate in poche aree del mondo, come Canada, Russia e Bielorussia e la produzione non è rapida da espandere. Servono anni per aprire o riattivare una miniera. Anche per questo i prezzi restano alti e reattivi a ogni minima variazione nella disponibilità".

 

Cosa si prevede per il 2026?

"Difficile fare previsioni precise, ma ci sono alcune tendenze. Innanzitutto, diversi nuovi impianti entreranno in funzione, soprattutto in India, Cina e Medio Oriente. Questo potrebbe contribuire ad aumentare l'offerta e quindi a contenere i prezzi. Tuttavia, l'azoto è un mercato molto nervoso, bastano poche variazioni nei consumi o nelle disponibilità per far salire le quotazioni. Più in generale, mi aspetto prezzi ancora sostenuti almeno fino alla primavera 2026. Poi si vedrà".

 

Quanto pesano le politiche europee, come il bando dell'urea o il Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere?

"Molto. La scelta di limitare l'uso dell'urea, ad esempio, ha implicazioni dirette per le aziende agricole, soprattutto quelle maidicole. L'urea è uno degli strumenti più efficaci per fornire azoto in modo tempestivo. Se non si può usare, si ricorre ad alternative meno efficienti o più costose, come il solfato d'ammonio o i concimi binari, con il rischio di squilibri nutritivi nei terreni. Quanto al Meccanismo di Adeguamento del Carbonio alle Frontiere, entrerà in vigore nel 2026 e sarà progressivamente sempre più impattante, influenzando le strategie di approvvigionamento. Di fatto, se i produttori extra Ue devono pagare un dazio ambientale, i costi sono destinati ad aumentare".

 

Il mercato dei fertilizzanti è dunque sempre più influenzato da logiche extra agricole?

"Assolutamente . Oggi a determinare l'andamento dei prezzi ci sono fattori energetici, geopolitici, industriali e normativi. Pensiamo anche solo ai crediti di carbonio, che in Europa sono ancora poco sviluppati in ambito agricolo, mentre negli Stati Uniti sono già una leva per promuovere pratiche come l'agricoltura rigenerativa. L'approccio europeo, spesso basato su definizioni rigide e schemi burocratici, rischia di penalizzare l'agricoltura piuttosto che aiutarla".

 

Per concludere: come si possono tutelare gli agricoltori da questi scenari imprevedibili?

"Con una strategia di lungo periodo, che punti su efficienza d'uso dei fertilizzanti, diversificazione delle fonti e innovazione. Servono strumenti di supporto, formazione tecnica e anche un mercato dei dati più trasparente. Oggi in Italia è difficile persino avere informazioni attendibili sui prezzi. Eppure, per gli agricoltori si tratta di una voce di costo fondamentale".

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