Agricoltura rigenerativa: ultima chiamata
Agribios Italiana mette al centro la salute del suolo, promuovendo l'utilizzo di sostanza organica di qualità, con un rapporto carbonio/azoto ottimale e un alto tasso di umificazione. Requisiti fondamentali per restituire fertilità ai suoli e rigenerarli

L'aumento della sostanza organica nel suolo rende le colture più resilienti agli stress climatici, come siccità e piogge intense (Foto di archivio)
Fonte immagine: Carlo Alberto Antoniazzi - Agribios Italiana
"Se il trattore si rompe basta sostituirlo e comprarne un altro. Al contrario, se il terreno di una azienda agricola diventa sterile non si può sostituire. Per questo, è fondamentale prendersene cura". Con queste parole Enrico Boscolo Sassariolo chief marketing officer di Agribios Italiana, riassume un concetto fondamentale: il suolo è il bene più prezioso per chi fa agricoltura, ma troppo spesso viene dato per scontato.
Negli ultimi decenni, infatti, nei suoli agricoli si osserva una perdita generalizzata di fertilità, che peggiora inesorabilmente. Le cause sono molteplici: cambiamenti climatici, sfruttamento intensivo delle risorse, impoverimento della sostanza organica, eccetera.
Per invertire questa tendenza non bastano più piccoli accorgimenti, serve un vero e proprio cambio di rotta. Ed ecco che entra in gioco l'agricoltura rigenerativa.
Si tratta di un approccio innovativo e sostenibile alla coltivazione, mirato a migliorare la salute del suolo, preservare la biodiversità e mitigare i cambiamenti climatici. Con l'agricoltura rigenerativa il suolo non viene più considerato come un semplice supporto alla coltura, ma è un organismo vivo da nutrire, proteggere e potenziare.
Ne parliamo in questo articolo con Enrico Boscolo Sassariolo e Carlo Alberto Antoniazzi, direttore commerciale e tecnico di Agribios Italiana, azienda impegnata nella produzione di concimi organici a base di sostanza organica altamente umificata. L'azienda, inoltre, promuove un approccio agronomico fondato sulla rigenerazione, intesa come una necessità concreta per salvaguardare la produttività delle aziende agricole.
"L'agricoltura rigenerativa non è una moda - afferma Enrico Boscolo Sassariolo - ma qualcosa che ha degli impatti reali. Lavorare per ottenere un terreno fertile e ricco di sostanza organica permette di ottimizzare le risorse a disposizione dell'agricoltore, che sono sempre meno. Il Green Deal Europeo imporrà ulteriori tagli a questi input, perciò questo approccio potrebbe garantire un impatto positivo nel medio e nel lungo termine".
L'agricoltura rigenerativa secondo Agribios Italiana
L'agricoltura rigenerativa, oltre alla produzione sostenibile di alimenti, si concentra sulla rigenerazione degli ecosistemi agricoli e sulla promozione di pratiche che possono portare benefici a lungo termine.
La visione di Agribios Italiana racchiude l'agricoltura rigenerativa in 5 pilastri:
- clima, attraverso la riduzione delle emissioni di gas serra;
- biodiversità, per rendere gli ecosistemi agricoli più resilienti e resistenti alle avversità biotiche e abiotiche;
- salute del suolo, che include non solo la fertilità chimica, ma anche quella fisica e biologica;
- risorse, prima fra tutte l'acqua, da ottimizzare e reimpiegare in un'ottica circolare;
- prosperità, perché non può esistere un'agricoltura durevole senza redditività per gli agricoltori.
Per fare tutto ciò l'agricoltura rigenerativa propone una serie di pratiche agricole: minime lavorazioni, uso di cover crop per prevenire l'erosione, rotazioni colturali, policolture e integrazione dell'allevamento nei sistemi colturali.
Quali benefici comporta?
- Incremento del carbonio sequestrato nel suolo, con riduzione dei gas serra ed effetti positivi sul contrasto al cambiamento climatico;
- riduzione dell'uso di input chimici e conseguente tutele delle acque e dei suoli;
- conservazione e incremento della biodiversità, con conseguente incremento della resilienza degli ecosistemi;
- miglioramento delle rese a lungo termine, pur con necessità di un periodo di transizione, che potrebbe vederle abbassarsi momentaneamente;
- riduzione dei costi di produzione, grazie alla razionalizzazione dell'uso di input esterni.
L'agricoltura rigenerativa punta quindi a ricostruire, riattivare, rafforzare. E se da un lato mira a ridurre l'impatto ambientale, dall'altro tutela la produttività, la qualità delle produzioni e anche la sostenibilità economica delle aziende agricole.
E dove si posiziona il lavoro tecnico di Agribios Italiana? Nel salvaguardare e migliorare la salute del suolo, come afferma Carlo Alberto Antoniazzi: "Con l'agricoltura rigenerativa possiamo proteggere e incrementare la salute del suolo e la sua fertilità. Un terreno rigenerato è un terreno che ha migliorato la sua condizione ed è diventato più fertile rispetto a prima".
Un suolo fertile è il risultato dell'interazione tra tre dimensioni: la fertilità chimica, cioè l'equilibrio dei nutrienti minerali; la fertilità fisica, che dipende da caratteristiche come tessitura e struttura del suolo; la fertilità biologica, caratterizzata dall'attività degli organismi viventi presenti nel suolo.
Tutte e tre sono strettamente connesse alla presenza e alla qualità della sostanza organica. Ed è proprio su questo elemento che Agribios Italiana ha fondato la sua visione tecnica: promuovere l'uso di matrici organiche ad alto contenuto di carbonio e ad elevato grado di umificazione, capaci di attivare i processi naturali del suolo.
La sostanza organica non è tutta uguale
Per Agribios Italiana - e anche per l'agricoltura rigenerativa - la chiave sta nella sostanza organica e in particolare:
- nella capacità della sostanza organica di influenzare positivamente le proprietà fisiche del suolo, migliorandone la struttura;
- nel valore nutrizionale della sostanza organica, in grado di rilasciare elementi nutritivi in maniera prolungata nel tempo e, se ricca di acidi umici e fulvici, incrementandone la biodisponibilità;
- nell'effetto stimolante della sostanza organica umificata sui microrganismi della rizosfera, in grado di supportare la nutrizione delle colture e di creare ambienti sfavorevoli a patogeni e parassiti.
Per Agribios Italiana la sostanza organica non è tutta uguale: ogni matrice ha caratteristiche proprie e un impatto differente sulla fertilità del terreno. "Non è sufficiente distribuire sostanze organiche nei suoli - ricorda Carlo Alberto Antoniazzi - bisogna scegliere quelle giuste. Dire "di qualità" può sembrare una frase fatta, ma in realtà significa saper riconoscere matrici con caratteristiche precise, capaci di ristrutturare il suolo e di riportarlo alla fertilità".
Uno degli indicatori principali di qualità della sostanza organica, è il rapporto carbonio/azoto (C/N). "La sostanza organica di Agribios Italiana - spiega Carlo Alberto - ha un rapporto carbonio/azoto pari a 12 (24 parti di carbonio e 2 di azoto): un valore ideale per la rigenerazione del suolo. Un rapporto più basso, che si può trovare in un comune compost, digestato o liquame, va corretto aggiungendo carbonio. Un rapporto più alto, invece, come quello che si trova nella paglia, va corretto aggiungendo azoto. È evidente che le sostanze organiche non sono tutte uguali; c'è molta proposta sul mercato e anche tanta confusione".
Altro parametro fondamentale è il tasso di umificazione, cioè la quota di carbonio stabile sotto forma di acidi umici e fulvici. "Quando un letame non è maturo, la percentuale di carbonio umico e fulvico è intorno al 3%. Le nostre sostanze organiche vanno dal 10 al 14%. Più una risorsa organica viene fatta maturare, più aumenta il tasso di umificazione, cioè la quota di carbonio presente sotto forma di acidi umici e fulvici, e più la sostanza organica diventa attiva una volta distribuita in campo".
Le matrici organiche impiegate nella formulazione dei concimi di Agribios Italiana sono, infatti, altamente umificate grazie al lungo processo di fermentazione naturale lenta che precede il loro impiego e che favorisce l'aumento del loro contenuto in acidi umici e fulvici. Lo spiega anche Enrico Boscolo Sassariolo: "La nostra sostanza organica matura per 6-9 mesi. È un processo che comporta un costo per l'azienda, perché sarebbe molto più semplice essiccare subito la materia prima, pellettarla e venderla in pochi giorni. Ma non sarebbe utile per i terreni agricoli. La nostra produzione non è guidata dalla sola convenienza economica: al contrario, si fonda sulla volontà di contribuire in maniera positiva al settore agricolo".
"È importante spiegare queste cose - continua Carlo Alberto - perché il concime è il primo elemento per la determinazione del reddito dell'azienda agricola. Se non concimo, non produco e se non produco non guadagno".
Per rispondere alle diverse esigenze aziendali Agribios Italiana propone tre famiglie principali di concimi:
- organici, che hanno l'obiettivo di migliorare le caratteristiche fisiche, chimiche e microbiologiche del terreno;
- organo-minerali, che uniscono sostanza organica e nutrimento minerale;
- organici arricchiti con microrganismi, veri e propri "booster" della vitalità microbiologica del suolo.
Non c'è più tempo
Negli anni '80 e '90 si parlava di agricoltura conservativa, ma oggi conservare non è più sufficiente. "Rigenerare vuol dire fare molto di più di quello che abbiamo fatto fin'ora - afferma Antoniazzi - oggi è necessario parlare di agricoltura rigenerativa perché negli ultimi 20 anni abbiamo contribuito a peggiorare le caratteristiche del suolo".
Il rischio è concreto: il contrario di fertile è sterile, e la sterilità di un suolo non è un concetto astratto ma una condizione reale e spesso irreversibile in campo agricolo. Se un suolo perde la sua vitalità, non produce più reddito e diventa un bene compromesso.
"Da recenti prove svolte da Agribios Italiana, tra il 2024 e il 2025 su grano, è emerso che anche la concimazione minerale più accurata, pur nel pieno rispetto dei disciplinari e delle epoche di distribuzione, se integrata con sostanza organica prima della semina, garantisce risultati nettamente superiori" - racconta Carlo Alberto. "Ormai il suolo è talmente povero di sostanza organica che ne bastano piccole quantità per determinare un miglioramento significativo delle produzioni. Aumentare solo la concimazione minerale non è economicamente sostenibile e può generare un impatto ambientale negativo. Riequilibrare invece la concimazione minerale con quella organica è la strada vincente".
Come ricorda Enrico Boscolo Sassariolo, però, non basta un singolo intervento: "Non è sufficiente un'unica concimazione, per esempio quella autunnale, per dire di aver rigenerato il suolo. Deve diventare parte della routine aziendale, un approccio costante, ciclo dopo ciclo. Solo così le colture saranno più resilienti agli stress climatici, dalla siccità alle bombe d'acqua sempre più frequenti".
Un suolo poco fertile è più soggetto a ristagni idrici, con effetti negativi sulla salute delle colture
(Fonte: Carlo Alberto Antoniazzi - Agribios Italiana)
La rigenerazione perciò richiede tempo. Occorre inserire l'apporto di sostanza organica di qualità in una strategia di lungo termine, che accompagni ogni stagione colturale. È una sfida culturale prima ancora che tecnica: non si tratta solo di cambiare concimi, ma di cambiare mentalità. Per questo Carlo Alberto sottolinea l'importanza della formazione: "L'agricoltore prende atto che le produzioni stanno diminuendo, ma non riflette sul perché e sulla reale portata del problema. Dobbiamo sensibilizzare di più i tecnici e gli agricoltori per impostare un processo di somministrazione graduale ma continua di sostanza organica. L'obiettivo deve essere quello di recuperare ciò che è stato perso. La concimazione va messa al centro della gestione colturale. Ma non ci si può aspettare un miracolo tra una stagione e l'altra, i veri risultati si vedranno solo tra qualche anno".
"Questa è l'ultima chiamata - conclude Antoniazzi - Dopo il rigenerativo c'è solo la sterilità. E siccome i processi di ricostituzione e rigenerazione sono lenti, bisogna invertire subito la tendenza. L'Italia è il Paese delle Doc, delle Dop e della dieta mediterranea. Se non salviamo la fertilità dei suoli compromettiamo la produzione del nostro patrimonio agroalimentare fatto di pasta, olio e vino. Agricoltura rigenerativa significa investire sul futuro stesso dell'agricoltura”.