Fioritura dell'olivo, come capire se c'è una carenza di boro
Il boro è un microelemento che gioca un ruolo chiave nei processi di fioritura e allegagione dell'olivo. Il suo apporto tramite fertilizzazione fogliare è perciò molto importante, ma solo se c'è una carenza. Ecco dunque come fare per capire se le piante hanno bisogno di boro
Il boro gioca un ruolo chiave nella produttività dell'olivo (Foto di archivio)
Fonte immagine: AgroNotizie®
Quando ci si approccia al mondo della nutrizione delle piante bisogna sempre avere bene in mente il principio del mastello di Dobeneck, che sottolinea il fattore limitante alla produzione rappresentato dalla carenza di elementi minori. In sostanza, un agricoltore può fornire tutto l'azoto, il fosforo e il potassio di cui una pianta ha bisogno, ma se non cura anche l'apporto di microelementi, come il ferro, il calcio o lo zolfo, la pianta non raggiungerà mai il suo potenziale produttivo pieno.
Questo principio è ancora più vero per elementi chiave, come il boro, che in olivicoltura, come per altre colture, è essenziale durante la fioritura e la formazione delle drupe. Carenze di boro possono infatti inficiare il lavoro dell'agricoltore. Questo non significa che una pianta carente di boro non produrrà olive, ma sicuramente il suo potenziale produttivo non sarà pienamente raggiunto.
In questo articolo vedremo dunque a cosa serve il boro, come la pianta se lo procura e come facciamo a sapere se è necessario intervenire per apportarlo attraverso la concimazione fogliare da eseguire in primavera.
Il mastello di Dobeneck dimostra come la produttività sia limitata dalle carenze di microelementi
(Fonte foto: "Il Mastello di Dobeneck" di Roberto A. Pantaleoni, Luigi Mariani, Giovanni Ferrari)
Il ruolo del boro in olivicoltura
Il boro è un microelemento richiesto in quantità minime, ma con un ruolo essenziale nella fisiologia della pianta di olivo. È direttamente coinvolto nei processi di fioritura, nella germinazione del polline e nella fecondazione, oltre a favorire una corretta allegagione, ovvero la formazione dei primi frutticini. Ha anche un ruolo secondario, ma non trascurabile, nello sviluppo delle drupe e nel mantenimento dell'integrità dei tessuti.
Il boro è, assieme al fosforo, uno degli elementi più importanti nella fase di fioritura. La sua presenza condiziona non solo la quantità di fiori prodotti, ma anche la loro funzionalità. Normalmente, il boro viene assorbito dalle radici e poi traslocato ai tessuti attivi, ma questa dinamica può essere compromessa da diversi fattori. Tra i più comuni ci sono una scarsa disponibilità dell'elemento nel suolo, un pH troppo elevato (tipico dei terreni calcarei), basse temperature nel terreno, limitata umidità e problemi di traslocazione interna.
Come ricordato anche dal professore dell'Università di Pisa Riccardo Gucci nel suo manuale di concimazione dell'olivo, il tasso di traspirazione della pianta è determinante per l'assorbimento di elementi come il boro. In condizioni di stress idrico o bassa attività radicale, anche un suolo ricco può non essere sufficiente ad assicurare la presenza del microelemento nei fiori, in quanto non viene traslocato dalle radici ai rami attraverso lo xilema.
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Perché si può avere carenza di boro anche in suoli ricchi?
Uno studio condotto nella regione turca di Bursa ha messo in luce un aspetto fondamentale: la maggior parte del boro presente nei suoli è legata a forme non disponibili per la pianta.
Analizzando campioni di suolo a due profondità (0-30 centimetri e 30-60 centimetri), i ricercatori hanno osservato concentrazioni totali di boro molto elevate, con picchi superiori ai 600 milligrammi/chilogrammo. Tuttavia, la frazione effettivamente accessibile all'olivo (quella solubile) rappresentava solo una piccolissima parte del totale. Il boro tende infatti a legarsi a componenti minerali e organici del suolo, risultando bloccato.
Le olive sono le migliori indicatrici della presenza di boro nella pianta
(Fonte foto: © angelo chiariello - Adobe Stock)
Questo fenomeno spiega perché, anche in presenza di livelli apparentemente elevati di boro nel suolo, le piante possono comunque manifestare carenze. In particolare, in suoli calcarei o con scarsa attività biologica la disponibilità reale può essere estremamente limitata. Di qui l'importanza di ricorrere non solo ad analisi del suolo, ma anche a quelle fogliari (o meglio ancora, come vedremo, dei frutti), per determinare il reale stato nutrizionale dell'olivo.
Sempre dallo stesso studio emerge infatti che il frutto fornisce un'indicazione più sensibile e coerente del bilancio nutrizionale della pianta. Questo perché il contenuto di boro nelle drupe rispecchia più fedelmente l'effettiva disponibilità e l'assorbimento del microelemento durante le fasi critiche di fioritura, allegagione e sviluppo dei frutti. Se dunque si vuole avere una idea della disponibilità di boro l'ideale è analizzare la sua concentrazione nei frutti.
In generale, si considera che sotto i 20 milligrammi/chilogrammi di sostanza secca la pianta è in carenza, anche se il valore ottimale può variare tra le cultivar. Sopra i 25-30 milligrammi/chilogrammi si entra in una zona di optimum, mentre valori superiori a 60 milligrammi/chilogrammi possono segnalare un eccesso potenzialmente tossico.
Sintomi e conseguenze della carenza di boro
Una carenza lieve di boro non produce sintomi evidenti, ma può comunque ridurre in modo significativo il potenziale produttivo dell'impianto. Fioriture incomplete, allegagioni deboli e cascola precoce sono tutti segnali indiretti di una carenza.
Quando invece la penùria di boro è marcata, compaiono manifestazioni più evidenti.
Questi sintomi, però, compaiono solo in casi estremi:
- Foglie con disseccamenti apicali e caduta prematura.
- Rami con scopazzi, succhioni e disseccamenti.
- Frutti con malformazioni, suberosità e necrosi del mesocarpo.
Concimazione fogliare con boro: quando e come
Se dalle analisi emerge una carenza, il metodo più efficace per intervenire è la concimazione fogliare, da effettuare almeno quindici giorni prima della fioritura. Questo per dare tempo alla pianta di assorbire e traslocare l'elemento verso i fiori.
La soluzione va preparata con una concentrazione di 0,1-0,2% di boro nella miscela. È importante non superare questa soglia per evitare fitotossicità. È bene poi aggiungere un concime azotato per potenziare l'efficacia del trattamento, vista la fase di crescita intensa in primavera.
Eventuali interventi successivi alla fioritura sono meno efficaci, ma possono comunque essere utili per migliorare l'allegagione e ridurre la cascola precoce. In particolare, alcuni studi dimostrano che una seconda applicazione fogliare, quindici giorni dopo la fioritura, diminuisce il fenomeno della cascola che è di per sé fisiologico, ma che quando è eccessivo può danneggiare la produttività dell'impianto.
La concimazione fogliare è ideale per apportare il boro e anche l'azoto alla pianta
(Fonte foto: © batuhan toker - Adobe Stock)
Cosa dicono gli studi sull'uso del boro in olivicoltura
Vista l'importanza dell'olivo nell'economia di molti Paesi dell'area del Mediterraneo, sono numerosi i lavori scientifici pubblicati relativi all'impegno del boro come microelemento capace di migliorare la produttività degli oliveti. Differenti sperimentazioni sono state portate avanti testando, in vari areali e su differenti cultivar, trattamenti fogliari con diverse concentrazioni di boro, applicato singolarmente o insieme ad altri elementi.
In uno studio condotto in Egitto su olivi ventennali della cultivar Frantoio gli autori hanno analizzato l'effetto di sei diversi livelli di applicazione di boro per via fogliare (da 0 a 500 milligrammi/litro) prima della fioritura, con l'obiettivo di valutare l'impatto su resa produttiva e qualità dell'olio.
L'applicazione fogliare di boro alla dose di 200 milligrammi/litro ha determinato un aumento straordinario di produttività (+275%) e resa in olio (+318%) nella cultivar Frantoio. Al tempo stesso, ha migliorato la qualità dell'olio diminuendo acidità, perossidi e valore di saponificazione.
Tuttavia non bisogna pensare che le applicazioni fogliari portino sempre allo stesso risultato, in quanto molto dipende da come le piante sono state gestite negli anni precedenti, dalla cultivar, dall'andamento climatico e da altri fattori. Al di là di queste premesse però, il boro si conferma essere un elemento fondamentale.
Tesi confermata, ad esempio, in un articolo pubblicato nel 2022, dove si afferma che il boro, somministrato alla dose di 200 milligrammi/litro, si è rivelato un fattore chiave per migliorare la produttività. Sono emerse tuttavia differenze significative nella risposta, a seconda delle cultivar. Sorani, ad esempio, ha performato meglio rispetto a Khodeir, mostrando un miglioramento complessivo in tutti i parametri agronomici.
Un altro studio ha individuato la dose ottimale per il trattamento fogliare con boro a 150 ppm. Il trattamento ha migliorato sensibilmente la qualità dell'olio d'oliva della cultivar Ayvalik, agendo positivamente sulla composizione in acidi grassi, sui polifenoli e sui composti aromatici volatili. In definitiva, i risultati indicano che la gestione nutrizionale del boro è strategica non solo per la produttività ma anche per la valorizzazione commerciale dell'olio.