Semina dei cereali: nel solco dell'effetto starter
Partenze più veloci e omogenee se alla semina si utilizzano fertilizzanti granulari a effetto starter. Sul mercato sono presenti soluzioni minerali e organominerali per ogni esigenza
Pochi chili, massima resa. Questo il concetto base della concimazione localizzata lungo la fila al momento della semina dei cereali autunno-vernini. Lo scopo di tale pratica è quello di dare da subito il massimo del sostegno alle colture, affinché si presentino ai rigori invernali con uno stato fisiologico ottimale.
Sono infatti ormai lontani i tempi in cui si pensava di poter soddisfare le esigenze colturali con le scorie Thomas, di derivazione siderurgica, ricche sì di fosforo, ma in forme di scarsa o nulla utilizzabilità in campo. In sostanza, il terreno era ricchissimo di questo prezioso elemento, ma del suo ammontare complessivo ne restava a disposizione delle piante meno dell'1%. Il resto si inchiodava nella matrice solida e la sua presenza diveniva pressoché virtuale.
Pochi granuli, ma messi bene
Le tecnologie al servizio della semina si sono evolute molto negli ultimi decenni, permettendo di operare le ultime lavorazioni di affinamento del terreno contestualmente alla messa a dimora dei semi. Inoltre, i microgranulatori abbinati al cantiere di lavoro possono erogare la giusta quantità di concime granulare solo dove più esso serva, cioè immediatamente al di sotto dei semi, nello spazio che verrà esplorato dalle radici subito dopo la germinazione.
Per far ciò servono però prodotti specifici, caratterizzati da un'eccellente qualità dei microgranuli. Questi devono essere scorrevoli negli impianti di distribuzione, ma anche sufficientemente duri da resistere alle sollecitazioni meccaniche minimizzando il tal modo la produzione di polveri.
Fatte salve quindi le caratteristiche fisiche dei concimi microgranulari - e i prodotti di alta qualità sono in tal senso una garanzia - anche la loro composizione dovrà soddisfare le possibili diverse esigenze di ogni azienda cerealicola.
Equilibrati e completi
Come detto, il fosforo è l'elemento principe al momento della concimazione nel solco di semina, proprio a causa della sua scarsa mobilità nel terreno. Sul mercato si possono trovare soluzioni a diverso titolo di P2O5, in cui il fosforo può essere abbinato a differenti elementi nutritivi. In alcuni casi si possono eseguire applicazioni, per così dire, "basic", con microgranulari che contengono unicamente fosforo e azoto, quest'ultimo presente in forme diverse. Per esempio, in caso nel titolo sia riportato il monoammonio fosfato con una sola componente si somministrano entrambi gli elementi. Le soluzioni più complesse possono includere anche potassio, utile in specifici casi in cui l'elemento non risulti abbondante già di suo, come pure microelementi e perfino sostanza organica.
Tocco di finezza: la presenza di zolfo. Questo elemento è infatti fondamentale nei cereali poiché aumenta l'efficienza nell'uso dell'azoto a favore di una migliorata sintesi proteica, innalzando la qualità finale della granella, sia di frumento duro, sia di tenero.
Micro, ma dagli effetti macro
Quanto a microelementi i più frequenti sono manganese e zinco, poiché insieme ad azoto, fosforo e potassio ricoprono un ruolo fondamentale nel favorire la germinazione dei semi prima e lo sviluppo radicale poi, contribuendo alla vigoria complessiva delle piante anticipandone anche le fasi fenologiche.
La loro presenza bilanciata è utile nel prevenire carenze, permettendo al contempo di stimolare l'attività fotosintetica e di contrastare eventuali fenomeni di antagonismo con altri elementi nutrizionali.
La marcia in più della componente organica
Alcuni specifici formulati apportano anche una quota significativa di acidi umici e fulvici, i quali svolgono molteplici attività, sia nel terreno sia verso la pianta stessa. In quest'ultima attivano diversi processi metabolici, mentre nel suolo migliorano la sua fertilità generale migliorandone al contempo la struttura.
Una buona presenza localizzata di acidi umici e fulvici migliora la capacità di ritenzione idrica della matrice, agendo positivamente anche sulla complessiva capacità delle radici di estrarre dal terreno i diversi elementi minerali necessari. Ciò permette uno sviluppo più equilibrato e omogeneo sia dell'apparato radicale, sia della porzione epigea.