Grano duro, la concimazione in quattro tabelle
La concimazione del frumento duro è una pratica fondamentale per ottenere produzioni soddisfacenti di granella, sia in termini di volumi che di qualità, ad esempio per quanto riguarda le proteine. Ecco dunque quattro strategie, corredate da tabelle, per effettuare una concimazione del grano duro a regola d'arte
Sommario:
Una delle attività cruciali nella coltivazione del grano duro è la concimazione, fondamentale per fornire alla pianta tutti gli elementi nutritivi di cui ha bisogno. Una buona concimazione non solo consente produzioni abbondanti, ma anche di qualità, per quanto riguarda ad esempio il peso delle cariossidi e la percentuale di proteine.
Come tutte le piante, anche il frumento necessita di azoto, fosforo e potassio, i tre macroelementi alla base di ogni produzione vegetale. Tuttavia, nella maggioranza dei casi il potassio è già sufficientemente disponibile nei terreni e dunque non deve essere fornito con la concimazione. Stesso discorso per i microelementi (calcio, magnesio, zolfo, zinco, manganese, rame, boro e molibdeno), di cui i terreni italiani possiedono uno stock soddisfacente.
A meno di non perseguire obiettivi aziendali particolari, la concimazione del grano duro si limita dunque a fornire alle piante l'azoto e il fosforo e talvolta lo zolfo, che ha un ruolo importante nella formazione della spiga. Il timing di somministrazione deve avvenire in momenti ben precisi del ciclo colturale e nel calcolo delle dosi l'agricoltore deve tenere in considerazione diversi parametri.
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La concimazione del grano: quanto e quando
La scelta del momento in cui concimare il frumento duro e il calcolo delle dosi sono strettamente legati ad alcuni fattori:
- L'obiettivo aziendale, sia in termini di quantità di granella da produrre che di qualità.
- Le caratteristiche del terreno, in quanto il calcolo delle dosi è influenzato dallo stock di elementi nutritivi presenti nel suolo. Inoltre la tipologia di terreno può influenzare la disponibilità di nutrienti.
- La precessione colturale. Coltivazioni di specie leguminose (come il favino) apportano una considerevole quantità di azoto al terreno. Ma anche precessioni con mais, barbabietola da zucchero, patata e pomodoro sono positive. Da evitare invece la monosuccessione.
- La varietà. Ogni varietà di grano ha delle esigenze e un potenziale produttivo differente. Ad esempio con varietà più soggette all'allettamento l'apporto di azoto deve essere contenuto.
- L'andamento stagionale influenza soprattutto la tipologia di concime da usare e il momento di somministrazione. Piogge abbondanti dilavano i concimi (soprattutto quelli nitrici), mentre la siccità non rende disponibili per la pianta quelli dati al suolo.
Per il calcolo delle dosi bisogna considerare che il frumento duro asporta circa 3 chilogrammi di azoto per quintale di granella prodotta. Con una produzione di 35 quintali servono dunque circa 100 chilogrammi di azoto, che salgono a 180 se invece la produzione è di 60 quintali. Se nella precessione colturale è stata seminata una leguminosa però tali dosi devono essere diminuite, come se si è provveduto a spargere digestato o reflui zootecnici.
Per quanto riguarda il timing della concimazione bisogna considerare che al termine della levata il frumento duro ha assorbito già il 70-80% del fabbisogno di azoto, ma che lo sviluppo iniziale (fino alle tre foglie) può essere sostenuto anche solo dalle riserve di amido presenti nel seme.
Di solito dunque si procede con una concimazione di fondo a base di fosforo, il quale deve essere interrato in quanto non idrosolubile e scarsamente mobile nel terreno. Il fosforo è fondamentale perché sostiene lo sviluppo radicale. Inoltre rende le piante più resistenti alle malattie e influisce sulla precocità della coltura. Alla concimazione di fondo fosforica può essere abbinata poi quella azotata, usando ad esempio un concime binario.
Si procede poi con una prima concimazione di copertura in fase di accestimento, momento chiave in cui si ha il picco di assorbimento dell'azoto. Sarebbe poi utile una terza concimazione, questa volta ad inizio levata, in quanto è il momento in cui la pianta "programma" il numero di grani nella spiga. Più c'è azoto nel terreno, più la pianta potrà "spingere".
I cerealicoltori più attenti alla qualità della granella fanno poi una terza concimazione di copertura, prima della spigatura, in quanto fondamentale per accrescere il contenuto di proteine nella granella. Tale concimazione è spesso abbinata ai trattamenti fungicidi (spesso con triazoli) a difesa della spiga.
Per quanto riguarda la tecnica di distribuzione sarebbe preferibile effettuare una concimazione localizzata alla semina in modo da posizionare il concime a ridosso della rizosfera. Successivamente si possono usare spandiconcime a spaglio, meglio se dotati di rateo variabile, in modo da utilizzare le mappe di prescrizione per la concimazione di precisione.
Concimazione del grano duro, quattro strategie di intervento
Ogni agricoltore deve decidere la migliore strategia di concimazione del grano duro tenendo in considerazione la produzione attesa, la tipologia di terreni, la precessione colturale, il clima, eventuali accordi di filiera e il costo dei fertilizzanti.
Ogni azienda agricola è unica e dunque è impossibile identificare una strategia univoca che vada bene dalla Sicilia all'Emilia Romagna. Di seguito dunque proponiamo quattro differenti strategie, corredate di tabelle, che possono essere adattate alle esigenze della singola azienda agricola.
1: Concimazione frazionata e completa
Questa concimazione frazionata in quattro somministrazioni viene adottata soprattutto nelle aziende agricole del Centro Nord Italia, dove le condizioni climatiche permettono di raggiungere senza difficoltà produzioni di 60 quintali ad ettaro, con punte anche di 70-80. La richiesta di granella con alto valore proteico ha spinto a frazionare la concimazione, al fine di fornire alla pianta l'azoto di cui necessita in maniera costante. I risultati sono tenori proteici del 14-15% e anche più elevati.
La concimazione di fondo ha come obiettivo quello di fornire prima di tutto il fosforo e in secondo luogo l'azoto. Su precessioni con leguminose viene usato anche il semplice perfosfato (privo di azoto), ma più frequentemente viene usato un fertilizzante binario, contenente dunque azoto (ad esempio un fosfato biammonico 18-46).
Seguono successivamente tre concimazioni di copertura, queste esclusivamente azotate (vedi tabella). Nel caso in cui in copertura si sia dato solo il fosforo, è bene essere pronti con la prima concimazione di copertura, anticipandola anche alle cinque, sei foglie vere. Inoltre è sempre bene prestare attenzione al meteo, per verificare che siano previste piogge in grado di attivare i concimi. Soprattutto in spigatura la carenza di piogge può spingere l'agricoltore ad optare per una concimazione fogliare, con il vantaggio anche di abbinare la difesa fungicida della spiga.
Tabella: Timing e dosi
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
2: Concimazione di sola copertura
Nelle regioni del Sud Italia, dove la produttività dei campi è bassa (2,5-4 tonnellate/ettaro) gli agricoltori sono sempre molto attenti al contenimento dei costi e nella scelta della strategia di concimazione si guarda sempre con molta attenzione alla presenza o meno di piogge.
Per questo motivo alcuni agricoltori saltano la concimazione di fondo, possibile senza avere cali di produzione solo nei campi in cui il frumento è in successione ad altra coltura, come ad esempio il pomodoro o il favino.
La prima concimazione di copertura viene effettuata ad inizio accestimento, preferibilmente con un concime misto che contenga sia azoto prontamente assimilabile (come l'azoto ammoniacale) che una forma a lento rilascio (urea). Si prosegue poi con una seconda concimazione uguale alla prima, tra fine accestimento ed inizio levata. Si conclude poi con una concimazione fogliare in spigatura per mantenere alto il contenuto proteico.
Tabella: Timing e dosi
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
3: Concimazione di fondo più una in copertura
La Puglia è sicuramente la regione più importante per la produzione di grano duro, anche se le difficili condizioni climatiche non consentono produzioni elevate. Nella zona di Foggia la produzione media è di 3,5 tonnellate ad ettaro, mentre a Manfredonia, dove lo piogge sono più scarse, si scende a 2,5 tonnellate. Ma in altri areali, dove la pluviometria è più abbondante, si arriva anche a 4,5 tonnellate. Condizioni simili si riscontrano anche nella Sicilia Settentrionale, dove le produzioni si assestano intorno alle 3 tonnellate/ettaro.
In questi areali gli agricoltori si limitano ad effettuare solo due concimazioni: una di fondo e una in copertura. La concimazione di fondo viene fatta di solito con fosfato biammonico, in modo da fornire fosforo (70 unità) e azoto (30-40 unità) alle piante e sostenerle nella prima fase di crescita.
Viene poi effettuata una concimazione di copertura nella fase di accestimento-inizio levata. In questo secondo intervento si forniscono 50-60 unità di azoto, ad esempio tramite nitrato ammonico. La scarsità di piogge riduce il rischio che l'azoto venga dilavato e la forma nitrica, prontamente assimilabile, permette di sostenere la coltura nella formazione della spiga.
Tabella: Timing e dosi
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
4: Un solo intervento in copertura
In alcuni areali italiani, caratterizzati da temperature invernali particolarmente miti e scarsità di piogge nel periodo primaverile-estivo, è diffusa la pratica della singola concimazione in copertura. In questi areali, caratteristici del Sud della Sicilia, le produzioni sono scarse, non più di 3 tonnellate/ettaro, e la percentuale di proteine non supera l'11-12%.
La semina in queste zone avviene molto presto, già in ottobre, in assenza di concimazione di fondo. Quella di copertura viene invece effettuata precocemente, già a dicembre, in quanto il clima favorisce lo sviluppo del grano duro. A gennaio non è così inusuale avere il frumento già in fase di levata.
Per la concimazione viene utilizzata l'urea. Le temperature elevate anche in inverno rendono infatti il concime facilmente disponibile per le piante, mentre la scarsità di piogge scongiura il rischio di lisciviazione. Si tratta ovviamente di una strategia "a risparmio", che ha senso in areali dove la produttività dei campi è limitata dall'assenza di piogge e dalle temperature elevate.
Tabella: Timing e dosi
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Le carenze di azoto nella coltivazione del grano duro
L'azoto è il principale macroelemento utile alla produttività dei campi di frumento duro. Esso è l'elemento costitutivo dei tessuti vegetali e gioca un ruolo in tutte le fasi di crescita della pianta. È alla base dell'espansione fogliare e ritarda la senescenza, induce un maggiore accestimento, migliora la fertilità della spiga, nonché la grandezza delle cariossidi e il contenuto in amidi e proteine.
Un eccesso di azoto però può aumentare il rischio di allettamento, in quanto i tessuti vegetali diventano meno turgidi e si piegano con più facilità al vento. Inoltre, a causa della promozione delle crescita vegetale, eccessi di azoto possono facilitare il ristagno di umidità tra le foglie, creando un clima favorevole agli attacchi fungini. Inoltre rendono i tessuti vegetali maggiormente suscettibili ai miceti.
Al contrario, carenze di azoto causano una crescita stentata della pianta, le foglie ingialliscono e le cariossidi appaiono striminzite, con una percentuale di bianconatura elevata.
Il grano duro ha un fabbisogno di azoto pari a 3 chilogrammi per quintale di granella prodotta. Un campo che dunque produce 5 tonnellate di frumento avrà bisogno di circa 150 chilogrammi di azoto, se non si considera l'eventuale presenza nel suolo di sostanza organica.
Le carenze di fosforo nella coltivazione del grano duro
Il fosforo gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo della rizosfera e nell'incremento del numero di spighe per unità di superficie. Inoltre è importante per rendere le piante più resistenti alle malattie.
Una carenza di fosforo causa un ritardo e un minore accrescimento, nonché una stentata formazione di semi. Sulle foglie la carenza di questo minerale provoca una colorazione antocianica (rossastra) sulle foglie superiori, a cominciare dai bordi.
Il fosforo può essere fornito con la sola concimazione di fondo, ma è soprattutto durante l'accestimento e la levata che avviene il maggiore assorbimento. Durante la sola levata viene usato il 70-75% del fosforo necessario alla crescita. Il grano duro utilizza una quantità di fosforo pari a 1,4-1,6 chilogrammi/ettaro di anidride fosforica.
Grano duro, differenze tra i vari concimi
Il fosforo, ma soprattutto l'azoto, possono essere somministrati in diverse forme. Ecco dunque un elenco non esaustivo dei concimi utilizzabili.
Perfosfato. È un concime fosforico usato nelle concimazioni di fondo, granulare da interrare, che apporta alla coltura il fosforo di cui ha bisogno. Contiene anche zolfo, un microelemento utile per una buona spigatura.
Fosfato Biammonico 18-46. È un concime binario (azoto e fosforo) con azoto ammoniacale, ideale da utilizzare nella stagione fredda. Inoltre offre una buona resistenza al dilavamento e quindi può essere usato anche in stagioni piovose.
Nitrato ammonico. L'azoto nitrico è prontamente utilizzabile dalle piante e può essere impiegato anche durante la stagione fredda. Tuttavia si disperde molto facilmente a seguito di piogge (lisciviazione).
Urea agricola. È il concime più utilizzato in cerealicoltura per il suo basso costo (in anni normali) e per l'alto titolo in azoto. Non è un concime prontamente assimilabile, ma viene convertito in azoto ammoniacale nel terreno ad opera dei microrganismi. Risente delle basse temperature, al di sotto di 10°C diventa biodisponibile anche in molti giorni.
Concimi a lenta cessione. Sono forme di azoto complesse, come la metilurea o l'urea formaldeide, che per diventare disponibili per le piante devono subìre un processo di decomposizione da parte dei microrganismi del terreno e quindi offrono un periodo di copertura più lungo.
Concimi con inibitore dell'ureasi. Si tratta di urea trattata con un enzima che inibisce il processo di ureasi e quindi preserva il concime per un lasso di tempo più lungo.
Azoto a rilascio controllato. Sono fertilizzanti ricoperti con polimeri che proteggono i granuli di urea dalla pioggia e dai microrganismi. Il disgregarsi della copertura (che varia a seconda delle tipologie) rende l'urea disponibile per un lasso più o meno lungo di tempo.