Carota

Classificazione coltura: Ortaggi > Ortaggi a radice
Carota - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Umbelliferae
Genere: Daucus
SpecieDaucus carota L. ssp. sativus
La carota è una specie erbacea appartenente alla famiglia delle Ombrellifere, nota sia allo stato spontaneo (var. typicus) sia allo stato coltivato (var. sativus), diffusa in Europa, in Asia e nell'Africa Settentrionale.
È ritenuta originaria dell'area del Mare Mediterraneo, anche se alcuni autori indicano l'Asia come luogo di provenienza, dal quale questa specie orticola sarebbe stata importata in Europa agli inizi dell'Era cristiana. Questa specie era comunque già conosciuta ai tempi dei Greci e dei Romani che la utilizzavano più per scopi medicinali che a fini alimentari. Le prime notizie certe sulla carota a radice arancione, ricca di carotene ed a forma conica, risalgono al XVII secolo. Soltanto nel secolo scorso furono descritte in Francia le prime varietà, Nantes.
Le radici hanno ottime qualità alimentari perché ricche di glucidi di facile digeribilità, di beta-carotene, e di vitamine B e C e di sali minerali.
La coltivazione delle carote è diffusa in tutto il mondo. L'Asia è attualmente il player più importante con il 60% della produzione mondiale. In Europa viene coltivato il 24% della produzione totale. La Polonia è al primo posto con il 16%; seguono Regno Unito, Germania, Italia, Paesi Bassi, Spagna e Francia.
La coltivazione della carota in Italia ha un’estensione di circa 10.000 ettari, praticamente tutti in pieno campo. Viene coltivata in tutta Italia, ma soprattutto in Emilia-Romagna, Lazio, Abruzzo, Puglia e Sicilia.

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Ha
ton
ton/Ha
La carota richiede dei terreni leggeri, sabbiosi, omogenei e profondi, necessari per non ottenere una produzione di radici deformate o biforcute. Da evitare terreni pesanti e drenati male.
Sensibile all'influenza del clima, è una pianta che predilige terreni leggermente acidi (pH ottimale 6,5), freschi, fertili e sciolti. Nei terreni compatti o ricchi di scheletro le radici tendono a deformarsi, a diventare legnose, pallide, e, quindi, di scarso valore commerciale.
Fra due colture successive è necessario far intercorrere un intervallo di due anni; meglio evitare la successione con barbabietola, cipolla e con altre ombrellifere.
Le tecniche di produzione sono diverse e di conseguenza le asportazioni sono molto variabili. I valori degli asporti per una produzione di circa 60 ton/ha di radici sono attorno 100-120 di N; 40-70 di P2O5; 200-300 di K2O. Al momento del raccolto le foglie normalmente restano sul terreno e con esse si reintegrano una parte degli elementi asportati.
La concimazione organica, anche se raccomandata, è bene somministrarla alla coltura precedente, allo scopo di evitare problemi di radici biforcute o deformate. Si consiglia di avvicendare la carota con una coltura da rinnovo, che lasci una buona fertilità senza troppi residui pagliosi, che possono causare malformazioni alle radici.
Si ritengono medi dati produttivi di circa 50 ton/ha, con punte di oltre 80 ton/ha per le tipologie e le annate più produttive.
 
L'Azoto agisce sulle rese e sulla qualità, ma quest’azione dipende dal periodo d’apporto e dalla quantità applicata.
Come agisce sulle rese: diverse esperienze con dosaggi da 0 a 400 kg/ha di azoto hanno dimostrato che il massimo della produzione si è avuta a 200-220 Kg/ha d’azoto, ma il massimo della produzione di radici commercializzabili è stato ottenuto alla dose tra 80 e 110 kg. Inoltre l’eccesso d’azoto favorisce la comparsa di macchie sulle radici ed un aumento del contenuto di nitrati.
Come agisce sulla qualità: apporti precoci d’azoto favoriscono il contenuto in carotene, apporti tardivi permettono una migliore conservazione del fogliame verde (particolare interessante per facilitare la raccolta meccanica). L’azoto inoltre accelera il passaggio dalla colorazione gialla a rossa. Infine l’azoto, a dosaggi moderati, è un fattore di conservazione.
Quantità ed epoche d’apporto: la quantità varia in funzione della ricchezza del terreno, delle precedenti colture e della varietà.
Durante le prime 6-7 settimane di sviluppo il fabbisogno è molto basso, e l’esperienza ormai ci dimostra che un apporto più frazionato possibile è sempre la migliore scelta.
La fertirrigazione si rileva sempre più una reale possibilità per poter meglio gestire la concimazione azotata.
La carenza d’azoto si manifesta con una vegetazione molto stentata, con un fogliame di colore verde chiaro, le foglie ingialliscono e si arrossano per poi morire precocemente.
 
Normalmente i terreni di medio impasto, a parte i sabbiosi, sono ben provvisti in fosforo. L’apporto necessario per reintegrare le asportazioni può essere realizzato in pre-semina con 60-100 unità di P2O5.
La carenza di fosforo si manifesta con una vegetazione stentata, le foglie più vecchie hanno un colore tendente al violetto scuro per poi morire precocemente.
In caso di una ridotta disponibilità nel suolo, è ovviamente necessario prevenire le carenze di fosforo con concimazioni fosfatiche di fondo.
A dosaggi elevati di Potassio, qualche volta sono stati osservati degli effetti negativi, ma si pensa siano dovuti ad una sensibilità a carenze magnesiache indotte da un elevato apporto di potassio o da un aumento di salinità.
Alcune esperienze con Cloruro di Potassio hanno dimostrato una riduzione del contenuto in carotene e proteine rispetto all’utilizzo del Solfato di Potassio.
È bene conoscere il contenuto di Potassio e Magnesio nel terreno e di frazionare gli apporti utilizzando Potassio da solfato in pre-semina e Potassio da nitrato in copertura, se possibile frazionato in fertirrigazione.
Le carenze di Potassio determinano una vegetazione con un portamento striminzito, le foglie hanno i margini arrotolati e le più vecchie presentano delle necrosi ai loro margini.
 
Lo ione Ca++ partecipa alla costituzione della parete cellulare e della lamella mediana che si forma nel processo di divisione cellulare. All’interno della pianta il Calcio è trasportato unicamente per via xilematica in maniera passiva, seguendo il flusso traspiratorio. È un importante elemento per lo sviluppo delle radici.
La carota è mediamente esigente in quest’elemento. Le carenze si manifestano con appassimento delle foglie che diventano clorotiche.
 
Costituente fondamentale della clorofilla, il Magnesio è coinvolto nella fotosintesi.
Una carenza di magnesio provoca una leggera clorosi sulle foglie giovani e delle macchie sulle foglie più vecchie, che possono seccarsi.
Il magnesio viene apportato al terreno, con valori attorno 20-40 kg/ha di MgO, soprattutto nel caso si siano manifestati dei problemi causati dall’antagonismo potassio/magnesio, oppure intervenire con trattamenti fogliari.
La preparazione del terreno è un’operazione molto importante per la carota, al fine di evitare ristagni idrici con conseguente sviluppo di radici deformate.
In pieno campo è consigliabile un’aratura a 30-40 cm di profondità, magari abbinata a una ripuntatura, con interramento dei residui colturali che miglioreranno le struttura del terreno e aumenteranno il tenore di sostanza organica.
La semina viene normalmente effettuata con seminatrici di precisione di tipo pneumatico e utilizzando seme nudo a file distanti 15-25 cm. Si impiegano circa 5-7 kg di seme per ettaro.
Vista la sua lentezza di sviluppo nella fase iniziale, la lotta contro le infestanti deve essere molto accurata, a mano nei piccoli orti o con diserbanti selettivi in ambito professionale.
Quando le piantine hanno 3-4 foglie e sono alte 2-3 cm si procede al diradamento lasciando 60-100 piante per metro quadrato, a seconda della varietà e del tipo di terreno.

La raccolta viene effettuata prima che la radice abbia raggiunto il suo massimo sviluppo; può essere effettuata manualmente o con macchine in grado di compiere la sola escavazione o anche l'eliminazione delle foglie e del terreno dalle radici.
La coltura della carota può essere ordinaria o extrastagionale; la prima ha ciclo primaverile-estivo mentre la seconda ha ciclo estivo-autunnale o autunno-primaverile. La coltura protetta è ancora molto limitata.
Nelle colture a semina primaverile-estiva, se necessario, può diventare indispensabile intervenire con alcune irrigazioni, sia per agevolare la germinazione sia per l’accrescimento.
Irrigazione
Nelle prime fasi di crescita (emergenza - allungamento del fittone) la carota è moto sensibile agli sbalzi di umidità: gli eccessi o i ristagni sono la prima causa di marcescenza e spaccature mentre la mancanza provoca strozzature, deformazioni e limita lo sviluppo. Si evince chiaramente che un’irrigazione calibrata e costante influisce sensibilmente sulla qualità e quantità della produzione. In generale le condizioni ottimali di umidità del terreno si ottengono irrigando con volumi modesti e ripetuti.
Il metodo irriguo a pioggia fine (con micro-spinkler) è il più usato e in abbinamento a questo si sta diffondendo anche la tecnica della fertirrigazione che evita le concimazioni di copertura e di conseguenza l’uso del trattore con lo spandiconcime. Ma il vero grande vantaggio della fertirrigazione è la sua efficienza, in quanto permette di nutrire la coltura con interventi di fertirrigazione anche giornalieri.
 

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Forum - Ultima discussione su carota

Elateridi

Quest'anno ho avuto un forte attacco di ferretti sulle patate (il trattamento fatto con Mokap localizzato alla semina, non ha sortito alcun effetto), il prossimo anno dovrei seminare sullo stesso terreno le carote ma ho il timore che si possa ripresentare lo stesso problema. Qualcuno ha avuto esperienze simili e può darmi qualche consiglio in merito?

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