2025
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La nutrizione della carota: i cinque momenti di intervento

Avida di potassio, la carota necessita di concimazioni scalari e razionali, alternando concimazioni di fondo con altre praticate per via fogliare o tramite fertirrigazione

La nutrizione della carota: i cinque momenti di intervento - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

La concimazione della carota in cinque semplici passi (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Breakingthewalls - Adobe Stock

Stando a Istat, nel 2024 la carota coltivata a pieno campo occupava in Italia circa 11mila ettari, mostrando preferenza per i climi temperati e per terreni sciolti e ricchi di sostanza organica.

 

Esigente soprattutto quanto a potassio, la carota asporta i nutrienti in funzione della produzione che si intende ottenere. Mirando a rese di eccellenza, intorno cioè alle 60 tonnellate per ettaro, questa coltura asporta mediamente 180-190 chili di azoto, 90-95 di P2O5, 420-430 di K2O, 100-110 di CaO e 35-40 di MgO. Bene inoltre siano disponibili anche microelementi, al fine di sostenere gli specifici processi metabolici che ne abbisognano. 

 

I cinque momenti di intervento

La nutrizione della carota è pratica che inizia già alla preparazione del letto di semina, proseguendo poi nelle fasi di semina e di emergenza della coltura, completandosi poi durante lo sviluppo vegetativo e all'ingrossamento dei fittoni


Prima ancora di porre a dimora la coltura è necessario eseguire una fertilizzazione di fondo utilizzando letame maturo o concimi organici granulari. Ciò aumenta il tasso di sostanza organica al terreno, migliorandone sia la fertilità di base, sia la struttura. Aspetto quest'ultimo importante anche in ottica dell'accrescimento del fittone.


Alla semina si potranno poi distribuire fertilizzanti granulari localizzati lungo il solco, prediligendo quelli ad alto tenore di fosforo, meglio se complessi e con presenza di microrganismi benefici. Questi ultimi migliorano infatti gli equilibri microbiologici del terreno, aumentandone la biodiversità e creando condizioni meno favorevoli alla proliferazione dei patogeni terricoli. 


Anche durante la fase di emergenza è possibile intervenire, apportando alla coltura specifici fertilizzanti NPK, sempre granulari, possibilmente a rilascio graduale dell'azoto. Quest'ultimo elemento va infatti sempre dosato correttamente, al fine di evitare squilibri nello sviluppo vegetativo. 

 

Anche in fertirrigazione

Proseguendo nella stagione e passando alla fase di emergenza, ai fertilizzanti granulari possono subentrare quelli somministrabili tramite i normali impianti di fertirrigazione. Per sostenere al meglio la crescita delle piante è infatti bene fornire loro nutrimenti ad alto grado di biodisponibilità, inclusi meso e microelementi, questi ultimi anche in forma chelata. Sempre nello stesso momento sono applicabili anche biostimolanti, a completamento delle pratiche a sostegno del rigoglio vegetativo. 

 

Concimi fogliari e biostimolanti

Durante lo sviluppo vegetativo e all'ingrossamento dei fittoni si possono infine somministrare per via fogliare concimi complessi (NPK più meso e microelementi) e biostimolanti, come per esempio gli estratti algali contenenti fitormoni e altre sostanze utili alle piante, soprattutto in caso di stress ambientali. 


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