Cavolfiore

Classificazione coltura: Ortaggi > Cavoli
Cavolfiore - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Cruciferae o Brassicaceae
Genere: Brassica
Specie: Brassica oleracea L. var. botrytis
Il Cavolfiore (Brassica oleracea L. var. botrytis) è una tra le Crucifere più coltivate in Italia, diffusa soprattutto nelle regioni centro-meridionali e precisamente in Puglia, Campania, Marche, Toscana, Lazio e Sicilia.
La sua origine è piuttosto incerta. Il nome deriva dal latino "caulis" (fusto, cavolo) e "floris" (fiore).
I Paesi in cui è maggiormente diffusa la sua coltivazione sono l'India, la Cina, la Francia, l'Italia e gli Stati Uniti.
Il cavolfiore viene utilizzato sia allo stato fresco che surgelato, disidratato e sottaceto.
Il cavolfiore richiede terreni fertili di medio impasto ed un elevato livello idrico dello strato interessato dalle radici. L'evapotraspirazione è elevata anche per la notevole superficie traspirante dell'apparato fogliare.
Il valore del pH del terreno ideale deve essere circa 6,5, ma può aumentare ed avvicinarsi a 7,0-7,5 al fine di poter contrastare meglio la “Plasmodiophora brassicae”, patogeno che causa l’ernia del cavolo. La coltivazione si effettua in diversi periodi dell'anno, a seconda della località e delle cultivar impiegate.
Il cavolfiore teme: gli eccessi d’azoto, che possono creare problemi di qualità delle infiorescenze (i cavolfiori); le carenze in boro, che provocano delle deformazioni vegetative sul fusto, dove la parte interna diventa nera, fino a creare delle cavità all’interno del fusto stesso; le carenze in molibdeno, che possono dare delle foglie bollose e deformate. Infine, il cavolfiore è molto esigente in calcio e, come tutte le crucifere, in zolfo.

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Le rese in infiorescenze ed in foglie variano molto secondo le diverse varietà di cavolfiore, la stagione e le località di coltivazione.
In realtà una parte della pianta rimane sul campo; l’infiorescenza viene raccolta anche con una parte di foglie e di fusto, e viene poi rifinita la lavorazione per il confezionamento in magazzino.
Il cavolfiore reagisce in maniera evidente alla concimazione, soprattutto a quella azotata e/o fosfo-azotata. Non bisogna trascurare la concimazione potassica, visto l’incidenza che questo elemento ha sulla qualità della produzione. La somministrazione di fertilizzanti a base di zolfo sembra faccia aumentare la produzione. Come per gli altri cavoli, anche il cavolfiore richiede buone disponibilità di calcio.
In dipendenza di diversi fattori agronomici la produzione può oscillare tra 60 e 70 ton/ha di piante intere, con punte superiori a 100 ton/ha, mentre se si considerano soltanto le infiorescenze o i corimbi i valori scendono a 20-40 ton/ha
La concimazione azotata deve essere apportata in funzione della sua disponibilità nel terreno e con apporti frazionati. Per un impianto in fine estate-autunno, la somministrazione di azoto dovrà essere limitata. Nel caso la coltura di cavolfiore sia stata preceduta da un cereale, con il relativo interramento della paglia, o in un terreno povero di sostanza organica, l’apporto di fertilizzanti azotati dovrà essere più consistente.
Per una produzione estiva, si considera che il cavolfiore venga trapiantato in un terreno teoricamente dilavato dalle piogge primaverili, per cui la concimazione azotata dovrà fornire la totalità del fabbisogno della coltura, frazionando gli apporti.
Eccessi di concimazione azotata oltre a rendere la pianta più sensibile alle malattie, si possono avere accumuli di nitrati nell’infiorescenza. Sembra che la forma di azoto nitrico-ammoniacale sia quella che dà i migliori risultati.

 
Per quanto riguarda la fertilizzazione fosfatica, la solubilità del fosforo è di particolare importanza durante il processo di nutrizione della pianta poiché la disponibilità per le piante è condizionata dalla solubilizzazione dei composti di fosfato nell’acqua del suolo.
La disponibilità di fosforo nel terreno è buona in condizioni di pH acido (5,5-6,5). Di conseguenza, nei terreni neutri o sub-alcalini il fosforo può essere fornito in forma solubile, disponibile alle piante, da parte dell’agricoltore attraverso la fertirrigazione.
Fra i concimi che più contribuiscono all’apporto di fosforo c’è il perfosfato triplo Ca(H2PO4)2 con titolo 46-48% di P205, oppure in fertirrigazione l’acido Forsforico o i fertilizzanti N-P o P-K idrosolubili.
Il consumo di potassio da parte del cavolfiore è da 3 a 5 volte più elevato rispetto al fosforo. In terreni molto ricchi di questo elementi si potrebbero verificare dei "consumi di lusso", cioè assorbimenti da parte della pianta oltre il suo reale fabbisogno.
Nel caso di una coltivazione tardiva a ciclo lungo, potrebbe essere consigliabile frazionare una parte della quantità di potassio, se possibile tramite ricorso alla fertirrigazione.
È preferibile apportare il potassio sotto forma di solfato visto l’esigenza di zolfo della pianta. Una carenza di potassio ha per conseguenza una produzione d’infiorescenze più leggere.

 
Le funzioni del calcio nelle piante di cavolfiore, sono prevalentemente collegate alla resistenza meccanica dei tessuti vegetali, in quanto i pectati di calcio svolgono un’azione di sostegno e di rinforzo delle lamelle mediane delle membrane cellulari.
Nelle piante di cavolfiore la carenza di calcio può comparire, anche se l’elemento è ben presente, quando la elevata umidità limita molto la traspirazione e con essa la traslocazione del calcio verso gli organi epigei nei momenti di forte sviluppo. In questo caso le nervature delle foglie giovani diventano scure con necrosi apicali e marginali; la testa del cavolfiore, (quando ha un diametro di 3-5 cm), diventa vetrosa e può marcire. La necrosi delle foglie interne si manifesta in modo grave soprattutto quando la umidità relativa è costantemente sopra al 95%.
Costituente fondamentale della clorofilla, il Magnesio è coinvolto in diversi processi fisiologici e metabolici, a partire dalla fotosintesi, l’assorbimento dei nutrienti e il loro trasporto all'interno dei tessuti.
I cavolfiori sono sensibili alle carenze in terreni poveri di magnesio, per cui occorre prestare particolare attenzione alla scelta del fertilizzante: sono da preferire NPK contenenti MgO oppure del solfato di potassio magnesiaco.
Aspetto caratteristico che contraddistingue sicuramente le Brassicacee è un forte fabbisogno dell’elemento zolfo, che viene asportato dalle piante di questa famiglia in cospicue quantità, anche superiori al fosforo. Nel cavolfiore, (come negli altri cavoli e Brassicacee tutte) in carenza di zolfo le foglie restano piccole e di colore giallo.
Le richieste medie per lo zolfo vanno infatti dai 35 ai 50 kg/ha: questo forte assorbimento di zolfo dipende dal fatto che una caratteristica peculiare di questa famiglia di piante è quella di produrre particolari composti solforati, i glucosinolati.
Nella normale pratica colturale raramente viene effettuata una concimazione specifica con zolfo, ma si fa in genere affidamento sugli apporti “impliciti” derivanti sia da una cospicua concimazione organica di qualità oppure dall’elemento presente in altri concimi come il Solfato di potassio: ad esempio se dobbiamo apportare 100 unità di potassio e li apportiamo con il solfato di potassio, distribuiamo nello stesso momento 90 unità di zolfo espresse come anidride solforica.
Il cavolfiore è considerata una coltura da rinnovo (intercalare) e può seguire il grano o gli ortaggi come la fava, il pisello, la carota e la patata. Può anche essere intercalato tra grano e pomodoro, utilizzando cultivar a ciclo breve. È da evitare la monosuccessione, specie se non vengono eliminati i residui della vegetazione, in particolare se colpita da malattie.
Il trapianto è la tecnica d’impianto più diffusa. Quando le piantine hanno 4-6 foglie e 15-20 cm di altezza vengono trapiantate in pieno campo.  
In funzione delle dimensioni delle piante si hanno diverse fittezze d'impianto. Le varietà tardive sono più grandi di quelle precoci, per cui le distanze d'impianto variano da 60 a 100 cm tra le file e 40-70 cm lungo le file, con una densità di piantine variabile dalle 15.000 alle 30.000 ad ettaro.
Per ogni 10 tonnellate di produzione di corimbi le piante asportano circa 50 di CaO e 8 di MgO.
I concimi azotati vengono somministrati in 2-3 frazionamenti: al trapianto o alla semina, circa 20 giorni dopo il trapianto o al momento del diradamento e circa un mese dopo quest'ultimo se si tratta di cultivar precoci o più tardi se tardive.
Le operazioni più importanti dopo la concimazione, sono il diserbo e l’irrigazione.
Il cavolfiore è molto sensibile agli sbalzi idrici. Questi provocano prefioritura che si traduce in un notevole scarto di produzione al momento del raccolto.
Mediamente sono necessari 2-3 interventi irrigui subito dopo il trapianto per facilitare l’attecchimento e, soprattutto per le varietà precoci in annate siccitose, intervenire con ulteriori 2-4 irrigazioni durante il corso della coltura. L’irrigazione è indispensabile nel periodo primaverile-estivo soprattutto in fase di trapianto e d’ingrossamento della testa.

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