Attualmente la varietà più conosciuta è la Duke (che rappresenta l'80% della produzione totale), caratterizzata da una spiccata precocità. Nel periodo medio-precoce abbiamo: Draper, Blue Ribbon, Top Shelf. Nel periodo intermedio ci sono Cargo e Liberty mentre nel periodo tardivo Last Call e Aurora.
Occorre prestare particolare attenzione all'esposizione: la zona di coltivazione deve essere ben illuminata ma non troppo soleggiata. La pianta è molto rustica e sopporta bene le basse temperature.
In linea generale il suolo è con molta probabilità l'elemento su cui porre maggiore attenzione, nella coltivazione del mirtillo. È molto importante conoscere l’acidità del terreno. Questo parametro è fortemente vincolante per ottenere un'adeguata produzione presente e futura. Il pH deve essere compreso tra 4,5 e 5,5. In caso contrario la pianta avrà uno sviluppo limitato, una scarsa produzione e le foglie tenderanno all’ingiallimento. Per questo motivo sarà necessario acidificare il terreno.
Ma come può fare un agricoltore ad acidificare?
Per acidificare si possono utilizzare degli acidi minerali durante la fertirrigazione. Oppure può essere una buona norma ammendare il terreno con torba acida, sia nella fase di preparazione del terreno che nel momento della messa a dimora delle piante.
Oltre al pH molto acido la pianta di mirtillo predilige un suolo leggero, sciolto, ben drenato, ricco di sostanza organica (4-8% almeno) e privo di calcare.
Il mirtillo è una pianta con esigenze nutrizionali specifiche. È importante apportare sostanza organica, preferibilmente di derivazione acida (torba acida, corteccia di conifere, etc). Questo già di base rappresenta un buon apporto di elementi nutritivi. Proprio per questo motivo normalmente si può anche limitare, se non evitare, l'apporto di dosi di azoto: meglio non esagerare in quanto eccessi di azoto ammoniacale o nitrico assorbiti possono pregiudicare la consistenza della polpa e la shelf-life.
All’impianto può essere utile apportare fertilizzanti a base di fosforo (P2O5) 30-40 unità/ha, e di potassio (K2O) 100 unità/ha.
Durante la coltivazione è buona prassi (sempre verificando in base ad analisi del terreno e/o analisi fogliare) apportare circa 10-20 kg/pianta di sostanza organica e zolfo pellettato per acidificare la baulatura (300-600 kg/ha). In autunno aggiungere 40-60 unità/ettaro di P2O5 e 80-100 di K2O. L'azoto va dato in tre riprese (a partire da inizio primavera) sotto forma ammoniacale nelle dosi di 40 grammi/pianta, oppure con la fertirrigazione a goccia, aumentando il frazionamento in misura dell’esigenza idrica della pianta.
Potrebbe essere necessario ed importante anche intervenire con prodotti fogliari a base di microelementi e sostanze capaci di aumentare la consistenza e la sostanza secca nei frutti come i biostimolanti.
L’irrigazione è uno dei fattori determinanti per la crescita e la produzione di mirtilli, sia in caso d'eccesso che di carenza.
Questo è dovuto ad uno scarso e superficiale sviluppo dell'apparato radicale.
Il mirtillo quindi teme la siccità e richiede un frequente apporto idrico. Per irrigare il mirtillo bisogna evitare l'uso di acqua troppo calcarea, che contribuisce a rendere il terreno alcalino.
È evidente che indicare valori a priori è difficile, in quanto differiscono per età della pianta, varietà e condizioni pedo-ambientali.
I periodi più delicati sono lo sviluppo vegetativo e la fase di maturazione dei mirtilli.
Per la distribuzione si dovranno scegliere impianti in grado di fornire volumi irrigui di bassa portata con frequenza elevata: i più idonei sono quelli a distribuzione localizzata come l’irrigazione a goccia.