Le cultivar commerciali che si stanno diffondendo hanno una rapida messa a frutto e già al secondo anno possono dare un minimo di produzione. Si rende necessario sostenere la pianta quando vi è un pesante carico sui giovani rami.
Il melograno viene generalmente propagato per talea e l’uso del portinnesto è poco diffuso, anche perché, per le caratteristiche del tronco, il punto d’innesto può risultare fragile.
Un’altra possibilità per la propagazione del melograno è rappresentata dalla micropropagazione. I vantaggi di tale tecnica sono molteplici, tra questi la possibilità di ottenere un elevato numero di piante, in tempi e spazi ridotti partendo da poco materiale vegetale, e di produrre piante certificate dal punto di vista sanitario e genetico.
La densità di impianto consigliata è di 500-600 piante/ha.
Nella fase di pre-impianto è necessario fare delle analisi chimico-agrarie al terreno, per definirne le caratteristiche fisiche e la dotazione in elementi nutritivi. Tra i parametri da analizzare ve ne sono alcuni che non variano nel tempo, se non molto lentamente, ed è dunque necessario conoscerli prima dell’impianto, allo scopo di prevedere eventuali interventi correttivi. Questi sono: scheletro, tessitura, reazione, contenuto in carbonati totali, calcare totale e attivo. Gli altri parametri da considerare sono: sostanza organica, azoto totale, fosforo assimilabile, basi di scambio (potassio, calcio, magnesio e sodio), conducibilità elettrica e dotazione in microelementi.
La concimazione di fondo all’impianto prevede l’apporto di sostanza organica e concimi fosfopotassici e, se necessario, l’uso di correttivi del pH.
Per aumentare la sostanza organica si può utilizzare letame ben maturo (circa 50-80 ton/ha), compost o concimi organici. È sempre bene prevedere un sovescio di leguminose o crucifere anche durante gli anni di coltivazione.
Per la concimazione di fondo di norma si aggiungono 100-150 kg di P2O5 e 200-250 kg di K2O, in funzione delle caratteristiche del terreno, tenendo presente che un eccesso di potassio può inibire l’assorbimento del calcio, fondamentale per la serbevolezza del frutto di melograno.
Grazie alla diffusione della pratica della fertirrigazione, è possibile evitare il ricorso a una vera e propria concimazione di fondo invernale durante la coltivazione e limitarsi, in fase d’impianto, ad interventi con ammendanti o correttivi solo per migliorare le condizioni di fertilità generale del terreno.
Irrigazione.
In estate il melograno ha bisogno di ricevere una certa quantità di acqua per garantire una buona fruttificazione autunnale. Per questo motivo fin dalla messa a dimora è opportuno predisporre un impianto di irrigazione a goccia, fondamentale soprattutto per i primi anni, e utile anche in seguito in mancanza di precipitazioni.
In generale comunque è una pianta che tollera abbastanza bene la siccità, purché non troppo prolungata. Gli eccessi di acqua sono dannosi perché potrebbero causare spaccature nei frutti e conseguente perdita di qualità, oltre che danni alle radici.