Il susino fruttifica senza problemi fino ad oltre i 1.000 metri d’altitudine e resiste maggiormente alle gelate primaverili poiché la
fioritura è più tardiva di altre drupacee. Resiste quindi meglio ai ritorni di gelo ed è adatto alle zone interne, con clima più rigido. Ha in genere una
maturazione dei frutti più tardiva e soffre le zone troppo umide.
Il susino ha un
fabbisogno di freddo di circa 500-800 ore con temperature al di sotto di +7°C per poter fiorire e produrre normalmente.
Impianto
Nella
preparazione del terreno per un nuovo impianto è necessario anzitutto assicurare il
deflusso delle acque superficiali, lo scolo delle acque di infiltrazione e la transitabilità ai mezzi meccanici in condizioni di massima sicurezza. Per lo scolo delle acque superficiali, ove necessario, si predispongono delle leggere pendenze e si ripristinano i fossi di raccolta e di smaltimento. In casi particolari si potrà eseguire anche una baulatura del terreno lungo i filari.
L'uso generalizzato, per ora, di vari tipi di
mirabolano quale portinnesto del susino, non pone grandi problemi nella scelta del terreno in quanto questo
si adatta alla maggior parte dei suoli, da quelli argillosi e pesanti a quelli sabbiosi e calcarei, ed anche terreni piuttosto magri e ricchi di scheletro. L’adozione di portinnesti meno vigorosi, come GF 655/2, riduce questa adattabilità ai terreni.
La preparazione del terreno comporta, come per le altre drupacee, una lavorazione più o meno profonda a seconda della struttura del suolo, con
interramento di sostanza organica, di concimi fosfatici e potassici in buona quantità per elevare a livelli ottimali la fertilità. L'aratura o ripuntatura deve essere più profonda in zone siccitose o non irrigabili.
Le
forme di allevamento del susino sono le stesse utilizzate per le altre drupacee, cioè forme in volume: vaso libero, ritardato, basso; e forme appiattite: palmetta, fusetto, ipsilon.
Il comportamento della pianta di susino cambia però a seconda delle varietà, da molto assurgente a molto espanso. Occorre tenerne conto perché una varietà molto assurgente non si presta facilmente ad una forma a vaso così come quella molto espansa non si adatta al fusetto.
La tendenza, ormai generalizzata, di puntare a
taglie contenute con un'intensificazione della densità delle piante e la ricerca di forme basse per la raccolta in massima parte da terra, vale anche per il susino.
Le forme di allevamento possono essere: vaso basso (sesti 5,5 x 3 m), palmetta irregolare (4,5 x 3 m), e Palmetta libera (4,5 x 3 m).
Concimazione
L'azoto è l'elemento maggiormente considerato nella concimazione del susino, ma per ottimizzare la produttività e la qualità dei frutti sono importanti anche il fosforo e il potassio, macroelementi questi ultimi, che vanno somministrati in autunno, nonché magnesio, boro, calcio e ferro chelato. La distribuzione dell'azoto va fatta 1/3 in inverno-fine inverno, 1/3 dopo l'allegagione ed il rimanente 1/3 durante l'accrescimento dei frutti.
È diffusamente risaputo che ormai in moltissime aziende agricole la
distribuzione del concime viene effettuata con la fertirrigazione, grazie alla quale è estremamente agevole frazionare gli interventi sin dall’inizio della nuova attività primaverile della coltura, procedendo, si comprende, con scelte del tutto razionali su quantità e qualità dei concimi ed epoca di distribuzione.
Irrigazione
L’irrigazione è fondamentale nel periodo della fioritura, dell’allegagione e dell’accrescimento del frutto.
I fabbisogni idrici del susino variano secondo diversi fattori: terreno, piovosità, portinnesto, varietà, gestione del suolo, ecc..
Per un ettaro di susino in produzione, si stima un consumo di
200-300 mm di acqua, pari a 2.000 a 3.000 mc d’acqua/ha, considerando però che le piante utilizzano solo una parte dell’acqua che arriva loro con le precipitazioni o con l’irrigazione; l’apporto sarà quindi sensibilmente superiore.
Soprattutto appena dopo il trapianto, fino ai due-tre anni, si deve irrigare con l'obiettivo per favorire
l'attecchimento e lo sviluppo delle giovani piante.
Si può optare per un impianto di
irrigazione a goccia al fine di avere una maggiore precisione nella distribuzione dell’acqua nei periodi più importanti per la pianta.
La distribuzione del totale volume di adacquamento deve differenziarsi in funzione delle diverse situazioni:
a) più frequente nei terreni sciolti che in quelli compatti;
b) più concentrata in primavera-inizio estate per le varietà precoci;
c) più abbondante nella fase di fioritura;
d) scarsa fino all’indurimento del nocciolo;
e) più elevata durante l’accrescimento del frutto nel mese che precede la raccolta;
f) ancora limitata dopo la raccolta seppur continua, per favorire la differenziazione delle gemme e l’accumulo di sostanze di riserva.
La
fertirrigazione è una tecnica importante, i cui effetti benefici sono subordinati a un’attenta conoscenza di tutti i fattori che condizionano le caratteristiche vegeto-produttive del frutteto. Per evitare eccesso di salinità nel terreno i valori di
conducibilità della soluzione erogata non devono superare i
1,4-1,8 mS/cm.
Un altro aspetto importante è rappresentato dal
pH della soluzione nutritiva erogata, che si deve mantenere
al di sotto di pH 6,5 per evitare che si formino incrostazione da calcare che possono occludere i gocciolatori e quindi preservare la funzionalità dell’impianto. Valori ottimali sono compresi tra pH 5,5 e 6,5. Nel caso in cui sia necessario abbassare il pH della soluzione fertirrigata viene consigliato l’uso di acidi come il Nitrico o il Fosforico.