Il mandorlo allevato in modo intensivo necessita di una corretta gestione del suolo. La non lavorazione del terreno e l’inerbimento tra le file sono le tecniche utilizzate nei mandorleti specializzati: per i primi due o tre anni successivi all’impianto il terreno viene lavorato, poi dal terzo anno viene seminata una coltura erbacea o vengono lasciate sviluppare le erbe spontanee. Dopo che le erbe sono andate a seme, a cominciare da luglio, il tappeto erboso viene sfalciato basso per ottenere un manto pulito, al fine di poter effettuare la raccolta meccanica. Sotto le file si eseguono dei diserbi chimici o meccanici.
La potatura in allevamento deve essere contenuta, per favorire un rapido sviluppo delle piante ed una precoce entrata in produzione.
Oltre alla concimazione organica d’impianto, generalizzata o localizzata sulla fila o nella buca, si dovrà effettuare anche quella minerale che dovrà tener conto delle dotazioni rilevate con le necessarie analisi al terreno.
Come per il pesco, la concimazione di produzione dovrà prevedere 30-50 unità di azoto in autunno e altrettante unità durante la primavera-estate, distribuite in modo frazionato nel periodo compreso fra la fioritura e l’accrescimento dei frutti, evitando apporti in prossimità della maturazione.
Gli altri elementi andranno distribuiti per lo più in autunno. In condizioni normali o di scarsa dotazione si prevedono circa 20-40 Kg/ha di fosforo, 100-200 Kg/ha di potassio, più microelementi.
Irrigazione
Le esigenze idriche del mandorlo dipendono dalle condizioni pedoclimatiche e dal portinnesto. Il mandorlo sopporta bene la siccità, non ha bisogno d’irrigazione e si accontenta delle precipitazioni naturali. Tuttavia, un periodo troppo prolungato di caldo e siccità può provocare disidratazione dei semi, le cosiddette “mandorle monache”. In questo caso è bene intervenire con qualche irrigazione di emergenza o di soccorso. Una quantità media di acqua che deve avere un impianto di mandorlo, si aggira intorno ai 2.000-3.000 m3/ha all'anno. L’epoca di erogazione è compresa tra maggio ed agosto.
Fertirrigazione
La distribuzione dei fertilizzanti è preferibile che avvenga attraverso la fertirrigazione, in quanto giungono in soluzione rapidamente a livello della zona radicale espletando la loro azione in modo tempestivo e proporzionato alle esigenze della coltura, in quanto viene somministrato in funzione dell’attività vegetativa e della carica produttiva del mandorleto. Si ottengono ottimi risultati distribuendo pochi grammi per pianta e ripetendo l’operazione più volte in funzione delle esigenze delle piante.
Con la fertirrigazione è possibile ridurre anche del 30% la quantità di azoto e di potassio consigliata nella distribuzione a pieno campo.
La distribuzione del potassio mediante fertirrigazione offre numerosi vantaggi, legati soprattutto ad una maggiore mobilità dell’elemento nella zona esplorata dall’apparato radicale.
Qualora siano adottate entrambe le tecniche, la concimazione a pieno campo e la fertirrigazione, l’apporto dei fertilizzanti non deve comunque superare le quantità sopra indicate.
La concimazione deve essere guidata dalla valutazione dello stato vegetativo (lunghezza dei germogli, presenza di succhioni, colore delle foglie), dalla produzione per ettaro e dell’epoca di maturazione.