Mandorlo

Classificazione coltura: Fruttiferi > Fruttiferi da frutto a guscio
Mandorlo - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Rosaceae
Genere: Amygdalus
Specie: Amygdalus communis L.
Il Mandorlo (Amygdalus communis L.) è una pianta appartenente alla famiglia delle Rosaceae originaria dell'Asia centro occidentale. Venne introdotto in Sicilia dai Fenici, proveniente dalla Grecia, tanto che i Romani lo chiamavano "noce greca". In seguito si diffuse anche in Francia e Spagna e in tutti i Paesi del Mediterraneo. In America giunse nel XVI secolo.
Gli Stati Uniti, in particolare la California, sono attualmente il primo produttore mondiale, con 1.030.000 tonnellate (45% del totale), seguito da Spagna con 255.500 tonnellate e Marocco con 116.900 tonnellate. L'Italia è al sesto posto con 79.600 tonnellate e 58.450 ettari. Nel nostro Paese le mandorle si possono coltivare a qualsiasi latitudine, anche se sono le regioni meridionali (Sicilia e Puglia) a registrare la presenza del maggior numero di mandorleti.
Il mandorlo predilige ambienti con climi tipicamente mediterranei. Soffre il gelo ed il vento freddo, fattori che danneggiano inevitabilmente la fioritura. L’ideale, per la coltivazione del mandorlo, sono le zone di prima collina, dove c’è una buona areazione e le gelate sono ridotte. Sopporta bene la siccità ed il caldo eccessivo, ma teme l’eccesso di umidità. Il terreno ideale per la coltivazione del mandorlo è quello soffice e di medio impasto, dotato di una discreta fertilità (può essere utile anche un leggero livello di calcare attivo).
La raccolta si attua tra la fine di agosto e la fine di settembre, in relazione alla cultivar. Tradizionalmente i frutti caduti sono raccattati da terra o mediante raccattatura diretta o dopo caduta entro le reti. La raccolta meccanica, già attuata negli Stati Uniti, non è ancora entrata nell'uso corrente in Italia. Dopo la raccolta i frutti vengono fatti asciugare all'aria e successivamente viene praticata la smallatura, operazione attuata meccanicamente. I frutti smallati devono essere successivamente essiccati. Ultimata tale operazione, prima di predisporre i frutti per la conservazione, è possibile effettuare l'imbianchimento con anidride solforosa per migliorare l'aspetto esteriore; è possibile anche effettuare una disinfezione e disinfestazione contro alcuni parassiti particolarmente dannosi durante la conservazione.
Le mandorle vengono utilizzate per la maggior parte dall'industria dolciaria (confetti, torroni, ecc.) e in piccola parte consumate come frutta secca.

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Il Mandorlo si adatta bene ai diversi tipi di terreno. Richiede un terreno con un buon drenaggio, con un pH compreso tra 7.0 e 8.4, una dotazione di calcare attivo compreso tra il 7 e 10 %, ed una salinità inferiore a 3 µS/cm.
Le esigenze nutrizionali e quindi le concimazioni si possono ritenere abbastanza simili a quelle del pesco per quanto riguarda l’azoto, mentre sono superiori per il fosforo ed il potassio.
Le concimazioni di arricchimento del terreno, potranno essere effettuate con perfosfato triplo, per quanto riguarda il Fosforo, mentre per quanto riguarda il Potassio si può optare per la forma solfato o per la forma cloruro, meno costosa; gli apporti possono giungere anche a 200-300 unità/ha di K2O per il potassio, se il livello di carenza è grave.
Nel periodo di piena produzione la quantità media di produzione oscilla tra 7 e 9 ton/ha di mandorle con mallo e guscio. Una volta sgusciate, si ottengono da 0,8 a 1,2 ton di semi.
Le percentuali in peso dei vari componenti del frutto del mandorlo sono le seguenti: mallo 42%, guscio 45%, seme 12%. Tolto il mallo, le proporzioni sono: guscio 72%, seme 28%. II mallo ed il guscio sono buoni combustibili.
 
L’azoto è un costituente importante per le proteine come per altri numerosi composti ed è il principale fattore di accrescimento per le piante. Si trova più o meno equamente distribuito nei tessuti delle piante, radici, legno e foglie.
L’azoto viene utilizzato nelle foglie per produrre altre sostanze organiche complesse le quali sono indispensabili per la formazione e l’accrescimento dei nuovi tessuti e come sostanze di riserva per la pianta.
L’azoto diminuisce durante il periodo di sviluppo e decresce anche nel periodo della cascola delle foglie, in esse l’azoto è contenuto in una percentuale fino al 4% di sostanza secca.
Durante la fioritura l’azoto presente nel legno e nelle radici diminuisce, le quote di azoto si accrescono nuovamente dopo la fioritura della pianta.
La fase critica di presenza dell’azoto nella pianta si registra nel momento dell’allegagione e della crescita primaverile dei germogli.
Un’altra fase delicata che richiede buoni quantitativi di azoto è durante la maturazione del legno in autunno.
Una carenza di azoto è possibile soprattutto con potature ricche e ridotti apporti manuali. La carenza si manifesta con uno scarso rinnovo vegetativo, con una minore produzione di frutti e una loro minore pezzatura.
L’eccesso di azoto nel mandorlo si verifica con un eccessivo vigore vegetativo e una minore produttività della pianta.
Il fosforo fa parte di numerosi composti organici responsabili della sintesi delle proteine e del trasporto energetico cellulare.
Il fosforo favorisce la fioritura, l’allegagione e la lignificazione. Esso è contenuto in buona quantità nelle gemme a fiore in modo simile a quanto accade per il pesco.
Il fosforo si presenta naturalmente nel terreno ma non è sempre disponibile in quanto può essere insolubile e quindi non assimilabile direttamente dalle radici della pianta.
La presenza del fosforo nella pianta si rinviene in particolar modo nelle foglie e nei tessuti in accrescimento come branche e germogli.
Le richieste di fosforo nella pianta di mandorlo aumentano durante la fase di maturazione del legno in autunno. In terreni mediamente dotati di sostanza organica non è necessario prestare particolari attenzioni a questo elemento.
Un altro elemento importante per lo sviluppo del Mandorlo è il potassio che interviene nella sintesi degli idrati di carbonio e delle proteine. Permette inoltre il trasporto di elementi di riserva dalle foglie ai frutti e agli organi legnosi.
Il potassio nella pianta di Mandorlo è contenuto all’incirca come per le quantità di azoto; per le foglie quindi si ha un contenuto in sostanza secca di circa il 4%.
La fase critica in cui è necessaria una buona quantità di potassio è durante la maturazione del frutto in estate.
Una carenza di potassio si verifica con effetti negativi sulla capacità di fruttificazione della pianta e sulle caratteristiche qualitative dei frutti. Le foglie formate hanno inoltre una dimensione più piccola manifestano clorosi. Sui germogli al loro apice si possono osservare delle necrosi più o meno ampie. I frutti nel guscio si accrescono molto lentamente e presentano dimensioni ridotte.

 
La funzione principale del calcio nella pianta è quella di favorire la resistenza meccanica dei tessuti vegetali.
Il calcio è un elemento molto importante per la pianta di mandorlo. Esso viene assunto in grandi quantità dalla pianta per la formazione dei frutti. Inoltre la pianta di mandorlo tollera bene i terreni che hanno un elevato tenore di calcio.
La carenza di magnesio, comporta riflessi negativi soprattutto sulla efficienza dell’apparato fogliare, dal momento che è uno dei principali componenti della clorofilla. Si evidenzia con clorosi più o meno accentuate, tipicamente interessanti la zona della lamina fogliare prossimale alle nervature, mentre l’area internervale, almeno in un primo momento, mantiene la colorazione verde scura. Il magnesio, come per altre drupacee, presenta asporti in linea con quelli del fosforo, per cui se il terreno è povero in magnesio bisogna intervenire con opportune concimazione.
Il mandorlo allevato in modo intensivo necessita di una corretta gestione del suolo. La non lavorazione del terreno e l’inerbimento tra le file sono le tecniche utilizzate nei mandorleti specializzati: per i primi due o tre anni successivi all’impianto il terreno viene lavorato, poi dal terzo anno viene seminata una coltura erbacea o vengono lasciate sviluppare le erbe spontanee. Dopo che le erbe sono andate a seme, a cominciare da luglio, il tappeto erboso viene sfalciato basso per ottenere un manto pulito, al fine di poter effettuare la raccolta meccanica. Sotto le file si eseguono dei diserbi chimici o meccanici.
La potatura in allevamento deve essere contenuta, per favorire un rapido sviluppo delle piante ed una precoce entrata in produzione.

Oltre alla concimazione organica d’impianto, generalizzata o localizzata sulla fila o nella buca, si dovrà effettuare anche quella minerale che dovrà tener conto delle dotazioni rilevate con le necessarie analisi al terreno.
Come per il pesco, la concimazione di produzione dovrà prevedere 30-50 unità di azoto in autunno e altrettante unità durante la primavera-estate, distribuite in modo frazionato nel periodo compreso fra la fioritura e l’accrescimento dei frutti, evitando apporti in prossimità della maturazione.
Gli altri elementi andranno distribuiti per lo più in autunno. In condizioni normali o di scarsa dotazione si prevedono circa 20-40 Kg/ha di fosforo, 100-200 Kg/ha di potassio, più microelementi.

Irrigazione
Le esigenze idriche del mandorlo dipendono dalle condizioni pedoclimatiche e dal portinnesto. Il mandorlo sopporta bene la siccità, non ha bisogno d’irrigazione e si accontenta delle precipitazioni naturali. Tuttavia, un periodo troppo prolungato di caldo e siccità può provocare disidratazione dei semi, le cosiddette “mandorle monache”. In questo caso è bene intervenire con qualche irrigazione di emergenza o di soccorso. Una quantità media di acqua che deve avere un impianto di mandorlo, si aggira intorno ai 2.000-3.000 m3/ha all'anno. L’epoca di erogazione è compresa tra maggio ed agosto.

Fertirrigazione
La distribuzione dei fertilizzanti è preferibile che avvenga attraverso la fertirrigazione, in quanto giungono in soluzione rapidamente a livello della zona radicale espletando la loro azione in modo tempestivo e proporzionato alle esigenze della coltura, in quanto viene somministrato in funzione dell’attività vegetativa e della carica produttiva del mandorleto. Si ottengono ottimi risultati distribuendo pochi grammi per pianta e ripetendo l’operazione più volte in funzione delle esigenze delle piante.
Con la fertirrigazione è possibile ridurre anche del 30% la quantità di azoto e di potassio consigliata nella distribuzione a pieno campo.
La distribuzione del potassio mediante fertirrigazione offre numerosi vantaggi, legati soprattutto ad una maggiore mobilità dell’elemento nella zona esplorata dall’apparato radicale.
Qualora siano adottate entrambe le tecniche, la concimazione a pieno campo e la fertirrigazione, l’apporto dei fertilizzanti non deve comunque superare le quantità sopra indicate.
La concimazione deve essere guidata dalla valutazione dello stato vegetativo (lunghezza dei germogli, presenza di succhioni, colore delle foglie), dalla produzione per ettaro e dell’epoca di maturazione.
 

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Cura della pianta con Viormon Plus

Per la cura degli alberi da frutta, in particolare su pesco e albicocco, sono state effettuate 4 applicazioni con il [b]VIORMON PLUS[/b]; all’inizio della fioritura, in piena fioritura, alla frutta impostazione e alla fine del raccolto, quindi 3-4 erogazioni. E’ stato riscontrato che Il [b]VIORMON[/b] ha aiutato lo sviluppo dei fiori, delle foglie e dei germogli.

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