Erba medica

Classificazione coltura: Foraggere > Foraggere leguminose
Classificazione botanica
Famiglia: Fabaceae
Genere: Medicago
Specie: Medicago sativa L.
L’erba medica (detta anche "erba spagna") è stata definita la “regina delle foraggere”, definizione certamente meritata. Scoperta 9.000 anni fa nell’Asia centro-occidentale, dove veniva chiamata alfachpacah (“il migliore dei cibi”), l’erba medica giunse in Europa attorno al 500 a.C., dove era infatti conosciuta da Greci e Romani. Principale centro di diffusione della sua più recente espansione sarebbe stata la Spagna, dove pare fosse stata reimportata dagli Arabi agli inizi dell’VIII secolo.
In Italia (700.000 ha) è coltivata in Emilia Romagna, (300.000 ha), segue la Lombardia, Marche, Lazio, Umbria, Abruzzo, Toscana, Veneto e Campania.
L’erba medica non tollera i terreni a reazione acida; con valori di pH inferiori a 6 - 6,5 la simbiosi rizobica si instaura con difficoltà e viene compromessa la durata del prato.
Si tratta di una pianta provvista di grande radice a fittone molto robusta che può arrivare anche a più di 1 metro di profondità
L’erba medica è una forte consumatrice d’acqua: ne consuma 700-800 litri per formare un chilogrammo di sostanza secca; nonostante ciò è la foraggera più resistente alla siccità grazie al suo apparato radicale capace di scendere a grande profondità, purché non trovi ostacoli. Può tollerare la siccità anche per periodi prolungati; è da sottolineare che i terreni argillosi tendono in tali condizioni a formare crepe che possono danneggiare gli apparati radicali delle piante.
L’erba medica teme moltissimo l’eccesso di umidità nel terreno, per la persistenza del medicaio è fondamentale la buona sistemazione idraulica dei terreni.
Il terreno più confacente alla medica è quello di medio impasto e quello argilloso di buona struttura, profondo, in modo da non ostacolare l’approfondimento delle radici.
 

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La tecnica di concimazione è un fattore importante in quanto incide direttamente sulla produzione, in termini sia quantitativi sia qualitativi. Per determinare le dosi di nutrienti da apportare è necessario fare riferimento al metodo del bilancio.
L’erba medica è una pianta azotofissatrice. Grazie alla simbiosi con Rhizobium meliloti è in grado di soddisfare le proprie esigenze azotate prendendo questo elemento direttamente dall'atmosfera. Questo significa che per quanto riguarda la nutrizione azotata, l'erba medica può considerarsi autosufficiente. Maggiore importanza potranno avere invece gli apporti di altri elementi, in particolare di fosforo e di potassio.
L’erba medica è infatti avida di fosforo e potassio, per cui necessita di una presenza considerevole di questi nutrienti nel terreno. In caso di scarsa disponibilità di P e K, un concime contenente fosforo e potassio può fare la differenza. Ancor meglio sarebbe sfruttare la concimazione naturale che deriva dall’alternanza di coltivazione tra l’erba medica e il frumento. Le radici del frumento in decomposizione liberano infatti nel terreno fosforo e potassio in abbondanza, creando il suolo ideale per lo sviluppo delle foraggere.
È opportuno che il concime fosfatico, come quello potassico, venga distribuito prima della semina o, meglio ancora, alla preparazione del letto di semina dopo l’aratura. In modo da arricchire di fosforo gli strati profondi nei quali opererà l’apparato radicale.
Il letame sarebbe utilissimo al medicaio per il miglioramento delle proprietà fisiche del terreno, alle quali la medica è assai sensibile.
La produzione media annua di fieno del prato di erba medica può giungere fino a 15-18 t/ha, in condizioni più normali le rese si aggirano su 8-12 t/ha. Le rese di seme di erba medica in media si aggirano sui 200-300 Kg/ha.
 
Come per tutte le leguminose, si può considerare la concimazione azotata come qualcosa in più, di sostegno o di compensazione a cattive condizioni ambientali e/o climatiche. Nonostante le elevate asportazioni, l'erba medica non abbisogna di somministrazioni azotate.
L’apporto di concimi azotati sul medicaio è ammesso in fase di impianto con funzione di starter nella dose massima di 30-40 kg/ha.
Una volta insediato, il medicaio non necessita di grandi apporti azotati, che anzi se eccessivi, porterebbero al diradamento del cotico per la progressiva scomparsa della medica e all'aumento dell'infestazione, riducendo la durata economica del prato.
Se, a partire dal 3°- 4° anno in poi, la presenza delle graminacee avventizie acquista un rilievo eccessivo, il medicaio non risulta più conveniente e se ne programma la rottura. In questo caso può essere utile incrementare la produzione complessiva favorendo le graminacee, con un apporto massimo di 80-100 kg/ha di azoto in funzione della composizione botanica che si è venuta determinando nel prato.
L’apporto verrà effettuato alla fine dell’inverno a vantaggio del primo sfalcio, nel quale predominano le graminacee. L’azoto può provenire sia da concimi di sintesi sia da liquami zootecnici. Se necessario per le concimazioni in copertura si utilizzano le forme azotate prontamente disponibili.
 
Per quanto riguarda la nutrizione fosfatica l’erba medica è considerata una coltura mediamente esigente.
Sulla base della dotazione del P nel terreno si possono verificare tre situazioni:
1) Dotazione scarsa: lo schema di concimazione si basa sul reintegro delle asportazioni più gli apporti di arricchimento da realizzare tramite la concimazione di fondo (i fertilizzanti dovranno essere interrati durante i lavori di preparazione del terreno), e con apporti annuali in copertura: 100 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa.
2) Dotazione sufficiente: lo schema di concimazione prevede anche la possibile distribuzione all'impianto delle asportazioni dell'intero ciclo colturale: 60 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale.
3) Dotazione elevata: non sono ammessi apporti di questi nutrienti: 0 kg/ha: in caso di terreni con dotazione elevata.
 
L’erba medica, come per tutte le leguminose, reagisce bene alla concimazione potassica. Il contenuto di potassio nell’erba medica è secondo solamente all’azoto.
L’erba medica è una pianta provvista di numerose foglie, quindi si hanno elevati livelli di traspirazione; il coefficiente di evapotraspirazione dell’erba medica è uno dei più elevati tra quelli misurati in Italia per le colture agrarie: sono necessari fino a 1.000 litri di acqua per produrre 1 kg di sostanza secca. Il potassio è l’elemento che regola la traspirazione, dunque funge un ruolo centrale in questa coltura.
La concimazione di base viene eseguita con l’aratura o l’estirpatura al fine di approfondire il potassio nel terreno.

Apporto di K2O  in situazione normale per una produzione di: 11-15 t/ha:
200 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
150 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
0 kg/ha: in caso di terreni con dotazione elevata.
50 kg/ha in più se si prevedono produzioni superiori a 15 t/ha.
 
Spesso vengono indicati come macroelementi secondari poiché, generalmente, sono presenti nel terreno e nell’acqua di irrigazione in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze della coltura, per cui solo raramente è necessario intervenire con delle specifiche somministrazioni per aumentarne la disponibilità.
Gli assorbimenti di questi elementi, seppure significative come nel caso del Calcio (oltre 250 kg/ha) e del Magnesio (35-45 kg/ha), sono, infatti, normalmente reintegrati attraverso l’impiego di concimi come il nitrato di calcio ed il solfato di magnesio.
 
L’erba medica può essere seminata all’uscita dell’inverno dal momento in cui la temperatura raggiunge i 5-6 °C, o in fine estate-inizio autunno, purché le piantine raggiungano un buono sviluppo epigeo (4-5 foglie) e radicale (almeno 50 mm) prima dell’arrivo dei freddi.
La semina di fine inverno (febbraio-marzo) è quella più praticata nel caso non si disponga di possibilità irrigue; potendo fare una o due irrigazioni ausiliarie, per assicurare l’emergenza, la semina estiva è senz’altro la più razionale.
La concimazione fosfatica e fosfo-potassica in copertura del medicaio non è molto indicata data la scarsa mobilità di questi elementi, come è stato detto P e K dovrebbero essere stati dati tutti prima della semina.
L’azoto è sicuramente il macroelemento meno necessario per una coltura di erba medica, per via dell’instaurarsi di rapporti simbiotici con i Rhizobium azotofissatori presenti nel terreno. I batteri simbionti, con l’energia messa a disposizione dalla pianta sotto forma di sostanze ternarie, fissano l’azoto atmosferico (N2) come azoto ammoniacale (NH4+) al livello dei noduli radicali. Per queste ragioni la concimazione azotata risulta essere quasi indifferente per la produttività dell’erba medica anche se può danneggiare la coltura perché favorisce sensibilmente lo sviluppo e la crescita di piante infestanti, soprattutto di specie nitrofile. Tuttavia in particolari casi può rivelarsi utile la somministrazione di una limitata concimazione azotata al medicaio: se si dovessero verificare condizioni climatiche estremamente sfavorevoli alla vita del rizobio dopo la semina primaverile o con condizioni sfavorevoli all’affrancamento delle piante in emergenza è opportuno distribuire 20-30 kg/Ha di N.
L’apporto di sostanza organica ben compostata è generalmente sufficiente ad evitare o ridurre le carenze in microelementi.

Consociazioni: una tecnica d’impianto del medicaio molto comune in passato era quella della bulatura con la quale l’erba medica si seminava in mezzo al frumento in fine inverno.
La moderna tecnica cerealicola intensiva, ha abbandonato questo metodo perché la fittezza e la tecnica di coltivazione del cereale rendono impossibile che l’erba medica sopravviva al suo interno.
Le consociazioni permanenti dell’erba medica con graminacee foraggere perenni (erba mazzolina, avena altissima, festuca arundinacea) hanno una certa diffusione in altri Paesi, minima in Italia. Con la consociazione con graminacee si realizza qualche vantaggio (fienagione e insilamento più facile), ma si ha l’inconveniente di ridurre la quantità, assoluta e percentuale, di proteine producibili.
La medica nella maggior parte dei casi è coltura non irrigua, in quanto, pur rispondendo bene all’apporto irriguo, la modesta redditività della coltura e il costo dell’acqua ne consigliano l’uso su colture annuali ad elevato reddito per le quali l’irrigazione costituisce una condizione irrinunciabile.
La medica è inoltre dotata di una radice fittonante molto profonda, in grado di utilizzare anche l’acqua che si trova in profondità nel terreno. In condizioni estreme di siccità la medica risponde bene all’irrigazione con incrementi produttivi anche rilevanti.
 

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Forum - Ultima discussione su erba medica

Controllo rape selvatiche in pieno campo biologico

salve a tutti, vorrei porre il seguente quesito: dopo 5 anni di erba medica ho coltivato il farro e il campo non presentava infestanti. In successione ho passato 2 volte il frangizolle e ho seminato ad ottobre il trifoglio alessandrino in purezza. Da dicembre osservo una infestazione enorme di rape selvatiche; ho provato ad intervenire con la zappa ma vista la quantità di piante ho dovuto rinunciare. Volendo arrivare alla raccolta del seme del trifoglio a luglio, come posso evitare la disseminazione delle rape selvatiche? Grazie e a presto! 8)

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