Girasole

Classificazione coltura: Altre colture > Oleaginose
Girasole - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Asteraceae
Genere: Helianthus
Specie: Helianthus annuus L.
Il Girasole (Helianthus annuus L.) è una pianta di origine del centro Sud-america, appartenente alla famiglia delle Asteraceae. È stata introdotta in Europa nei primi decenni del 1500 soprattutto come pianta ornamentale, assumendo una certa importanza come pianta oleifera soltanto nel Settecento.
Dalla seconda metà dell'Ottocento ha avuto una notevole diffusione specialmente in Russia. Oggi è largamente coltivata a livello mondiale, tanto che attualmente si trova al secondo posto, dopo la soia, tra le piante produttrici di olio. In Italia è presente soprattutto nell'Italia centrale.
Le attuali varietà selezionate danno acheni contenenti anche più del 45% di olio. Le forme coltivate di Girasole si suddividono in due gruppi: uno idoneo per la produzione di semi e per foraggio, comprendente piante “monocapolino” e con acheni grandi, e uno per la produzione di fiori ornamentali, caratterizzato da piante ramificate e “policapolino”.
Caratteristica peculiare del Girasole è l'eliotropismo, cioè il fatto di seguire il movimento della luce durante il giorno; tale fenomeno, che riguarda l'infiorescenza durante la fase di sviluppo e le giovani foglie, cessa al sopraggiungere della fioritura, tanto che da questo momento in poi la maggior parte dei fiori rimane rivolta verso Est Sud-est.

 

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Pur essendo caratterizzata da un consumo idrico elevato, in caso di carenza idrica il girasole riesce a sfruttare l'umidità degli strati profondi del suolo grazie al notevole sviluppo dell'apparato radicale (fino a 1,3-1,7metri).
Il girasole è tipica pianta da rinnovo adatta alla coltura asciutta. Si adatta bene nei terreni delle regioni centrali, dotati di una buona capacità idrica e lavorati profondamente, dove la piovosità estiva è irregolare. Nelle regioni meridionali, troppo aride, il girasole può essere coltivato solo con il sussidio dell'irrigazione. Tollera sia le basse che le alte temperature.
Per quanto riguarda il terreno, sono da evitare quelli troppo sciolti perché incapaci di trattenere l'acqua, e quelli troppo pesanti, specie se mal preparati e privi di struttura. Il pH deve essere intorno a 6,2-7,2.
Il Girasole, che sfrutta vantaggiosamente l’azoto naturalmente disponibile nel terreno, si avvantaggia di mirati apporti azotati integrativi di 60-70 kg/ha; in terreni ben dotati è possibile eliminare l'apporto di Fosforo e Potassio, mantenendo invece un dosaggio di 50-70 kg/ha per elemento in terreni scarsamente dotati.
Una buona produzione di girasoli si aggira intorno a 2,0-2,5 ton/ha di acheni; in condizioni molto favorevoli di può arrivare anche a 3,5-4,0 ton/ha.
Solo una quota parte del fabbisogno di azoto per il girasole può essere soddisfatto dalle riserve presenti nel suolo, costituite da residui di fertilità lasciati dalla coltura precedente e da azoto derivato dalla mineralizzazione della sostanza organica.
Poiché di norma il girasole segue un cereale autunno-vernino in avvicendamenti nei quali non sono generalmente presenti colture di arricchimento, né vi sono possibilità di concimazioni organiche, i terreni sono quasi sempre poveri o molto poveri di sostanza organica. Di conseguenza le quantità di azoto che i terreni possono mettere a disposizione sono molto limitate, nell'ordine di qualche decina di kg/ha/anno. L’azoto viene assorbito dalla pianta precocemente e serve soprattutto a stimolare lo sviluppo fogliare e la formazione degli acheni.
Apporti di entità eccessiva raramente comportano significativi incrementi produttivi, mentre possono indurre maggior sviluppo vegetativo, aumento dei consumi idrici, rischi di lisciviazione in profondo delle quote di elemento non utilizzate dalla coltura.
Il girasole presenta modeste esigenze nei riguardi del fosforo per ogni tonnellata di acheni prodotta.
La necessità di intervenire con la concimazione e le dosi da apportare dipendono dalle disponibilità di fosforo del terreno rilevate dall'analisi chimica e dalla valutazione agronomica di tali disponibilità. 
Per livelli di fosforo nel terreno molto bassi o bassi, occorre procedere a "concimazioni di arricchimento", con dosi pari a 1,5-2,5 volte, a seconda dei casi, i quantitativi di fosforo effettivamente asportati dal terreno attraverso il prodotto uscito dall'azienda. Nel girasole le asportazioni corrispondono al 68% delle quantità assorbite. La quota restante ritorna al terreno con i residui colturali. Per il fosforo la dose media degli apporti va calcolata tenendo conto dei risultati dell’analisi del terreno, che è sempre bene fare almeno ogni 3-5 anni.
Il girasole è molto esigente nei confronti del potassio, il cui assorbimento procede a ritmo intenso fino alla fioritura. A fronte di tali elevati valori di assorbimento si contrappongono percentuali molto modeste di asportazioni effettive dal terreno, appena il 10% del totale prelevato. Ciò perché la maggior parte del potassio assorbito si localizza nei tessuti degli steli, e quindi viene reintegrato con l'interramento dei residui colturali.
Fosforo e potassio vanno distribuiti al momento della preparazione del letto di semina.
Elementi fondamentali per il loro ruolo in diversi cicli fisiologici della pianta, il Calcio e il Magnesio sono generalmente presenti in quantità sufficiente nel terreno. 
Risultà pertanto necessario intervenire con apporti specifici solamente in caso di particolari deficienze rilevate dalle analisi del terreno.
Le nuove varietà e gli ibridi di girasoli disponibili oggi sul mercato sono diversi e vengono suddivisi, in funzione della durata del ciclo colturale, in precoci, medi e tardivi. Il ciclo colturale può andare da un minimo di 85-90 gg, si può arrivare fino a 130-140 gg, (fino ad un massimo di 180 gg, per le vecchie popolazioni).
Durante il ciclo si possono distinguere le seguenti fasi: germinazione, emergenza, formazione delle foglie, differenziazione dei bottoni fiorali, crescita attiva, fioritura, formazione e riempimento del seme e maturazione.

Il girasole è una tipica pianta da rinnovo, è un’ottima coltura propedeutica al frumento. Ha un ciclo primaverile-estivo breve e lascia il terreno in buone condizioni di fertilità grazie agli abbondanti residui colturali.
Una volta sviluppata, ha una notevole capacità di soffocare le infestanti. Tra una coltura e l'altra è consigliabile lasciare un intervallo di 5-6 anni.
Al centro-sud è possibile impiegare il girasole come coltura intercalare (con irrigazione). Vista la limitata capacità di penetrazione delle radici, è necessaria una aratura (in genere in estate) a notevole profondità (40-50 cm) o una lavorazione a due strati con ripuntatura. Il terreno per il letto di semina nei primi 6-8 cm dovrà essere ben affinato.
In Italia la semina viene effettuata nella prima metà di aprile al Nord, verso la fine di marzo al Centro e non oltre la metà di marzo al Sud. La semina viene fatta a file distanti 60-70 cm, con seminatrice di precisione, curando la distanza di semina in modo da avere senza diradamento 4 piante a metro quadrato (4-6 kg/ha).
Il girasole risulta esigente in azoto, poco in fosforo e molto in potassio. Dopo la germinazione può rendersi utile una sarchiatura.
Per la lotta alle infestanti si ricorre generalmente al diserbo, che può essere anticipato (prima della semina), in presemina, in pre-emergenza o in post-emergenza.
Il momento ideale per la raccolta dei semi è tra la fine di agosto e l’inizio di settembre, quando le foglie basali sono secche.

Irrigazione
L’ampia diffusione del girasole nelle classiche aree elianticole dell’Italia centrale è dovuta alla grande capacità della pianta di valorizzare le limitate potenzialità produttive dei terreni di pianura e di collina privi di possibilità irrigue di quegli ambienti.
Nelle aree irrigue il girasole non è proponibile quale coltura irrigua a pieno soddisfacimento delle esigenze idriche, perché non competitivo con altre colture irrigue dotate di maggiore potenzialità produttiva e di reddito più elevato.
Il periodo di maggiore sensibilità del girasole allo stress idrico va dallo stadio in cui il capolino, ancora in forma di grosso bottone fiorale avvolto dalle brattee, si posiziona sopra il piano delle ultime foglie e la fine della fioritura, quando le ligule gialle dei fiori del raggio appassiscono. In questo periodo si completano i processi della fioritura e quelli fecondativi e di allegagione, che è quanto mai importante possano avvenire in condizioni di sufficiente disponibilità idrica. A tal fine l’irrigazione di soccorso deve essere effettuata nella prima fase di tale periodo, tra l’inizio del medesimo e l’apertura del capolino. Non vi è alcun vantaggio ad anticipare l’irrigazione prima della fase indicata; d’altra parte l’intervento non deve essere rimandato oltre l’inizio della fioritura, perché non solo avrebbe minore efficacia ma potrebbe disturbare impollinazione e fecondazione e favorire certi attacchi parassitari.

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