BIOSTIMOLA, il meglio deve ancora venire
Il 4 dicembre 2024 si è tenuto l'evento conclusivo del progetto BIOSTIMOLA, un momento che è servito a fare il punto sulle conoscenze acquisite e a guardare al futuro dell'impiego dei biostimolanti in agricoltura. Tra le conclusioni è emerso con forza come il settore sia ancora agli inizi e come ci sia ancora moltissimo da scoprire
Fino a dieci anni fa il concetto di biostimolante era assente dal dibattito pubblico e questi prodotti erano appannaggio di un numero ristretto di aziende produttrici e di agricoltori lungimiranti. Oggi la situazione è ben diversa, con una vasta platea di imprese che sviluppa prodotti, un numero crescente di aziende agricole che li utilizza e un quadro normativo che, seppur perfettibile, offre delle regole condivise su tutto il territorio europeo.
Ma c'è ancora tanto da fare, sia in termini di ricerca di base che di formulazione, nonché di formazione degli utenti finali. L'evento conclusivo di BIOSTIMOLA, progetto finanziato da Regione Lombardia nell'ambito del Psr 2014-2020, dello scorso 4 dicembre, è stato proprio l'occasione per fare il punto sulle conoscenze acquisite durante i due anni di progetto e per guardare oltre.
BIOSTIMOLA è infatti un progetto che ha come obiettivo quello di valutare l'applicazione dei biostimolanti in campo per migliorare le performance delle aziende agricole lombarde, ma, potenzialmente, di tutto il territorio italiano. Nello specifico, sono state eseguite delle prove per valutare la capacità di alcune tipologie di prodotti di incrementare la produzione di soia e la qualità della granella. Ma è stata indagata anche, in serra, la capacità di aiutare le piante a superare gli stress idrici e, in pieno campo, quelli da diserbo.
Prove in campo e attività di disseminazione
Come raccontato da Marta Guarise, Project manager di Agricola 2000, partner del progetto che ha collaborato insieme al Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali - Produzione, Territorio, Agroenergia (Disaa) dell'Università degli Studi di Milano, capofila di BIOSTIMOLA, durante i due anni di progetto si sono tenuti sei eventi informativi e due eventi in campo, che hanno permesso di raggiungere i vari stakeholder per aggiornarli sulle attività svolte e i risultati ottenuti.
La figura del consulente tecnico è stata quella più rappresentativa (con il 43% delle presenze) seguita dalle ditte produttrici (25%), alcune delle quali hanno fornito i prodotti da testare. I tecnici di campo, aziendali o liberi professionisti, sono oggi i veicoli principali di formazione per gli agricoltori, che pure erano presenti agli eventi. Come terza categoria troviamo invece i privati (11%) e l'università (10%).
Le attività organizzate nei due anni per progetto BIOSTIMOLA
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(Fonte foto: Marta Guarise, Project manager di Agricola 2000)
A Giacomo Cocetta, docente presso il Disaa dell'Università degli Studi di Milano, il compito di riassumere i risultati della sperimentazione. Uno degli elementi emersi è che tutti i prodotti testati hanno avuto un effetto positivo sulla resa finale in granella, con picchi di un +11%, mentre i risultati sulla qualità dei semi sono stati variabili, con soluzioni che hanno portato ad un aumento della concentrazione dei lipidi e altri invece che hanno portato a produzioni inferiori rispetto alla tesi di controllo.
Nelle prove di stress da diserbo, invece, i prodotti testati hanno dato prova di riuscire ad aiutare le piante a riprendersi più velocemente dai trattamenti, anche se con differenze tra i formulati, con conseguenti produzioni più elevate al momento della raccolta. Per misurare l'effetto recovery, i tecnici di Agricola 2000 e del Disaa hanno usato diverse tecnologie e indici, come ad esempio il Performance Index, che permette di misurare l'efficienza fotosintetica della pianta.
A sinistra il grafico con il Performance Index e a destra lo strumento su soia
(Fonte foto: Agricola 2000)
Stress da diserbo 2024
(Fonte foto: Agricola 2000)
Anche per quanto riguarda gli stress idrici in ambiente controllato, i prodotti biostimolanti testati hanno dato prova di aiutare le piante a superare la mancanza di acqua, agendo ad esempio sulla produzione di prolina, una molecola coinvolta nell'adattamento delle piante allo stress idrico.
Biostimolanti, siamo solo agli inizi
Per gettare uno sguardo sul futuro dei biostimolanti, durante l'evento finale del progetto BIOSTIMOLA è stata organizzata una tavola rotonda che ha visto la partecipazione di Marco Rosso, vicepresidente del Gruppo Fertilizzanti Specialistici di Federchimica Assofertilizzanti, Antonio Ferrante, docente presso la Scuola Sant'Anna di Pisa, e Flavio Barozzi, presidente della Società Agraria di Lombardia.
Il primo elemento emerso riguarda la sostenibilità economica dei biostimolanti, che è la condizione base affinché i prodotti trovino applicazione in campo. Se infatti all'inizio i biostimolanti sono stati utilizzati sulle colture specializzate, dove i margini permettono maggiori investimenti, oggi esistono prodotti anche per le estensive, ma l'agricoltore deve sempre valutare la convenienza economica del loro utilizzo.
Un passaggio tutt'altro che scontato. Le variabili che influenzano la produttività del campo sono infatti molte e non sempre è facile comprendere se le differenze tra due campi sono dovute all'utilizzo dei biostimolanti oppure alla variabilità del suolo o all'andamento climatico. Questo mette spesso l'agricoltore nelle condizioni di non saper valutare appieno il valore di questi prodotti inseriti nelle proprie strategie aziendali e nella propria realtà di campo.
Tuttavia, come emerso dalla discussione e dalle prove condotte nell'ambito di BIOSTIMOLA, i dati dimostrano che i biostimolanti funzionano. In generale, i ricercatori sono in grado di misurare gli effetti e di stabilire quali meccanismi all'interno della pianta i prodotti attivino, anche se spesso non si comprendono appieno i meccanismi di azione.
L'attuale normativa sui biostimolanti (Regolamento Ue 2019/1009) cerca di ridurre il grado di incertezza. Il fatto di avere un framework europeo, con regole chiare sui claim adottabili e sulle prove da effettuare per poterli inserire in etichetta, ha messo chiarezza nel settore, riducendo l'aleatorietà che in passato ha permesso ad alcune aziende di proporre al mercato prodotti con "effetti miracolosi", senza avere le prove della loro efficacia. Oggi i biostimolanti marchiati CE devono essere sottoposti a test rigorosi che ne provino l'efficacia.
Efficacia che tuttavia è influenzata da metodi e tempi di applicazione. Non bisogna infatti dimenticare che i biostimolanti sono prodotti "tecnici", che devono essere impiegati seguendo attentamente le istruzioni del produttore, in quanto l'efficacia può essere influenzata da diverse variabili. Per questo l'uso di strumenti digitali, come i Decision Support System (Dss), potrebbe aiutare l'agricoltore nel loro corretto utilizzo.
Uno dei momenti di discussione della tavola rotonda
(Fonte foto: Agricola 2000)
E proprio tra i metodi di distribuzione impiegabili, oltre alle normali irroratrici e agli impianti di irrigazione, oggi si stanno affacciando sul mercato anche i droni, velivoli senza pilota che hanno le potenzialità di rendere l'applicazione dei biostimolanti economicamente competitiva. Mancano tuttavia delle formulazioni create ad hoc per l'applicazione aerea, nonché operatori specializzati in questo genere di utilizzo.
I relatori della tavola rotonda sono infine convinti che le aziende e il mondo della ricerca abbiano appena iniziato ad esplorare le potenzialità che i biostimolanti racchiudono. Nel futuro si individueranno probabilmente nuove Categorie di Materiali Costituenti (CMC) e nuovi metodi di estrazione e formulazione. È prevedibile dunque che avremo prodotti sempre più performanti.
Per consultare tutto il materiale sulle azioni informative e dimostrative del progetto BIOSTIMOLA è possibile visitare questa pagina; per maggiori informazioni sul progetto è possibile consultare questa pagina, il canale Telegram e la pagina Facebook.
Iniziativa realizzata nell'ambito del progetto BIOSTIMOLA, cofinanziato dall'Operazione 1.2.01 "Progetti dimostrativi e azioni di informazione" del Programma di Sviluppo Rurale 2014-2020 della Regione Lombardia. Responsabile del progetto è il Disaa dell'Università degli Studi di Milano, realizzato con la collaborazione di Agricola 2000