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Microrganismi e nutrizione vegetale: fare di più con meno

La ricerca ha sviluppato soluzioni microbiologiche capaci di fissare azoto atmosferico o di solubilizzare nel terreno quegli elementi già presenti, ma poco disponibili

Microrganismi e nutrizione vegetale: fare di più con meno - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Avanzano le nuove proposte basate su micorganismi (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Paulista - Adobe Stock

La nutrizione delle piante ha subìto profonde modifiche e limitazioni nel corso degli ultimi anni. Basti pensare che le aree Zvn, le zone vulnerabili ai nitrati, rappresentano circa un terzo della Sau nazionale, con alcune regioni che superano l'80%, come Lombardia, Veneto e Friuli. Inoltre, altri elementi stanno mostrando la corda in termini di approvvigionamenti, come per esempio il fosforo


La ricerca ha quindi sondato nuove soluzioni al fine di soddisfare comunque il fabbisogno nutrizionale delle piante senza la somministrazione di ulteriori concimi. In tal senso i microrganismi possono dare una mano. I microrganismi, al plurale, poiché ve ne sono davvero tanti e di diversa natura e attitudine.

 

Per esempio vi sono batteri azotofissatori che operano nel terreno anche a favore di colture non leguminose, mentre altri fissano l'elemento direttamente nei tessuti fogliari delle piante. Altri solubilizzano il fosforo bloccato nella matrice del suolo e lo rendono disponibile per gli apparati radicali delle piante. Destino simile per il ferro, elemento fondamentale ma che talvolta non può essere assorbito quanto servirebbe. 


A conferma, si possono reperire in commercio alcuni prodotti a base di rizobatteri quali Azospirillum brasilense e Pantoea dispersa, grazie ai quali si arricchisce la rizosfera di azoto ammoniacale grazie al processo di azotofissazione operata dai microrganismi, solubilizzando al contempo il fosforo e migliorando la capacità di assorbimento radicale degli elementi nutritivi.


L'Azotobacter salinestris è invece un batterio di tipo endofitico, in grado cioè di proliferare all'interno dei tessuti vegetali ove fissa l'azoto atmosferico mettendolo direttamente a disposizione delle piante. La sua presenza si manifesta tramite cisti all'interno delle quali il batterio produce acido indolacetico, precursore delle auxine, ma anche acido gibberellico, promotore della crescita delle piante. Oltre a ciò, Azotobacter salinestris genera siderofori, sostanze che si comportano da chelanti naturali del ferro. Alle dosi raccomandate si stima che i prodotti contenenti Azotobacter salinestris apportino 30-35 unità d'azoto per i cereali a paglia e 50-60 unità d'azoto per il mais.


Esistono poi formulati definibili "multitasking", poiché hanno come base una matrice di acidi umici e fulvici nella quale sono contenuti consorzi di molteplici microrganismi, a partire dai funghi micorrizici ai quali sono stati abbinati Trichoderma spp. e batteri promotori della crescita. Una volta applicati al terreno questi prodotti aumentano la disponibilità per la coltura degli elementi nutritivi già presenti, realizzando ambienti più equilibrati nella rizosfera. Grazie all'azione combinata della matrice organica e dei consorzi di microrganismi si migliora la capacità delle colture di assorbire maggiori quantità di altri elementi minerali, quali fosforo, potassio, calcio, magnesio e ferro, quest'ultimo reso più facilmente estraibile dal terreno grazie alla presenza di fitosiderofori che ne amplificano il trasferimento nel capillizio radicale.

 

Tali soluzioni non potranno nel breve sostituire le comuni pratiche di nutrizione vegetale, ma ciò non di meno restano valide opportunità di integrazione a sostegno della fisiologia delle piante, apportando in alcuni casi anche apprezzabili benefici alla biodiversità e agli equilibri del terreno. 


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