Fertilizzanti, è giunto il tempo dell'etichetta elettronica?
I fertilizzanti sono mezzi tecnici regolati da due normative parallele, una italiana e l'altra europea. In questo contesto non mancano le zone grigie e le interpretazioni contrastanti. E ad andarci di mezzo talvolta è l'agricoltore, che non sempre sa come utilizzare i prodotti e come registrarli. Lo sviluppo di una etichetta digitale potrebbe risolvere molti problemi
I fertilizzanti sono prodotti la cui immissione sul mercato è normata da due differenti quadri legislativi: uno nazionale, Decreto Legge 29 aprile 2010 n. 75, e l'altro europeo, il Regolamento Ue 2019/1009. Sebbene le due legislazioni siano complete e moderne, la complessità delle regole e alcune interpretazioni lasciano spazio a zone grigie, che creano difficoltà agli operatori del settore e agli agricoltori.
Proprio per parlare del futuro dei fertilizzanti, Image Line® ha organizzato a Castelvetro di Modena (Mo) lo scorso 6 marzo il convegno "Comunicare i fertilizzanti: soddisfare le aspettative degli agricoltori nel rispetto della normativa". Come spiegato da Ivano Valmori, fondatore e ceo di Image Line® e direttore responsabile di AgroNotizie®, ci sono circa 37mila fertilizzanti nel Registro del Ministero dell'Agricoltura, della Sovranità Alimentare e delle Foreste (Masaf) e per gli agricoltori non è affatto semplice scegliere e registrare i prodotti in maniera corretta.
Quello dei fertilizzanti è infatti un mondo complesso, come lo è anche l'agricoltura italiana, in cui sono coltivate più di 350 specie differenti, con 21 disciplinari regionali, senza contare quelli di eventuali certificazioni biologiche o SQNPI, i capitolati della Grande Distribuzione Organizzata (Gdo) e dei consorzi. Insomma, l'agricoltore si muove in un ambiente complesso e tutte le sue azioni vengono sempre più tracciate, in quanto l'Unione Europea, per distribuire i fondi della Politica Agricola Comune (Pac), vuole conoscere nel dettaglio le attività svolte in campo.
Ne consegue che l'agricoltore, sebbene in buona fede, può utilizzare e registrare i prodotti fertilizzanti in maniera erronea. Questo crea un clima di ansia nelle aziende agricole, dove si ha il terrore di sbagliare ad usare e a registrare i prodotti. Per questo motivo, sottolinea Valmori, è necessario semplificare e migliorare la comunicazione nei confronti degli utenti finali.
Lorenzo Faregna, da poco nominato direttore centrale Relazioni Interne di Federchimica e sostituito da Manuel Isceri alla guida di Assofertilizzanti - Federchimica, ha ricordato l'importante lavoro portato avanti dall'associazione di categoria a Bruxelles per impedire che il mondo dei fertilizzanti e dei biostimolanti fosse normato in maniera troppo stringente, come oggi accade per gli agrofarmaci.
Ivano Valmori (a sinistra) e Lorenzo Faregna (a destra)
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Tuttavia, ricorda Faregna, è bene che tutti gli operatori del settore rispettino attentamente le regole, evitando comunicazioni commerciali ambigue, al fine di salvaguardare la fiducia del consumatore, evitare sanzioni, ma soprattutto scongiurare il rischio che il legislatore possa inasprire la normativa vigente.
Anche perché, come sottolineato da Ivano Valmori, nella testa dell'agricoltore c'è talvolta confusione tra agrofarmaci, fertilizzanti e biostimolanti (con tutte le sottocategorie che li caratterizzano) e dunque è necessario che da parte delle aziende ci sia una comunicazione chiara e trasparente. Anche perché, sebbene il settore abbia delle norme non così stringenti per l'etichettatura dei prodotti, l'Unione Europea e i consumatori sono sempre più interessati a conoscere che cosa esattamente viene distribuito in campo.
Da qui nasce l'idea di creare un'etichetta elettronica, sempre aggiornata, che possa fornire tempestivamente all'agricoltore in campo tutte le informazioni di cui ha bisogno per utilizzare il prodotto che ha in magazzino. In questo modo si andrebbe a creare un dialogo diretto tra l'agricoltore e la ditta produttrice, con uno scambio di informazioni veloce e preciso.
Fertilizzanti, tra etichettatura nazionale e CE
Dopo un primo momento di confronto sono saliti sul palco Domenico Pollastro di EuroChem, Giovanni Nasca di Yara International, Lorenzo Gallo di Greenhas, e Lorenzo Vecchietti di Hydro Fert. Tra i punti emersi dalla discussione c'è sicuramente la complessità normativa che caratterizza il settore, soprattutto nella registrazione dei concimi secondo la normativa CE. Un marchio che, per giunta, è poco conosciuto dagli agricoltori e quindi scarsamente valorizzato.
C'è poi un'ambiguità di fondo: oggi le etichette dei fertilizzanti non sono vincolanti, ma forniscono indicazioni di massima sull'uso del prodotto, come ad esempio la dose o la coltura. Tra gli agricoltori c'è tuttavia il timore di incorrere in errore, mutuando una cautela tipica del mondo degli agrofarmaci. Per questa ragione sarebbe necessaria una migliore comunicazione, sia nei confronti degli operatori del settore, sia verso le istituzioni e gli organismi ispettivi.
Senza contare che nella compilazione dei registri dei trattamenti e delle fertilizzazioni alcuni agricoltori hanno delle incertezze su come registrare i prodotti usati e il rischio è che sbaglino, incorrendo in sanzioni.
Un momento di discussione della prima tavola rotonda
(Fonte foto: Tommaso Cinquemani - AgroNotizie®)
Biostimolanti, un mercato da costruire e tutelare
La seconda tavola rotonda è stata dedicata al mondo dei biostimolanti. Sul palco sono saliti Diego Tomassone di Biolchim, Massimo Andreotti di Cifo, Enrico Cappellari di Fomet, e David Carden di Syngenta Biologicals.
I relatori si sono trovati d'accordo nell'affermare che il mondo dei biostimolanti è ancora più complesso rispetto a quello dei fertilizzanti e che effettuare una comunicazione efficace e veritiera nei confronti degli agricoltori non è sempre facile. Anche perché i biostimolanti, a differenza dei concimi e degli agrofarmaci, hanno un'efficacia influenzata da diverse variabili e sono dunque meno valutabili dall'utilizzatore finale.
Per questo motivo e per non disperdere la fiducia del mercato in questi mezzi tecnici, è necessario essere molto chiari nelle etichette. Su questo fronte la normativa europea ha messo dei punti fermi, ma servirebbe anche una formazione degli utenti finali su come si leggono le informazioni riportate sulle confezioni e su come si usano i prodotti.
Anche in questo caso una etichetta digitale permetterebbe di fornire agli operatori tutti i dati necessari, che spesso per ragioni di spazio vengono sommariamente ricapitolati in etichetta. Inoltre permetterebbe di aggiornare in tempo reale le informazioni, cosicché un prodotto in magazzino da mesi o anni possa essere utilizzato in accordo con quanto riportato nell'ultima versione dell'etichetta. Infine, una e-label sarebbe potenzialmente in grado di veicolare anche video ed esempi concreti per un corretto utilizzo dei prodotti.
Un momento di discussione della seconda tavola rotonda
(Fonte foto: AgroNotizie®)
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