2023
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Come usare il digestato per la concimazione dei cereali

Intervista a Francesco Morari dell'Università di Padova sulle modalità di utilizzo dei digestati come fertilizzanti di fondo e di copertura per le colture cerealicole

Come usare il digestato per la concimazione dei cereali - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Una macchina spandiletame in azione, usabile anche per il digestato solido (Foto di archivio)

Fonte immagine: Werktuigendagen - Wikipedia

Il digestato è ciò che rimane dalla fermentazione di vari tipi di biomasse usate per la produzione di biogas.

 

In altre parole è un residuo di produzione degli impianti di biogas, un residuo organico che può essere molto interessante dal punto di vista agronomico in un'ottica di economia circolare e di ricerca di nuove modalità di concimazione.

 

E anche per far fronte alla carenza di fertilizzanti e all'impennata del loro costo dovuto alla guerra in Ucraina, il Decreto Legge 21/2022 del marzo scorso ha previsto l'uso del digestato in sostituzione ai concimi chimici di sintesi, per quanto la normativa sia ancora lacunosa.

 

Ma quali sono le caratteristiche del digestato? Come e quando lo si può usare concretamente per la fertilizzazione dei cereali? 

 

Il professore Francesco Morari, del Dipartimento di Agronomia, Animali, Alimenti, Risorse Naturali e Ambiente dell'Università di Padova, ha già varie esperienze di ricerca sul campo sull'uso di questo prodotto.

 

Professor Morari, i digestati non sono tutti uguali, ma quali sono le loro caratteristiche dal punto di vista del contenuto delle sostanze nutritive?

"Le caratteristiche del digestato dipendono primariamente dalle matrici organiche utilizzate per la produzione del biogas, dal processo di trasformazione e dall'eventuale separazione fisica a cui viene soggetto il digestato tal quale, la quale origina una frazione chiarificata e una frazione solida.

 

I digestati chiarificati, specie se di origine esclusivamente animale, contengono una elevata percentuale di azoto ammoniacale e, pertanto, sono degli ottimi concimi per la prontezza di azione della forma azotata. La variabilità della composizione può essere significativa, ma un digestato chiarificato di liquame suino può contenere mediamente 3-4 chili per tonnellata tal quale di azoto totale, della quale l'80-90% in forma ammoniacale.

 

Nei digestati solidi prevale invece la sostanza organica e le forme di azoto e fosforo ad essa associate. Un digestato solido prodotto da matrici miste liquame e colture energetiche può contenere un 15-30% di sostanza organica, 4-7 chilogrammi per tonnellata di azoto totale e da circa 3-7 chilogrammi per tonnellata di fosforo espresso come P205.

 

Rispetto alla frazione chiarificata, il digestato solido ha una minore prontezza d'azione, mentre prevale la funzione ammendante grazie al contenuto rilevante di sostanza organica".

 

È opportuno fare delle analisi al digestato prima di usarlo e nel caso quali?

"Come appena affermato, la composizione del digestato dipende da diversi fattori e, pertanto, laddove si voglia massimizzare l'efficienza d'uso dell'azoto, sarebbe consigliabile far analizzare il prodotto prima della distribuzione.

 

In generale, una buona caratterizzazione si ottiene misurando la sostanza secca, l'azoto totale e, preferibilmente, anche la forma ammoniacale e il fosforo totale.


Vorrei sottolineare come la tecnologia Nirs si sta affermando come metodo per misurare in modo speditivo il digestato. Nell'ambito del progetto Psr Veneto Dig Control è stato sperimentato l'utilizzo del Nirs associato a tecniche di distribuzione sito specifica (agricoltura di precisione) del digestato liquido. I risultati sembrano promettenti ma sono necessari ulteriori prove per mettere a punto la metodica di analisi".

 

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Il professor Francesco Morari dell'Università di Padova

(Fonte foto: Università di Padova)


Per i cereali è usabile allo stesso modo per quelli autunno vernini come grano e orzo e per quelli primaverili estivi come il mais?

"Non è possibile generalizzare, in quanto l'efficienza d'uso dell'azoto dipende dal tipo di digestato, dal periodo e dalla tecnica di distribuzione, dall'andamento meteorologico e così via.

 

In generale, con i cereali primaverili estivi si riescono a raggiungere efficienze più elevate in quanto la distribuzione del fertilizzante è maggiormente sincronizzata con il periodo di massimo assorbimento dell'azoto da parte della coltura. La possibilità di distribuire in copertura la frazione chiarificata contribuisce, poi, ad ottimizzare il processo.

 

Opposto è il caso dei cereali autunno vernini, dove normalmente il digestato viene distribuito in presemina, con largo anticipo rispetto alla levata, ovvero del periodo di maggiore richiesta del nutriente. Da sottolineare, tuttavia, che sono sempre più numerosi i casi di distribuzione in copertura della frazione chiarificata anche sul frumento, compatibilmente con i vincoli legislativi".


È utilizzabile anche per il riso?

"Certamente, seguendo le stesse indicazioni degli altri effluenti zootecnici. Inoltre, la reazione del digestato è leggermente alcalina e pertanto svolge una funzione correttiva dei suoli di risaia tendenzialmente acidi".

 

È possibile utilizzarlo sia per le concimazioni di fondo che per quelle di copertura?

"Per le concimazioni di fondo sarebbe più appropriato l'utilizzo del digestato solido, in quanto contiene un elevato contenuto di sostanza organica, azoto e fosforo organico. Non dobbiamo scordare anche l'apporto di potassio che nei digestati misti può raggiungere in media anche i 5 chilogrammi per tonnellata di K2O".
 
Solitamente in che dosi dovrebbe essere applicato?

"Le dosi dovrebbero essere commisurate alle asportazioni di azoto delle colture, secondo quanto stabilito dai piani di utilizzazione agronomica (Pua) previsti dalla Direttiva Nitrati.


Sulla base del tipo di coltura, del periodo e modalità di distribuzione, del tipo di digestato, il Pua stabilisce delle efficienze di uso dell'azoto e conseguentemente la dose da distribuire. Ricordiamo comunque il limite massimo dei 170 chilogrammi ad ettaro di azoto da apportare mediamente con gli effluenti e digestati nelle zone vulnerabili".

 

Nel terreno è stabile o è facilmente lisciviabile?

"Azoto ammoniacale, fosforo e potassio non vengono dilavati in falda, ad eccezione di alcune condizioni osservate nei suoli molto sabbiosi.

 

Il rischio è legato alla forma nitrica che deriva dalla trasformazione dell'azoto ammoniacale.


La forma nitrica viene facilmente assorbita dalla coltura, ma quando questo non accade l'azoto nitrico può essere facilmente trasportato in falda dalle acque di percolazione. Vorrei comunque ricordare anche il rischio di volatilizzazione dell'azoto sotto forma ammoniacale, particolarmente elevato nei suoli a reazione alcalina".

 

Può avere effetti indesiderati sulle colture?
"In generale sono dovuti all'allettamento dei cereali autunno vernini laddove la dose distribuita di azoto dovesse risultare eccessiva".

 

Dal punto di vista operativo, come si può distribuire e con quali macchine?

"Le macchine sono le stesse utilizzate per la distribuzione degli altri effluenti zootecnici. L'argomento richiederebbe uno spazio specifico per essere affrontato, voglio solo ricordare che i carri spandiliquame di nuova generazione consentono di distribuire in modo sito specifico il digestato chiarificato.

 

Nel progetto Psr prima citato abbiamo testato diverse modalità di applicazione e quella basata sulla distribuzione sito specifica ha consentito di ottenere elevate efficienze di utilizzo dell'azoto senza per questo deprimere la produttività delle colture".

 

Dal punto di vista normativo ci sono limitazioni?

"Fino ad ora mi sono riferito ai digesti agricoli, ovvero a quelli prodotti da effluenti zootecnici, biomasse vegetali o sottoprodotti di origine animali. Per questi la distribuzione è, come già detto, regolata dalla Direttiva Nitrati.

 

Diverso il caso dei digestati prodotti da fanghi di depurazione o dalla frazione organica dei rifiuti solidi urbani, per i quali l'utilizzo in agricoltura è disciplinato da direttive specifiche".

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