Fava

Classificazione coltura: Ortaggi > Legumi
Fava - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Fabaceae
Genere: Vicia
Specie: Vicia faba L.
La fava è una leguminosa appartenente alla tribù delle Vicieae; il suo nome botanico è Vicia faba (o anche Faba vulgaris).
Nell’ambito della specie tre varietà botaniche sono distinguibili in base alla dimensione dei semi:
  • Vicia faba maior, fava grossa, che produce semi appiattiti e grossi, impiegati per l’alimentazione umana;
  • Vicia faba minor, favino o fava piccola, i cui semi sono rotondeggianti e relativamente piccoli, impiegata per seminare erbai e sovesci e nell’alimentazione del bestiame.
  • Vicia faba equina, favetta o fava cavallina, provvista di semi appiattiti di media grandezza, impiegata per l’alimentazione del bestiame e, oggi, anche dell’uomo come granella fresca inscatolata o surgelata.
Originaria del vicino oriente e del bacino del mediterraneo, il consumo della fava si fa risalire già all’età del bronzo e del ferro. Già in epoca romana Plinio il Vecchio annota quanto fosse diffusa l’abitudine di miscelare la farina di fava con quella di cereale.
La fava si coltiva per la sua granella che, secca o fresca, trova impiego come alimento per l’uomo e per gli animali. La pianta è coltivata anche per foraggio (erbaio) e per sovescio.
Oggi si consumano i semi di fave fresche o il purè, ma in periodo di guerra si cucinavano anche i baccelli e le cime tenere della pianta. La fava tornò in auge dopo il 1970 in seguito al rilancio di un’alimentazione povera, a sostegno della dieta mediterranea.
La Cina è senza dubbio il maggior produttore mondiale di fava (circa 1,8 milioni di tonn), ma le esportazioni sono quasi nulle. Australia, Regno unito e Francia sono i principali produttori dopo la Cina.
In Italia nel 2019 per l'Istat gli ettari destinati alla coltivazione della fava sono stati circa 67.600 (sono 60.000 ettari per fava da granella e 7.600 ettari per fava fresca) per una produzione complessiva di 170.000 tonnellate (121.000 come fava da granella e 49.000 come fava fresca).
Le regioni con le maggiori superfici sono nell’ordine la Toscana, Sicilia, Puglia, e Marche.

 

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La fava predilige terreni profondi e fertili, anche se ben sopporta elevati contenuti in calcare ed argilla. Attenzione ai ristagni idrici che risultano molto dannosi.
Il miglior pH del terreno è quello prossimo alla neutralità, ma tollera pH fino anche a 8.4. Al contrario sono sempre dannosi i terreni acidi. La fava è tra le specie moderatamente sensibili alla salinità, con una soglia di salinità del terreno di 1.6 mS/cm.
Dal punto di vista del clima è specie microterma, quindi resiste abbastanza bene alle basse temperature. Al di sotto di 0°C si arresta lo sviluppo della pianta ed anche l’attività dei rizobi azotofissatori.
Per la concimazione è difficile indicare valori specifici; è bene tener conto delle caratteristiche del terreno, delle esigenze della coltura e degli asporti. Tendenzialmente comunque la fava è una coltura ad elevata richiesta di azoto e potassio e di basse richieste di fosforo.
Le asportazioni, con riferimento alla coltivazione per la produzione di granella secca, sono, ad ettaro, pari a circa 16 kg di N, 50 kg di P2O5, 50kg di K2O, 80 kg di CaO e 30 kg di MgO.
La produzione media si aggira su 1,0-2,0 ton/ha fino ad un massimo di 3,0-3,5 ton/ha di seme secco e 5,0-7,0 ton/ha di legumi freschi.
La fava è una tipica coltura miglioratrice che svolge un eccellente ruolo di pianta da rinnovo. I benefici che apporta al terreno sono molteplici, sia diretti che indiretti a causa delle lavorazioni che richiede. Rilascia abbondanti residui vegetali, che incrementano il contenuto in sostanza organica e dei nutrienti nel terreno.
Le esigenze della pianta vengono soddisfatte attraverso l’attivazione di un rapporto simbiotico con il microrganismo azotofissatore Rhizobium leguminosarum biovar viciae, che determina sulla radice la formazione di noduli claviformi. L’inoculazione ha luogo durante le fasi iniziali di sviluppo della radice primaria; il rizobio penetra all’interno della struttura dei peli radicali, raggiunge lo strato corticale della radice determinando la formazione di noduli claviformi di qualche millimetro di diametro, visibili dopo appena 21-28 giorni dall’infezione.
Questa sua capacità, come per tutte le leguminose, permette di far rientrare la fava tra le colture adatte per soddisfare i requisiti del greening all'interno della PAC.
Come per tutte le leguminose, si può considerare la concimazione azotata in caso di compensazione a cattive condizioni ambientali e/o climatiche. Si consigliano in generale degli apporti azotati modesti.
Con l’azotofissazione si riescono a soddisfare quasi completamente le sue esigenze, anche se può risultare utile somministrare una piccola quantità di azoto alla semina per ottenere un effetto starter. Circa 20-30 kg/ha per soddisfare le esigenze delle piantine in attesa che si formino i noduli di Rizobio.
Alcuni autori segnalano che la concimazione con un rapporto N/K elevato, in pratica troppo azoto in rapporto al potassio, favorisce la ruggine. È conveniente lavorare con un rapporto di una parte d’azoto per due parti di potassio. L’eccesso d’azoto favorisce anche la colatura dei fiori e la Botrytis.
Gli apporti d’azoto sono necessari all’inizio della vegetazione (assenza d’attività azoto-fissatrice), e in periodo freddo (assenza di nitrificazione) per permettere alle piante di partire rapidamente. Una parte si distribuisce appena prima della semina ed il resto in copertura se necessario.
La carenza porta ad una decolorazione giallo pallido del lembo fogliare ed una fioritura ridotta.
 
Il fosforo è l’elemento determinante per la produzione della Fava. Considerando le diverse variabili come la dotazione del terreno, le immobilizzazioni, la precessione colturale, etc.
Apporti di P2O5 per una produzione di 1,5-2,5t/ha:
  • 100 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 80 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 50 kg/ha: in caso di terreni con dotazione elevata.
Il fosforo si apporta con la concimazione di fondo. Si sceglie comunque un fertilizzante fosfatico facilmente assimilabile, visto la ridotta durata del ciclo vegetativo.
Le carenze in fosforo si manifestano con colorazioni verde scuro del lembo fogliare, un portamento eretto della pianta ed un imbrunimento delle foglie più vecchie, con successiva caduta anticipata.
Il potassio generalmente abbonda nei terreni argillosi.
Anche per il potassio, l’apporto principale avviene con la concimazione di fondo. Si consiglia sempre una valutazione della dotazione in potassio dei diversi terreni prima di redigere un piano di concimazione.
Apporti di K2O per una produzione di 1,5-2,5ton/ha:
  • 90 kg/ha: in caso di terreni con dotazione scarsa;
  • 70 kg/ha: in caso di terreni con dotazione normale;
  • 40 kg/ha: in caso di terreni con dotazione elevata.
Spesso vengono indicati come macroelementi secondari poiché, generalmente, sono presenti nel terreno e nell’acqua di irrigazione in quantità sufficiente a soddisfare le esigenze della coltura, per cui solo raramente è necessario intervenire con delle specifiche somministrazioni per aumentarne la disponibilità.
Le asportazioni di questi elementi, seppure significative come nel caso del Calcio (oltre 80 kg/ha) e del Magnesio (20-30 kg/ha), sono, infatti, normalmente reintegrati attraverso l’impiego di concimi come il nitrato di calcio ed il solfato di magnesio.
 
Grazie al fatto che è una leguminosa, che è sarchiata e che libera il terreno assai presto, permette una buona preparazione del terreno per la coltura dei cereali. La fava è una coltura miglioratrice eccellente, che costituisce un’ottima precessione per il frumento; il suo posto nella rotazione è quindi tra due cereali.
Si può considerare che il cereale che segue la fava trovi un residuo di azoto, apportato dalla leguminose, dell’ordine di 40-50 Kg/ha.
La preparazione razionale del terreno per la fava consiste in un aratura medio-profonda (30-40 cm) al fine di favorire una buona espansione delle radici e quindi l’esplorazione e lo sfruttamento delle risorse idriche e nutritive.
Non è necessario preparare un letto di semina molto affinato: la notevole mole dei semi fa sì che il contatto col terreno sia assicurato anche se persiste una certa bollosità.  
La semina delle fave avviene solitamente nel periodo autunnale, nei mesi di ottobre e novembre. Questo è vero soprattutto nelle regioni centro-meridionali. La raccolta per le fave da orto avviene dall’inizio della primavera fino all’inizio dell’estate, a seconda del periodo della semina e della varietà scelta.
Dopo la semina delle fave, la prima fase vegetativa avviene in pieno inverno. Le giovani piantine riescono a resistere anche a temperature sotto lo zero. Ciò che temono, però, è il freddo prolungato. Per questo motivo in alcune zone la semina delle fave avviene alla fine dell’inverno. Naturalmente, con la semina tardo-invernale la raccolta avviene all’inizio dell’estate.
La fava da orto viene disposta a file di 70-80 cm con densità di investimento di 12-15 piante/m2, mentre il favino da granella viene seminato a file di 40 cm con una densità di 40-60 piante/m2, la profondità di semina va da 6 a 10 cm mentre il favino si semina più in superficie.
La fava germina con accettabile prontezza già con temperature del terreno intorno a 5°C; in queste condizioni l’emergenza si ha in 15-20 giorni. La resistenza della fava al freddo è limitata: nelle prime fasi vegetative (stadio di 4-5 foglie), quando la fava ha il massimo di resistenza, gelate di –6 °C sono fatali alla maggior parte delle varietà.
La fava si adatta bene a terreni pesanti, argillosi, argillo-calcarei; rifugge da quelli sciolti e poveri di humus.


 

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Fave invernali: cosa ne pensate?

Salve, ho piantato circa 2000 piantine di fave invernali che tra un paio di mesi dovrei raccogliere, cosa ne pensate? Preciso che sono in provincia di Barletta, vale la pena ampliarsi? Grazie per le risposte.

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diserbo fava e lenticchia 2 risposte

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