Lampone

Classificazione coltura: Fruttiferi > Fruttiferi minori
Lampone - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Rosaceae
Genere: Rubus
Specie: Rubus idaeus
Il Lampone è una pianta originaria dell'Europa continentale e dell'Asia Minore, viene coltivato principalmente nel Nord America, Italia (soprattutto al nord), Svizzera, Germania, Francia e Scozia.
Il nome “Rubus” deriva dal latino “Ruber” ovvero “rosso”, per il colore dei suoi frutti. Mentre “idaeus” pare derivi dal Monte Ida, che si trova nei pressi dell’antica Troia nel Nord-Est della Turchia. Secondo quanto riportato da Dioscoride, il Monte Ida era particolarmente popolato da questa pianta.
Il lampone è una pianta cespugliosa, formata da numerosi polloni di durata biennale che sorgono dalle radici, per cui si ha un continuo rinnovo del cespuglio che si espande in larghezza.
I polloni, forniti di epidermide verde-chiara ricoperta da piccole spine, sono lunghi sino a 2 m. Le radici principali sono tozze e rizomatose, mentre quelle secondarie sono superficiali e fascicolate. Le foglie sono caduche, costituite da 3-5 foglioline ovali, di colore verde scuro e con margine seghettato.
I fiori sono riuniti in racemi portati da germogli fioriferi che, nelle varietà unifere, spuntano apicalmente e lateralmente ai polloni dell'anno precedente, oppure anche ai polloni dell'anno nelle cultivar bifere. La fioritura avviene scalarmente nel periodo che va da metà maggio a metà giugno.
Le varietà "unifere", sono quelle che producono una sola volta l’anno prevalentemente sui tralci dell’anno precedente, mentre le varietà "bifere" o "rifiorenti" hanno la capacità di produrre sia sui rami dell’anno precedente (giugno-luglio) che sui polloni dell’anno (fine estate-autunno) anche se, di preferenza, queste varietà si coltivano in genere per la sola produzione di fine estate-autunno privilegiando così la qualità (pezzatura) dei frutti.
Dopo la fecondazione, da ciascun pistillo si origina una “drupeola” che, assieme a tutte le altre presenti sul ricettacolo, costituirà il frutto aggregato detto “mora”. Ciascuna drupeola è provvista di un minuscolo seme, che può essere fastidioso al momento del consumo, soprattutto in cultivar con poca polpa. La forma della mora varia da tonda a conica, più o meno allungata.
Il colore varia dal rosa pallido, al rubino, fino al rosso carico quasi violaceo; ma esistono anche frutti di colore giallo ambrato, generalmente di sapore scialbo.

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Il principio generale della concimazione è quello di restituire alla pianta le sostanze asportate per la produzione dei frutti e del legno, senza creare eccessi o squilibri tra gli elementi nutritivi.
Le quantità da apportare devono sempre tenere conto della disponibilità di elementi nel suolo; risulta dunque importante monitorare la fertilità del terreno con delle analisi periodiche che permettono di conoscere la quantità di elementi nutritivi disponibili.
La distribuzione dei concimi minerali va preferibilmente effettuata in modo frazionato, per garantire una buona disponibilità di elementi fertilizzanti durante le varie fasi di accrescimento e di produzione, in modo particolare iniziando dalla ripresa vegetativa e concludendo entro l’inizio della raccolta nelle varietà unifere e a metà raccolta per le varietà rifiorenti.

Va inoltre ricordato che ogni 2-3 anni, per mantenere la dotazione di sostanza organica nel terreno, è necessario distribuire del letame o del compost lungo i filari nelle dosi di 35-45 ton/ha.
È importante che il letame sia ben maturo e decomposto, in modo da non costituire un ostacolo per la fuoriuscita dei polloni.

In particolari zone ben esposte, la coltivazione del lampone unifero può spingersi fino ad una altitudine di 1.200-1.500 m, mentre per le varietà rifiorenti il limite di coltivazione non deve andare oltre gli 800-900 m. A tal proposito è importante sottolineare che per una variazione di 100 m di dislivello corrispondono circa 4 giorni di anticipo o ritardo nella maturazione dei frutti.
Il lampone vegeta bene nei terreni sub-acidi (pH 6,0-6,5), con limite di tollerabilità pH 5,0/7,5, privi di calcare attivo, ben dotati di sostanza organica, fertili, freschi, tendenzialmente sciolti.
La resa unitaria varia da 8-10 ton/ha per le varietà unifere ai 12-13 ton/ha per quelle rifiorenti.
La raccolta va effettuata a mano, a intervalli di tre-quattro giorni e va giugno a fine luglio per il lampone unifero e da agosto ad ottobre per quello rifiorente.
Con la coltivazione in serra, in terra o in fuori suolo, si arriva a maggiori produzioni e a coprire un maggiore arco temporale produzione, che può partire da marzo fino ad ottobre.
 

 

Il Lampone necessita di azoto per stimolare la pianta a rinnovare la chioma e di potassio per migliorare la produzione.
Si deve porre particolare attenzione ad evitare gli eccessi di azoto, che possono produrre una vegetazione sovrabbondante, con peggioramento della maturazione e della resistenza alle malattie.
Indicativamente in un terreno con una normale dotazione in elementi nutritivi, per una produzione di 8-12 t/ha di lamponi, le dosi da apportare, espresse in Unità Fertilizzanti kg/ha, sono le seguenti: Azoto (N) 80-120; Fosforo (P2O5) 30-40; Potassio (K2O) 120-140.
Il fosforo è un elemento che interviene nella crescita delle radici, nella fioritura e nella fecondazione.
Il potassio ha un’azione sulla qualità dei frutti così come sulla resistenza alle malattie.
La formulazione ottimale potrebbe essere, in percentuale, 30% azoto, 20% fosforo, 50% potassio, da somministrare 3-4 volte l’anno: la prima all’inizio della primavera, la seconda a giugno, la terza e la quarta (se necessario) a fine agosto. Oppure con la fertirrigazione a goccia, aumentando il frazionamento in misura dell’esigenza idrica della pianta.
Il lampone non ama i terreni calcarei, di conseguenza occorre fare attenzione durante l’irrigazione. È necessario usare acqua con bassi livelli di calcare; a questo scopo si può impiegare acqua acidificata oppure tagliare l’acqua di irrigazione con acqua piovana.
Il Calcio è l’elemento principale delle pareti cellulari, fondamentale per l’accrescimento delle cellule. Viene assorbito come Ca++.
Il Magnesio è un componente fondamentale della molecola della clorofilla e attivo in diverse reazioni enzimatiche. Viene assorbito come Mg++.
Indicativamente in un terreno con una normale dotazione di questi elementi e per una produzione di 8-12 t/ha di lamponi, le dosi da apportare, espresse in Unità Fertilizzanti kg/ha, sono le seguenti: Calcio (CaO) 60-100; Magnesio (MgO) 30-40.
 
I lamponi non hanno particolari esigenze in fatto di terreno quantunque preferiscano quelli poco calcarei, sub-acidi, ricchi di sostanza organica, freschi e permeabili.
Si allevano in filari con l’ausilio di pali leggeri e uno o due fili verticali o orizzontali ai quali si legano i tralci o si indirizzano i polloni nel caso di varietà rifiorenti. Le distanze vanno da 1,50-2,50 m fra le file a 0,50-0,70 m fra le piante. Per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti in prossimità delle piante e lungo il filare è consigliabile la pacciamatura con polietilene nero con fori di 15 cm di diametro.
Il primo passo da fare per realizzare un impianto di lamponi è l’analisi del terreno al fine di conoscerne le caratteristiche fisiche e chimiche (tessitura, dotazione di sostanza organica e di elementi nutritivi).
La pianta di lampone non tollera suoli prevalentemente argillosi, compatti e con il rischio di ristagni idrici che possono causare l’insorgenza di problemi legati all’asfissia radicale, patologie dell’apparato radicale e l’arresto della crescita; predilige piuttosto suoli permeabili con un buon drenaggio, un pH sub-acido (5,5-6,5), una buona dotazione di sostanza organica (2%-4%), una bassa concentrazione di calcare attivo (non superiore a 5-7%) ed una conducibilità elettrica (EC) compresa tra 0,2 – 0,4 mS/cm.

Concimazione organica/minerale.

La distribuzione di letame maturo o di compost (60-100 ton/ha) migliora la struttura e la fertilità del terreno.
Se dalle analisi il terreno risultasse povero di elementi fertilizzanti, si consiglia una concimazione minerale di fondo all’impianto con solfato di potassio (250-400 kg/ha) e perfosfato minerale (400-700 kg/ha).
A coltura in atto, l'azoto va fornito in più riprese (a partire da inizio primavera) sotto forma ammoniacale nelle dosi di 40-50 grammi/pianta, oppure con la fertirrigazione a goccia, aumentando il frazionamento in misura dell’esigenza idrica della pianta.
Potrebbe essere necessario ed importante anche intervenire con prodotti fogliari a base di microelementi e sostanze capaci di aumentare la consistenza e la sostanza secca nei frutti come i biostimolanti.
Per l’irrigazione, l'elemento acqua è uno dei fattori determinanti per la crescita e la produzione del mirtillo, sia in caso d'eccesso che di carenza. Questo è dovuto ad uno scarso e superficiale sviluppo dell'apparato radicale.
È opportuno evitare l’irrigazione a pioggia che favorisce lo sviluppo di marciumi ai frutti (Botrite).
Il lampone teme la siccità e richiede un frequente apporto idrico. Per irrigare il lampone bisogna evitare l'uso di acqua troppo calcarea, che contribuisce a rendere il terreno alcalino.
È evidente che indicare valori irrigui a priori è difficile, in quanto differiscono per età della pianta, varietà e condizioni pedo-ambientali.
I periodi più delicati sono lo sviluppo vegetativo e la fase di maturazione dei frutti.
Per la distribuzione irrigua si dovranno scegliere impianti in grado di fornire volumi irrigui di bassa portata con frequenza elevata: i più idonei sono quelli a distribuzione localizzata come l’irrigazione a goccia.
Se il terreno non soddisfa questi requisiti sono necessari ingenti interventi agronomici, oppure passare ad una coltivazione fuori-suolo.
Anche l’acqua dovrebbe presentare delle caratteristiche ideali. La pianta di lampone presenta una media/bassa tolleranza a sodio (Na+) e cloro (Cl), la cui concentrazione nell’acqua di irrigazione non dovrebbe superare il valore di 1 mmol/l.
Una buona acqua di irrigazione dovrebbe presentare inoltre una concentrazione di Boro (B) inferiore a 20 µmol/l e una concentrazione di Bicarbonati (HCO3) compresa tra 1,5 – 2 mmol/l per un buon effetto tampone sul pH.
Se si decide di concimare la coltura attraverso la fertirrigazione, solitamente si ricorre all’utilizzo di due vasche per i concimi più la vasca per l’acido per il controllo del pH. Il tutto poi viene aggiunto all’acqua di irrigazione attraverso apposite pompe dosatrici e mediante appositi sensori sarà possibile tenere sotto controllo il pH e la conducibilità elettrica (EC) della soluzione nutritiva fertirrigante.
Per la coltivazione fuori-suolo in vasi, riempiti con un apposito substrato di coltivazione costituito da fibra di cocco e/o torba e/o perlite, il pH ideale dovrebbe essere compreso tra 5,8 e 6,2 ed una conducibilità elettrica (EC) inferiore o uguale a 1 mS/cm.
Anche per la coltivazione fuori-suolo è consigliato predisporre una pacciamatura con film plastico nero al di sotto dei vasi per prevenire il problema dell’insorgenza di erbe infestanti.
Per quanto riguarda la densità d’impianto, si suggeriscono 3 piante a metro lungo la fila con una distanza tra le file di almeno 1,4 -1,8 metri per una quantità di piante che può arrivare fino a 12.000 – 16.000 piante/ha.

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Dalla vigna all'orticoltura?

Ciao a tutti, il nostro vicino possiede un vigneto (circa 4000 m²). Dopo la raccolta delle uve e durante la nostra assenza, i viticci furono distrutti. I cavi in ardesia sono stati rimossi. Ci ha informato che la viticoltura richiede troppo lavoro e non è redditizia. Coltiverà lamponi invece della vigna. La zona è registrata come vigneto in Toscana (secondo GEO scopio). A causa di questa decisione, il mio vicino cambia la nostra bella veduta e avrà un impatto ecologico. La mia domanda al forum è: questo cambiamento è legale? Cosa possiamo fare per evitarlo? Saluti e buon WE

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