I lamponi non hanno particolari esigenze in fatto di terreno quantunque preferiscano quelli poco calcarei, sub-acidi, ricchi di sostanza organica, freschi e permeabili.
Si allevano in filari con l’ausilio di pali leggeri e uno o due fili verticali o orizzontali ai quali si legano i tralci o si indirizzano i polloni nel caso di varietà rifiorenti. Le distanze vanno da 1,50-2,50 m fra le file a 0,50-0,70 m fra le piante. Per evitare lo sviluppo delle erbe infestanti in prossimità delle piante e lungo il filare è consigliabile la pacciamatura con polietilene nero con fori di 15 cm di diametro.
Il primo passo da fare per realizzare un impianto di lamponi è l’analisi del terreno al fine di conoscerne le caratteristiche fisiche e chimiche (tessitura, dotazione di sostanza organica e di elementi nutritivi).
La pianta di lampone non tollera suoli prevalentemente argillosi, compatti e con il rischio di ristagni idrici che possono causare l’insorgenza di problemi legati all’asfissia radicale, patologie dell’apparato radicale e l’arresto della crescita; predilige piuttosto suoli permeabili con un buon drenaggio, un pH sub-acido (5,5-6,5), una buona dotazione di sostanza organica (2%-4%), una bassa concentrazione di calcare attivo (non superiore a 5-7%) ed una conducibilità elettrica (EC) compresa tra 0,2 – 0,4 mS/cm.
Concimazione organica/minerale.
La distribuzione di letame maturo o di compost (60-100 ton/ha) migliora la struttura e la fertilità del terreno.
Se dalle analisi il terreno risultasse povero di elementi fertilizzanti, si consiglia una concimazione minerale di fondo all’impianto con solfato di potassio (250-400 kg/ha) e perfosfato minerale (400-700 kg/ha).
A coltura in atto, l'azoto va fornito in più riprese (a partire da inizio primavera) sotto forma ammoniacale nelle dosi di 40-50 grammi/pianta, oppure con la fertirrigazione a goccia, aumentando il frazionamento in misura dell’esigenza idrica della pianta.
Potrebbe essere necessario ed importante anche intervenire con prodotti fogliari a base di microelementi e sostanze capaci di aumentare la consistenza e la sostanza secca nei frutti come i biostimolanti.
Per l’irrigazione, l'elemento acqua è uno dei fattori determinanti per la crescita e la produzione del mirtillo, sia in caso d'eccesso che di carenza. Questo è dovuto ad uno scarso e superficiale sviluppo dell'apparato radicale.
È opportuno evitare l’irrigazione a pioggia che favorisce lo sviluppo di marciumi ai frutti (Botrite).
Il lampone teme la siccità e richiede un frequente apporto idrico. Per irrigare il lampone bisogna evitare l'uso di acqua troppo calcarea, che contribuisce a rendere il terreno alcalino.
È evidente che indicare valori irrigui a priori è difficile, in quanto differiscono per età della pianta, varietà e condizioni pedo-ambientali.
I periodi più delicati sono lo sviluppo vegetativo e la fase di maturazione dei frutti.
Per la distribuzione irrigua si dovranno scegliere impianti in grado di fornire volumi irrigui di bassa portata con frequenza elevata: i più idonei sono quelli a distribuzione localizzata come l’irrigazione a goccia.
Se il terreno non soddisfa questi requisiti sono necessari ingenti interventi agronomici, oppure passare ad una coltivazione fuori-suolo.
Anche l’acqua dovrebbe presentare delle caratteristiche ideali. La pianta di lampone presenta una media/bassa tolleranza a sodio (Na+) e cloro (Cl–), la cui concentrazione nell’acqua di irrigazione non dovrebbe superare il valore di 1 mmol/l.
Una buona acqua di irrigazione dovrebbe presentare inoltre una concentrazione di Boro (B) inferiore a 20 µmol/l e una concentrazione di Bicarbonati (HCO3–) compresa tra 1,5 – 2 mmol/l per un buon effetto tampone sul pH.
Se si decide di concimare la coltura attraverso la fertirrigazione, solitamente si ricorre all’utilizzo di due vasche per i concimi più la vasca per l’acido per il controllo del pH. Il tutto poi viene aggiunto all’acqua di irrigazione attraverso apposite pompe dosatrici e mediante appositi sensori sarà possibile tenere sotto controllo il pH e la conducibilità elettrica (EC) della soluzione nutritiva fertirrigante.
Per la coltivazione fuori-suolo in vasi, riempiti con un apposito substrato di coltivazione costituito da fibra di cocco e/o torba e/o perlite, il pH ideale dovrebbe essere compreso tra 5,8 e 6,2 ed una conducibilità elettrica (EC) inferiore o uguale a 1 mS/cm.
Anche per la coltivazione fuori-suolo è consigliato predisporre una pacciamatura con film plastico nero al di sotto dei vasi per prevenire il problema dell’insorgenza di erbe infestanti.
Per quanto riguarda la densità d’impianto, si suggeriscono 3 piante a metro lungo la fila con una distanza tra le file di almeno 1,4 -1,8 metri per una quantità di piante che può arrivare fino a 12.000 – 16.000 piante/ha.