La coltivazione del noce è naturalmente abbastanza rustica ed offre una buona redditività. Va comunque gestita con attenzione.
I terreni migliori per il noce sono quelli profondi, leggeri e freschi, ricchi di fosforo e potassio; sono pure indicate le terre silicee provenienti da degradazione di graniti e scisti cristallini. Sono però utilizzabili anche suoli superficiali purché leggeri e ben provvisti di elementi fertilizzanti. Riguardo la reazione del suolo, il pH deve essere compreso tra 6,5 - 7,5. Vanno evitati i suoli con presenza di calcare attivo.
La permeabilità del suolo è basilare: vanno scartati i terreni pesanti, asfittici, argillosi, soggetti a ristagni idrici, che favoriscono i marciumi radicali, in particolare gli attacchi di Phytophthora spp. e di Armillaria mellea, dove l’apparato radicale si mantiene più superficiale rendendo le piante maggiormente esposte a carenze idriche durante i periodi siccitosi.
Si consiglia di mettere a dimora le piante il prima possibile, ad esempio nel periodo autunno-vernino.
Le distanze consigliate per la realizzazione dell'impianto specializzato variano da 7 a 8 metri tra le file e 3,5-6 metri lungo la fila. In questo modo avremo 208-408 piante ad ettaro. Le distanze maggiori si riferiscono ai terreni più fertili, alle varietà più vigorose ed a fruttificazione apicale. Il sistema che oggi viene maggiormente consigliato è quello a piramide o vaso strutturato, che permette di contenere lo sviluppo delle piante, anticipare la produzione e favorire la potatura meccanica. In questo caso specifico le distanze saranno di 7,0 x 3,5-5.
La concimazione prevede un sostanziale apporto di letame o concimi organici all’impianto con circa 40-60 t/ha di letame. Nei primi 4-5 anni di impianto, apportare circa 200-400 g/pianta di azoto, fosforo e potassio in minore quantità.
Se il terreno è già ricco di sostanza organica si possono ridurre le concimazioni. La caduta delle foglie nel periodo autunnale consentono un adeguato apporto di sostanza organica.
La potatura è un elemento importante nel noce. Per quanto riguarda la potatura in fase d'allevamento, soprattutto nei primi due anni, essa ha l'obiettivo di far sviluppare le piantine verso la forma di allevamento prescelta.
Per quanto riguarda la potatura invernale per varietà a fruttificazioni laterali, gli interventi devono favorire il più possibile la formazione di produzione legnose di un anno, e permettere un buon arieggiamento della chioma.
Il noce è una pianta monoica a fiori diclini, e quindi porta sulla stessa pianta organi riproduttivi maschili (stami) e femminili (pistillo). Questi però hanno generalmente difficoltà ad autofencondarsi sulla stessa pianta e varietà, in quanto la fioritura maschile precede di molto quella femminile. Per questo motivo per avere un'impollinazione adeguata ad una produzione economicamente accettabile è necessario inserire nell'impianto una varietà impollinante che abbia fioritura maschile simile a quella della varietà prescelta.
L’inerbimento ha un’azione positiva sulla fertilità agronomica perché migliora la distribuzione e la disponibilità di elementi poco mobili come fosforo e potassio lungo il profilo del suolo che l’erba porta in profondità con le radici.
L’erba falciata e lasciata sul posto, pari a 4-5 t/ha di sostanza secca, arricchisce il contenuto in sostanza organica. Secondo alcuni autori 7 t/ha di erba falciata apportano al suolo, dopo mineralizzazione, circa 50 kg/ha di azoto, 50 kg/ di potassio, 10 kg/ di calcio e 5 kg/ha di fosforo e magnesio.
Tra gli aspetti di tecnica colturale più critici per il noce è da evidenziare l’importanza dell’approvvigionamento idrico. Soprattutto nei primi cinque anni di vita, dove le radici delle piantine sono facilmente soggette a stress idrici.
Le piante adulte sono esigenti durante la fase d'ingrossamento frutti, che all'incirca avviene tra agosto e settembre, normalmente poco piovosa in molti ambienti nocicoli. Una piovosità superiore a 800-900 mm/anno (circa 2.500 m3/ha) e ben distribuita durante la stagione assicura una disponibilità idrica sufficiente ad un corretto sviluppo.
I sistemi d'irrigazioni preferiti sono quelli localizzati, goccia e microjet in particolare, che consentono un razionale impiego d'acqua e di minimizzare gli apporti esterni energetici al sistema. Inoltre permettono una puntualità d'intervento durante le fasi in cui le piante sono soggette a stress idrici esaltando gli effetti sulla qualità.
La microirrigazione a goccia può essere abbinata alla fertirrigazione che permette di localizzare e frazionare il concime con notevoli benefici in sintonia con i principi della produzione biologica ed in armonia con l'ambiente. Anche l'aspersione, meglio se sotto chioma, consente di distribuire l'acqua su una superficie ampia e favorisce lo sviluppo dell'apparato radicale.