Albicocco

Classificazione coltura: Fruttiferi > Drupacee
Albicocco - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Rosaceae
Genere: Prunus
Specie: Prunus armeniaca L.
L’albicocco (Prunus armeniaca L.) è coltivato in tutto il mondo. Il 60% delle albicocche vengono prodotte nell’area del Mediterraneo. L’Italia concorre con il 15% circa della produzione mondiale. Per l’ISTAT gli ettari nel 2018 sono stati 19.300. La prima regione è l'Emilia-Romagna con 6.265 ettari e 62.710 tonnellate, seguita da Campania con 4.058 ettari e 59.444 tonnellate e la Basilicata con 3.758 ettari e 43.256 tonnellate.
L’albicocco è una drupacea che non si adatta molto alle forme obbligate per la grande vigoria della specie. La tendenza è pertanto rivolta più alle forme libere, espanse che raggiungono molto precocemente la piena produzione e che si adattano anche alla raccolta meccanica delle albicocche stante la rilevante quota di prodotto richiesto dalle industrie di trasformazione.
Il frutto (albicocca) viene consumato fresco o essiccato oppure trasformato industrialmente per produrre marmellate, canditi, succhi di frutta, ecc.; matura secondo le differenti varietà da maggio a luglio. Il suo seme viene utilizzato in pasticceria e per l’estrazione di olio.
Le condizioni colturali ottimali per la coltivazione dell’albicocco sono il clima secco e il terreno di medio impasto o anche fresco e pesante, purché non troppo umido e ben drenato. Predilige le posizioni collinari, pedecollinari e pianura adiacente, luminose e ben areate, meno soggette alle gelate, ai ristagni di umidità. Non risultano adatti, invece, i fondivalle e le zone umide di pianura. L’albicocco è specie sensibile alle brinate tardive a causa della precoce fioritura, pertanto vanno preferite le zone ben esposte e riparate dai venti dominanti.

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La determinazione delle asportazioni ed il calcolo delle dosi per la fertilizzazione sono di difficile generalizzazione per la notevole variabilità di condizioni climatiche in cui si sviluppa la coltivazione dell’albicocco, a causa delle diverse pratiche agronomiche e per la scelta varietale e portainnesti.
La pianta dell’albicocco è abbastanza sensibile alle carenze di azoto; attenzione però agli eccessi, soprattutto al fine di prevenire alcune malattie del legno come la gommosi. Di conseguenza anche la concimazione organica dev’essere condotta con estrema attenzione, per evitare che essa liberi azoto in momenti inopportuni, come durante la maturazione delle albicocche.
L’albicocco ha un’emissione fogliare tardiva e una precoce maturazione dei frutti, per cui l’uso dei fertilizzanti ai fini produttivi è limitata a poco più di due mesi ma, per mantenere la pianta al massimo dell’efficienza produttiva, l’apporto degli elementi nutritivi, sia macro che micro, va eseguita in più tempi più lunghi:
  • dopo l’allegagione
  • durante l’accrescimento dei frutti
  • dopo la raccolta a fine estate, inizio autunno.
Le produzioni per ettaro sono in relazione alle densità di piantagione e alla forma di allevamento prescelta; normalmente si considera normale una produzione da 15 a 20 tonn/ha, con punte di 25 tonn/ha per le varietà più produttive.
L’azoto è l’elemento nutritivo più importante, ma deve essere somministrato con attenzione per evitare di predisporre i frutti alle spaccature conseguenti alle piogge. La carenza di azoto induce scarsa allegagione, cascola e scarso accrescimento dei frutti.
Gli eccessi di fertilizzazione azotata possono causare inconvenienti come la diminuzione del colore delle albicocche ed un ritardo nella maturazione. Tali effetti sono compensati da un’adeguata concimazione potassica.
In riferimento alla concimazione di fine estate (comunemente indicata come autunnale), eseguita per favorire la costituzione di sostanze di riserva nelle strutture permanenti dell’albero, è utile la stima del livello dei nitrati nel terreno.
Evitare apporti azotati prima della fioritura e poco prima della raccolta.
Se si dispone di un impianto di fertirrigazione, apportare almeno la metà degli elementi nutritivi con questo sistema, a partire dall’allegagione a qualche settimana prima della maturazione e durante la stagione estiva.
In bibliografia in genere non si trovano particolari riscontri per la fertilizzazione fosfatica, la quale sembra non abbia effetti così rilevanti sulla produzione.
In genere è importante per i processi fotosintetici e per la respirazione, inoltre stimola la fioritura e lo sviluppo dell’apparato radicale.
In terreni poveri di fosforo o con fosforo di difficile assimilazione, risulta senz’altro conveniente apportare questo elemento con le concimazioni.
Il fosforo, come per il potassio, deve essere interrato durante la preparazione del terreno e/o prima dell’impianto. Successivi apporti di quest’elemento dovranno avere luogo in autunno, in quantità determinata dalle analisi, o dopo l’allegagione, se necessario, mediante fertirrigazione e/o concimazioni fogliari.
Il potassio è necessario nella fase produttiva, influisce positivamente su alcune caratteristiche qualitative dei frutti come la colorazione, l’acidità, la sintesi ed il contenuto degli zuccheri; migliora la vitalità del polline e la resistenza della pianta al freddo. Permette inoltre il trasporto di elementi di riserva dalle foglie agli organi legnosi. Tale elemento viene assorbito in notevole quantità.
La funzione principale del calcio nella pianta è quella di favorire la resistenza meccanica dei tessuti vegetali.
L’albicocco è una specie piuttosto esigente in calcio; la fase critica di necessità di calcio si ha quando il frutto smette di traspirare.
La presenza di calcio nella pianta riduce la sensibilità alla formazione di rotture nei frutti.
La carenza di calcio si ripercuote in particolar modo sulle albicocche con una scarsa tenuta di maturazione e di conservabilità.
Un eccesso di questo elemento nel terreno induce ad una scarsa disponibilità di ferro con conseguenti clorosi ferriche. Questo fenomeno si ha specialmente con i portainnesti di pesco.
Il magnesio è uno dei componenti della clorofilla. La carenza di magnesio, comporta riflessi negativi soprattutto sulla efficienza dell’apparato fogliare, in quanto si evidenzia con clorosi più o meno accentuate, tipicamente interessanti la zona della lamina fogliare prossimale alle nervature, mentre l’area internervale, almeno in un primo momento, mantiene la colorazione verde scura.
L’albicocco si adatta a molti ambienti grazie a diverse combinazioni cultivar/portinnesto. Le forme di allevamento più diffuse sono il vaso a tre branche (sesto d'impianto 5 x 3-4 m), vaso semilibero a 4-5 branche (sesto 4,5 x 3 m), vaso ritardato, e fusetto (sesto 4,5 x 2 m) per impianti ad alta densità; comunque la specie preferisce il volume, non la forma appiattita.
Verso il 4°-5° anno l'albicocco ha ormai raggiunto la forma desiderata, per cui la potatura deve essere rivolta a mantenere un buon equilibrio fra produzione e vegetazione, riducendo l’alternanza, mantenendo costante la qualità dei frutti e lo spazio assegnato al momento dell’impianto. Tanto più forte è la vigoria vegetativa tanto più leggera deve essere la potatura.
Con l’invecchiamento della pianta si dovrà ricorrere sempre più a tagli di ritorno sul legno di 2-3 anni al di sopra di un ramo misto di medio vigore, eliminando le piccole branche molto invecchiate, in esaurimento o in posizione ombreggiata.
La potatura verde si esegue durante l’estate per le piante giovani, 3-4 settimane dopo la raccolta in modo da rallentarne il vigore; viceversa, si preferirà la fine dell’inverno quando il vigore è scarso e le piante sono invecchiate, tranne i grossi tagli che si anticipano alla fine dell’estate per evitare l’ingresso di patogeni e la formazione di gomma.

Il diradamento dei frutti è un’operazione opportuna in quanto, al pari della potatura ed integrata con questa, consente di evitare l’alternanza di produzione, favorendo la preparazione delle gemme a fiore per l’anno successivo e di migliorare la qualità dei frutti. Va eseguita precocemente e, se necessario, ripetuta con un successivo passaggio per incrementare la pezzatura delle albicocche ed eliminare gran parte dei frutti di qualità insufficiente.

Anche per l’albicocco è consigliabile la pratica dell’inerbimento dell’interfilare con flora spontanea o appositamente seminata con una fascia di 1m circa non lavorata sotto le piante lungo i filari, sulla quale viene applicato il diserbo chimico con attrezzature schermate.
Riguardo le necessità in freddo si ritiene che l’albicocco, a seconda delle cultivar, necessita da 600 a 1.000 ore sotto i 7° C per superare la dormienza.
Irrigazione
In generale l’irrigazione comporta vantaggi produttivi, accelera la formazione della struttura della pianta e quindi l’entrata in piena produzione. Gli interventi in post-raccolta favoriscono la regolare formazione delle gemme a fiore e riducono l’alternanza.
Tenuto conto delle eventuali precipitazioni, l’irrigazione deve essere frequente e regolare evitando abbondanti quantità in prossimità della raccolta per non peggiorare le caratteristiche qualitative dei frutti e la loro conservabilità.
L’estrema variabilità delle condizioni pedo-climatiche di coltivazione dell’albicocco ed i diversi portinnesti utilizzati rendono difficoltoso dare precisi indicazioni.
La scelta dell’impianto di irrigazione deve essere fatta sulla base della disponibilità di acqua e/o del costo. La scelta per gli impianti microirrigui a goccia deve considerare la distanza fra gli erogatori e la loro portata in funzione del tipo di terreno.
L’apporto di acqua deve essere costante e leggermente superiore all’evaporazione. La quantità oscilla, secondo i vari ambienti, da 2.000 a 3.000 m3/ha totale.
 

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Buona sera, la scorsa estate le mie albicocche erano piene di vermetti bianchi vivi. Ho dovuto buttarle tutte anche se all'esterno si presentavano perfette. Sabato scorso ho deciso di trattare con il prodotto del titolo, 200 ml x 20 lt di acqua e spruzzato sulla pianta, frutti compresi. E' stato un disastro. Ieri, ho controllato l'albero che presenta molte foglie accartocciate e morenti ed il frutto si è colorato di grigio scuro all'esterno. Evidentemente ho dato un prodotto sbagliato. Accetterei qualche suggerimento per salvare la pianta. Grazie in anticipo. Nino

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