Vite per uva da vino

Classificazione coltura: Fruttiferi > Vite
Vite per uva da vino - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Vitaceae
Genere: Vitis
Specie: Vitis vinifera
La Vitis vinifera è nota anche come vite europea, anche se più propriamente dovrebbe essere definita euroasiatica. È diffusa in più di 40 Paesi al mondo, anche se più della metà della produzione mondiale si ha in Europa (soprattutto Spagna, Italia e Francia).
Sono molte le specie di vite che appartengono alla Famiglia delle Vitaceae o Ampelideae, del genere Vitis
La Vitis vinifera comprende due sottospecie, la V. vinifera silvestris (che include le viti selvatiche dell'Europa) e la V. vinifera sativa (le viti coltivate).  
La vite da vino predilige climi caldi, asciutti e soleggiati, in quanto incidono positivamente sui processi d’accrescimento e maturazione dei frutti. La vite si estende dalle pianure litoranee alle zone collinari, fino ad una altitudine di 500-700 m s.l.m..
La vite nei mesi invernali tollera minimi termici fino a -16/-18 °C, purché i freddi non siano improvvisi ed alternati a giornate calde. I livelli termici ottimali per il germogliamento sono di 9/10°C, per la fioritura sono di 18/22°C e per l’invaiatura di 22/26°C. La temperatura ottimale per la maturazione è di circa 20/24°C.
La vite inizia a manifestare danni quando si raggiungono circa i -15°C in inverno e i -4/-5°C in caso di brinate tardive.
I danni da eccesso termico riguardano esclusivamente la viticoltura meridionale e insulare e sono in rapporto anche alla ventosità e in particolare alla presenza dello scirocco (dal raggrinzimento degli acini fino all’appassimento totale).

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Il calcolo delle asportazioni e delle dosi per la concimazione è resa difficile dalla grande variabilità di condizioni climatiche in cui si sviluppa la viticoltura, delle diverse pratiche agronomiche che, insieme alla scelta varietale e ai portainnesti, negli ultimi anni hanno subito dei profondi cambiamenti tecnico-operativi.
Tra tutte le tecniche colturali viticole, la concimazione presenta per l’agricoltore, tutti gli anni, un momento di scelte difficili ed importanti. Quando apportare gli elementi nutritivi? Quanti somministrarne e sotto quale forma?
I livelli di produzione sono molto vari e vanno da 5 a 30 ton/ha, accompagnati da notevoli differenze qualitative. La media oscilla tra le 8-15 ton/ha.
L'azoto è l’elemento nutritivo più decisivo per lo sviluppo della vegetazione, ed è il più difficile da gestire e somministrare. Un eccesso d’azoto influisce negativamente sulla qualità dell’uva, con una vegetazione più rigogliosa, maggiore sensibiltà alle malattie e con tralci di difficile lignificazione. Al contrario una carenza di azoto non permette un equilibrato sviluppo della vite riducendo l’attività fotosintetica delle foglie e di conseguenza la produzione.
Si deve porre molta attenzione anche alla concimazione organica, che può provocare eccessive disponibilità tardive d’azoto.
La concimazione va riferita sempre al rendimento qualitativo ovvero non si deve stimolare lo sviluppo vegetativo a scapito della qualità del prodotto finito, il “vino”.
Le concimazioni azotate dovrebbero essere frazionate in tre momenti: una parte (40% del totale) dopo il germogliamento, una seconda parte (35% del totale) dopo l’allegagione, questa in particolare andrà eseguita con azoto nitrico, ovvero concimi a pronto effetto, ed un ultima parte (25% del totale) subito dopo la vendemmia.
L’apporto di azoto deve variare anche in rapporto al tipo di vigneto ovvero in un vigneto vigoroso, come una grande maggioranza dei vigneti vecchi innestati su portainnesti vigorosi, come il Kober 5BB, apportare azoto significa indurre ancora di più lo stimolo vegetativo a scapito della produttività.
Il fosforo è un elemento fondamentale per la vite, anche se spesso somministrato oltre le reali necessità. Ricordiamo che un eccesso di fosforo può ridurre l’assimilabilità di altri elementi come il ferro, il manganese e lo zinco, favorendo delle microcarenze.
La carenza, anche se rara, quando si manifesta può causare dei gravi danni e compromettere lo sviluppo delle piante.
Nell’irrigazione localizzata a goccia gli elementi meno mobili, come il fosforo ed il potassio, si muovono con più facilità nel terreno. In questo modo, il fosforo diventa più facilmente assimilabile per la coltura per un tempo relativamente più lungo.
Le perdite per lisciviazione di quest’elemento sono insignificanti ed il frazionamento degli apporti di fosforo alla coltura non è critico come nel caso dell’azoto.
Il potassio ha un effetto positivo verso il parziale contenimento degli effetti negativi degli eccessi di azoto e, soprattutto, favorisce la produzione e la dislocazione degli zuccheri nell’acino.
La carenza incide poco sulla produzione in quantità, mentre fa diminuire sensibilmente la qualità dell’uva.
Eccessi di potassio esplicano effetti negativi in terreni poveri di magnesio, per la concorrenza tra i due elementi, con probabile difficoltà di assorbimento del magnesio. Scarse concentrazioni di calcio e magnesio in confronto al potassio causano il disseccamento del rachide.
In fertirrigazione a goccia, il potassio viene meglio dislocato nel bulbo umido del terreno, per cui è più disponibile, ma può essere lisciviato, (questo dipende dalla tessitura del terreno) anche se ha comunque una maggiore persistenza rispetto all’azoto nitrico.
Il calcio gioca un ruolo fondamentale soprattutto nel processo di lignificazione e di maturazione del legno, cioè conferisce alla vigna una maggiore tolleranza ai geli invernali. La vite da vino può asportare circa 40-80 kg/ha di calcio, che si accumula soprattutto nelle foglie in dosi crescenti durante il decorrere della stagione. Quasi il 40% dell'assorbimento di calcio avviene nel periodo che intercorre tra l'emergenza delle foglie e la formazione del frutto. Un ulteriore 30% viene assorbito e accumulato soprattutto nelle foglie e nei grappoli dopo l'allegagione e prima dell'invaiatura. L'ultimo 30% viene assorbito dopo l'invaiatura, in particolare quando i tralci iniziano a lignificare.
Gli acini hanno un basso contenuto in calcio, che diminuisce durante la maturazione (da 0,5% a 0,16%): Il calcio è molto importante per l'elasticità della parete cellulare poiché riduce le spaccature degli acini che sono causa di un peggioramento qualitativo del mosto, soprattutto in condizioni di elevata umidità. Quindi, applicazioni fogliari di calcio possono essere utili per mantenere la corretta consistenza degli acini.

 
Il magnesio è uno principali dei componenti della clorofilla ed il suo deficit provoca una clorosi fogliare. I primi sintomi della clorosi si osservano a livello delle foglie basali.
Fenomeni nutrizionali, correlati in particolare alla dinamica del magnesio, sono direttamente legati alla manifestazione del disseccamento del rachide, insieme al potassio ed al calcio. Il rapporto K/Mg nelle foglie è direttamente correlato alla frequenza dei sintomi di questa fisiopatia.
Concimazione
Tra le varie pratiche colturali, la concimazione è molto importante. Sia quella organica, sotto forma di letamazione o sovescio di leguminose e altre specie, come quella minerale basata su concimi azotati, fosfatici e potassici.
Possono essere prese in esame tre tipologie di concimazione: concimazione di fondo, concimazione di partenza per viti giovani e concimazione di produzione.
Concimazione di fondo: praticata prima di un nuovo impianto, serve per dotare il terreno di sostanza organica e di elementi poco mobili, come potassio e fosforo
Concimazione di allevamento per viti giovani: tende a favorire l’accrescimento delle giovani viti; a tale scopo si prestano molto bene i concimi organici e/o organo-minerali, da distribuire localizzati all’atto dell’impianto delle barbatelle e nei primi anni di vita.
Concimazione di produzione: serve per supportare l’attività vegeto-produttiva annuale e la produzione. Si possono impiegare sia fertilizzanti minerali, sia organici, sia organo-minerali.

 

Irrigazione
Nelle regioni centro-meridionali (ma spesso anche nel settentrione) l'irrigazione a goccia rende possibile una ricca viticoltura con un notevole miglioramento della qualità dell'uva da vino (minor grado alcolico ma superiore finezza e aromaticità del vino).
Benché la vite abbia una buona resistenza alla siccità, è frequente il caso in cui le piogge siano insufficienti a compensare le perdite per evaporazione e per il consumo della pianta. Questo accade a maggior ragione dove i terreni sono superficiali, con un modesto strato attivo.
Nel periodo che va dall’allegagione alla chiusura del grappolo, la disponibilità di acqua influisce sul numero di internodi, sulla dimensione delle foglie e sulla dimensione finale dell’acino: non è conveniente per la qualità che nessuno di questi parametri vada fuori controllo.
Un moderato stress idrico è utile per assicurare una buona maturazione dell’acino, e quindi l’irrigazione non deve eliminare questo stress, ma solo ridurlo (stress controllato).
Attraverso la gestione dell’acqua si cerca di ottenere un ottimale rapporto foglie/grappoli ed un’ottimale dimensione degli acini.

Ultime news su vite per uva da vino

Forum - Ultima discussione su vite per uva da vino

Dalla vigna all'orticoltura?

Ciao a tutti, il nostro vicino possiede un vigneto (circa 4000 m²). Dopo la raccolta delle uve e durante la nostra assenza, i viticci furono distrutti. I cavi in ardesia sono stati rimossi. Ci ha informato che la viticoltura richiede troppo lavoro e non è redditizia. Coltiverà lamponi invece della vigna. La zona è registrata come vigneto in Toscana (secondo GEO scopio). A causa di questa decisione, il mio vicino cambia la nostra bella veduta e avrà un impatto ecologico. La mia domanda al forum è: questo cambiamento è legale? Cosa possiamo fare per evitarlo? Saluti e buon WE

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