2022
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Colza e fertilizzanti: l'importanza di partire bene

Già a inizio autunno il colza richiede una buona disponibilità di nutrienti. Vantaggi e limiti devono essere valutati al fine di massimizzare i benefici degli investimenti e minimizzare le dispersioni ambientali

Colza e fertilizzanti: l'importanza di partire bene - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Colza: azoto quando serve, fin da prima della semina (Foto di archivio)

Fonte immagine: © Jpchret - Fotolia

A semina autunnale non vi sono soltanto i cereali a paglia. Anche il colza va posto a dimora in autunno, prevedendo da subito i più opportuni apporti nutrizionali. La coltura è infatti sì produttiva, se coltivata al meglio e adeguatamente protetta da malerbe e parassiti, ma presenta anche elevati fabbisogni quanto a nutrienti, in special modo di azoto

 

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Per contro, quando somministrati in eccesso, i fertilizzanti possono indurre la coltura a una crescita eccessiva, fatto che ne riduce poi la sua resistenza durante i rigori invernali. Inoltre, soprattutto in tema di azoto, una fertilizzazione troppo abbondante può sfociare in dilavamenti a tutto svantaggio non solo del portafoglio, bensì anche dell'ambiente.


Altro motivo per evitare gli eccessi, insieme all'eccessivo rigoglio e ai costi elevati dei prodotti, fornendo troppo azoto a inizio autunno si può facilitare la formazione di ammoniaca, specialmente se le temperature fossero ancora miti. In ogni caso, appare consigliabile un'incorporazione dei fertilizzanti quando somministrati, sia al momento delle lavorazioni pre semina, sia contestualmente alla semina stessa. Soprattutto nel primo caso, è consigliabile un'incorporazione profonda dei fertilizzanti nel terreno.


A fine inverno, prepararsi alla primavera

Le pratiche di concimazione del colza non finiscono ovviamente in autunno, richiedendo anche alcune integrazioni azotate a fine inverno e a inizio primavera. Due i momenti in cui è consigliabile intervenire, ovvero il primo intorno a metà febbraio, seguito poi da una seconda somministrazione nella prima metà di marzo. Intervento da valutare in funzione dell'andamento climatico e dello sviluppo della coltura. 


Circa le quantità, il primo intervento si può effettuare utilizzando solfato ammonico in ragione di 80-120 chilogrammi di azoto per ettaro. Tale dose varia in funzione della densità di semina e del vigore delle genetiche seminate. Anche lo stato vegetativo della coltura va tenuto in conto, poiché somministrare azoto in eccesso potrebbe indurre le piante a emettere nuove foglie a scapito dei getti laterali


Per il secondo intervento è preferibile invece impiegare nitrato ammonico in ragione di 70-80 unità d'azoto, dose da selezionare in base ai medesimi criteri sopra esposti. 

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