2020
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Fertilizzazioni chirurgiche

La somministrazione mirata alle colture di fertilizzanti innovativi è la via più virtuosa per aumentare la sostenibilità delle pratiche di nutrizione vegetale senza intaccare le rese

Fertilizzazioni chirurgiche - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

Localizzati alla semina o distribuiti con ali gocciolanti: le nuove frontiere della nutrizione

Fonte immagine: © Elenathewise - Fotolia

Non si può pensare solo di ridurre le fertilizzazioni come unica soluzione per aumentare la sostenibilità delle pratiche agricole.

È un fatto: se non si concima come si deve si abbassano le rese, esattamente come quando non si irriga a sufficienza o non si proteggono le piante dai parassiti. Di sostenibilità però ce n'è di tre tipi: quella ambientale, certo, ma anche quella economica dalla quale discende la terza, ovvero quella sociale.

Ecco perché, parlando di sostenibilità, non si devono sposare le semplicistiche teorie "decresciste", basate solo sul concimare di meno, bensì vanno esplorate tutte le possibilità che le moderne tecnologie offrono per massimizzare le rese minimizzando le dispersioni ambientali. Per fare ciò ben si prestano i più recenti ritrovati a livello formulativo che stanno producendo sempre più fertilizzanti "smart", cioè furbi, atti a dare comunque il meglio alle colture, riducendo al contempo le contaminazioni ambientali e gli sprechi di elementi nutrizionali. Elementi per formulare i quali è necessaria anche tanta energia, risparmiabile appunto ottimizzando il successivo rilascio di minori quantità in termini assoluti, ma meglio distribuite in termini relativi.

Lontani appaiono ormai i tempi in cui si stratificavano negli spandiconcime i contenuti dei sacchi di scorie Thomas, derivanti dalle acciaierie, con altri di cloruro di potassio, calcolando le dosi un po' come capitava, tanto il costo era comunque basso. Gli agricoltori confidavano infatti che anno dopo anno gli errori si compensassero e che alla fine tutti i campi ricevessero la giusta dose di fosforo, potassio e azoto. In sostanza, paleoagricoltura da anni '70 e '80.

Oggi meglio si prestano le formulazioni microgranulari a rilascio controllato, magari da somministrare in modo chirurgico alla semina. Numerosi formulati sono stati infatti messi a punto a tal fine, rilasciando i nutrienti in modo progressivo e, soprattutto, localizzato. Cioè vicinissimo alle radici.

A dispetto di quanto talvolta si sostenga, ovvero che il fosforo dei fertilizzanti migri poi nelle acque causando problemi di eutrofizzazione, questo elemento è particolarmente ostile ai movimenti lungo il profilo, finendo per inchiodarsi nella matrice del terreno e risultare praticamente indisponibile sia alla lisciviazione, sia all'assorbimento da parte delle colture. Ecco perché posizionarne la dose necessaria a ridosso delle radici permette a queste di assorbire più facilmente il fosforo, minimizzando le dosi per ettaro.

Quanto all'azoto, meglio se erogato in abbinamento a fattori inibenti la nitrificazione, in modo da rilasciare nel terreno l'elemento in modo progressivo, minimizzando le perdite per lisciviazione che, queste sì, possono essere consistenti al contrario di quanto avviene con il fosforo.
 
La semina dei cereali può essere abbinata alla deposizione localizzata lungo il solco di specifici fertilizzanti microgranulari
La semina dei cereali può essere abbinata alla deposizione localizzata lungo il solco di specifici fertilizzanti microgranulari
(Foto: © Maschio Gaspardo)

Le formulazioni granulari di qualità permettono inoltre di utilizzare al meglio anche gli spandiconcime più evoluti, capaci cioè di modificare la distribuzione dei prodotti in funzione delle esigenze puntuali di campo. Tecnologie oggi disponibili grazie alle mappature dei terreni effettuate con i droni e alle conseguenti mappe di fertilizzazione trasferibili poi agli spandiconcime.

Vi sono infine fertilizzanti sviluppati per aumentare l'erogazione degli elementi nutritivi anche in funzione della temperatura e dell'umidità del terreno. Una calibrazione che risulta ottimale per seguire al meglio le esigenze delle colture, anch'esse condizionate dalle medesime condizioni termiche e idriche. Un sottile gioco di equilibri che viene reso possibile dalle formulazioni composte da capsule atte a rilasciare il proprio contenuto in modo intelligente.
 

Non solo granulari

Non solo cereali a paglia e fertilizzanti alla semina, ovviamente. Anche su mais tali pratiche sono ormai prassi comune, con una possibile tecnica in più. Stanno infatti prendendo piede anche le somministrazioni tramite impianti di irrigazione con ali gocciolanti. Grazie a queste è infatti possibile somministrare non solo l'acqua in modo mirato e "risparmioso", bensì è possibile erogare alla coltura i giusti nutrienti nei momenti di maggior bisogno. In tal caso, servono fertilizzanti altamente solubili, messi a punto proprio per essere distribuiti tramite impianti di fertirrigazione.

Impianto di irrigazione a goccia per il mais, utilizzabile anche per le pratiche di nutrizione vegetale
Impianto di irrigazione a goccia per il mais, utilizzabile anche per le pratiche di nutrizione vegetale
(Foto: © Donatello Sandroni)

In tal modo si ottengono due vantaggi contemporaneamente: si fornisce acqua e nutrienti solo all'apparato radicale della coltura, anziché regalare risorse alle eventuali malerbe, come pure si utilizzano dosi inferiori sia di acqua sia di fertilizzanti. Questi ultimi, peraltro, possono essere applicati anche quando ormai sia impossibile intervenire in campo con gli appositi spandiconcimi. Ciò permette di concentrare sulla coltura le dosi massime per ettaro, mitigando le restrizioni normative che impongono soglie di azoto per ettaro che talvolta possono risultare limitanti.

Sicuramente i costi iniziali di tali apparati irrigui e delle centraline che ne amministrano il funzionamento sono "interessanti", ma va detto che nell'arco del medio periodo si possono trarre vantaggi importanti per l'agricoltore, sia in termini di risparmi di fertilizzanti (e di acqua), sia di maggiori rese della coltura.

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