2019
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Summit europeo sui fertilizzanti a base organica

Gli operatori dei settori concimi organici, organo-minerali e ammendanti si sono incontrati al Sofie

Summit europeo sui fertilizzanti a base organica - le news di Fertilgest sui fertilizzanti

L'autore dell'articolo durante la sua presentazione ha approfondito i temi legati ai sottoprodotti di origine animale

Come anticipato qualche tempo fa, ad inizio giugno si è tenuto il primo summit dedicato al mondo europeo della fertilizzazione organica. Da italiani ci sembra "normale" parlare di concimi organici, ammendanti, substrati, concimi organo-minerali ma nel resto d'Europa, al di fuori di alcuni Stati membri con normative simili alla nostra, non tutto è così scontato e il regolamento Ue 2019/1009 sui prodotti fertilizzanti sarà una vera rivoluzione.

Per questo motivo i responsabili della Piattaforma europea per il fosforo sostenibile (Espp), hanno ritenuto opportuno organizzare, in collaborazione con l'Ifs (International fertiliser society), il primo Sofie che è servito per identificare le aree in cui è indispensabile migliorare l'informazione così come quelle in cui si dovrebbero pianificare azioni specifiche per un vero reimpiego delle sostanze nutritive organiche.

Rimandando agli atti del convegno, riassumiamo sinteticamente i temi trattati e le ipotesi di ulteriore approfondimento che si affronteranno nel secondo summit che si è già deciso di tenere nel 2020.

I concimi organici e quelli minerali non sono "concorrenti", vanno invece visti come prodotti complementari che agiscono insieme con funzioni diverse in grado di assicurare un corretto apporto di nutrienti alle colture (dal lento rilascio nel tempo alla rapida disponibilità nei periodi di crescita), così come (riferendoci ad esempio agli ammendanti) garantire il miglioramento delle proprietà chimico-fisiche del suolo.
Tutti gli operatori del settore fertilizzanti dovrebbero collaborare per promuovere l'efficienza dell'uso di sostanze nutritive ed il calcolo del bilancio dei nutrienti nelle aziende agricole (ad esempio il supporto della proposta FaST della Pac). Allo stesso modo si devono meglio studiare le interazioni tra sostanza organica e componenti minerali per sviluppare nuovi concimi organo-minerali da combinare nei programmi nutrizionali delle coltivazioni agrarie. Non dimentichiamo che esistono stretti legami tra i concimi organici e i biostimolanti, poiché alcune sostanze organiche possono facilitare l'assorbimento dei nutrienti delle piante (es. Acidi umici).

L'industria dei concimi a base organica non è ben identificata e ci sono pochi dati disponibili a livello Ue riguardanti, ad esempio, le dimensioni complessive del mercato, le tipologie di prodotti disponibili, le aziende operanti nel settore. Qualcuno ha ipotizzato che in parte ciò è dovuto alla confusione tra concimi organici (a base di carbonio) e prodotti certificati per "agricoltura biologica".
Di sicuro, invece, è difficile raccogliere i dati perché il mercato è principalmente in mano ad aziende medio-piccole (PMI) che oggi operano quasi esclusivamente a livello nazionale in mercati che si sovrappongono a quelli dei biostimolanti e/o degli ammendanti e/o con operatori del riciclaggio dei rifiuti e della valorizzazione dei sottoprodotti. C'è molto da fare in questa direzione ed il nuovo regolamento dovrebbe contribuire a creare un mercato più trasparente e, di conseguenza, più monitorabile.

Si è discusso sulla necessità di prove agronomiche volte alla misurazione delle prestazioni dei concimi organici trasformati, così come serve una migliore informazione sul rilascio di nutrienti e sulle curve dei tempi di assorbimento in funzione del clima, delle condizioni del terreno e dello stato vegetativo della pianta. In tema di dati scientifici si è segnalato che ne mancano in merito alla stabilità nel suolo del carbonio organico derivante da massiccio impiego di ammendanti e quindi difficoltà nel valutare, nel tempo, l'impatto netto reale dei gas serra derivante dall'uso di questi prodotti.
Né si possono sottovalutare le ricadute ambientali come l'inquinamento atmosferico (emissioni di ammoniaca e particolato), le perdite di azoto nella lavorazione di materie prime secondarie o lo sviluppo di processi per recuperare e riciclare le emissioni di azoto.

I concimi organici e organo-minerali hanno benefici specifici nella regione mediterranea caratterizzata da un basso contenuto di sostanza organica nel terreno e dalla necessità di migliorare la capacità di ritenzione idrica/resilienza alla siccità. Sarebbe interessante valorizzare le attività di recupero dei sottoprodotti dell'industria alimentare mediterranea così come dei residui delle colture (ad esempio vinacce, scarti della lavorazione delle olive, ecc.) per favorirne il reimpiego a livello locale. Tuttavia segnaliamo le enormi difficoltà già incontrate per consentire l'uso dei derivati da sottoprodotti di origine animale che, al momento, sono di fatto esclusi dal campo d'applicazione del nuovo regolamento sui prodotti fertilizzanti (questo uno degli argomenti trattati dall'autore).

Relativamente agli aspetti ambientali, oltre a ricordare che non tutti i concimi organici sono adatti all'agricoltura biologica, bisogna fare grossi passi avanti su vari aspetti. Pensiamo, ad esempio, alla contaminazione dei concimi con le materie plastiche derivanti da processi di recupero. Per evitare che questo diventi un ostacolo crescente allo sviluppo dei fertilizzanti organici e al reimpiego delle sostanze nutritive ed organiche, è opportuno coinvolgere responsabilmente i settori a monte: produttori di imballaggi, supermercati, sistemi di raccolta differenziata. La sfida è quella di riuscire ad utilizzare tali materie plastiche negli impianti di compostaggio e/o digestione e solo una reale biodegradabilità riuscirà a soddisfare questa domanda.

Come è facile intuire c'è ancora molto lavoro da fare per riuscire ad immettere sul mercato Ue queste nuove famiglie di fertilizzanti a base organica. Dobbiamo studiare bene il regolamento prima della sua entrata in vigore nel luglio 2022 e, nel frattempo, continuare ad usare le norme locali che, almeno in Italia, garantiscono di soddisfare il mercato.

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