Pistacchio

Classificazione coltura: Fruttiferi > Fruttiferi da frutto a guscio
Pistacchio - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Anacardiaceae
Genere: Pistacia
Specie: Pistacia vera L.
Il Pistacchio è originario del  Medio Oriente, in un’area geografica compresa tra Palestina, Siria, Iran e Turkmenistan. Il nome pistacchio deriva dal latino Pistacium (greco Pistàkion).
La coltura è diffusa soprattutto in Iran, Turchia, Grecia e Siria. È stata introdotta recentemente anche negli Stati Uniti e in Italia viene coltivata quasi esclusivamente in Sicilia.
Il pistacchio è una pianta longeva (dai 200 ai 300 anni). Ha uno sviluppo molto lento e riesce a produrre solo dopo dieci anni dal suo innesto.
Di altezza media intorno ai 4-5 metri, può superare anche gli 8-10 m di altezza. Ha una corteccia di color grigio cenere, una chioma ampia e branche pendule. Il legno è duro e pesante, giallo intenso nelle piante giovani e rosso bruno in quelle adulte.
Foglie composte, caduche, imparipennate, tomentose nelle piante giovani, glabre e coriacee in seguito.
Fiorisce in aprile-maggio e presenta fiori apetali, portati da infiorescenze ascellari a pannocchia; quelli femminili sono simili a un piccolissimo frutto con stimma trifido, carenato, allargato e papilloso, mentre quelli maschili sono provvisti di brattee e di grosse antere. Un albero maschile può produrre abbastanza polline per fecondare fino a 10 piante femminili.
Il frutto è una drupa monosperma, con mallo sottile, peduncolata, ovale. Il seme, contenuto in due valve giallo crema o biancastro, è unico e allungato, di colore verde chiaro, ricco di olio, proteine e vitamine.
In Italia è una coltivazione di nicchia: rinomati sono i pistacchi di Bronte, sulle pendici dell'Etna, tutelati dal marchio DOP "Pistacchio Verde di Bronte" e i pistacchi di Stigliano, in provincia di Matera.
Nel 2014 la superficie mondiale coltivata a Pistacchio è stata pari ad oltre 800.000 ha. L'Iran, con 316.000 ha, è il primo Paese al mondo per superficie coltivata. La Turchia si colloca al secondo posto, con 280.000 ha, a seguire gli Stati Uniti con 89.000 ha (principalmente in California), la Siria, con 59.800 ha, la Tunisia con 26.700 ha e la Cina con 26.200 ha. Nell'Unione Europea soltanto la Spagna, la Grecia e l’Italia sono Paesi produttori di pistacchio, con una superficie pari rispettivamente a 6.000 ha, 4.000 ha e 3.500 ha, pari a poco meno del 2% di quella mondiale.

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Il pistacchio può essere coltivato fino a 1.800 metri s.l.m.
Il pistacchio è una specie rustica, capace di svilupparsi su un’ampia gamma di terreni. Predilige terreni sciolti e calcarei, pH medio compreso tra 7,5 e 8,0.
È una delle colture frutticole più tolleranti alla salinità, con la capacità di produrre anche in suoli con una conducibilità elettrica fino a 8 dS/m.
La temperatura ottimale è di 25 °C, l’accrescimento si arresta con temperature inferiori ai 18 °C e superiori ai 30 °C. Il vento, se eccessivamente secco e caldo, pregiudica lo sviluppo del frutto.
Ogni pianta produce da 5 a 15 chilogrammi di tignosella (questo è il nome del frutto smallato ed asciugato) con punte massime di 20-30 Kg.
Il pistacchio è molto sensibile all’umidità relativa: valori elevati nei mesi estivi favoriscono gli attacchi di patogeni fungini.
Nella concimazione di impianto, è opportuno dotare il terreno degli elementi, in particolare fosforo potassio, che per la loro scarsa mobilità vengono ceduti lentamente alla pianta: in terreni di media fertilità sono sufficienti 300-500 quintali di letame per ettaro, 10-15 quintali di perfosfato semplice 19 e 4-6 quintali di solfato di potassio.
La concimazione annuale delle piante giovani è diversa di quella delle piante in produzione: nelle prime è bene previlegiare l’azoto, che favorisce lo sviluppo vegetativo. Nelle seconde è consigliabile l’utilizzo di concimi composti ternari, che contengono azoto, fosforo e potassio.
L’azoto è un costituente importante per le proteine come per altri numerosi composti, ed è il principale fattore di accrescimento per le piante come anche per il pistacchio.
Sono da evitare gli eccessi di azoto, che portano ad un peggioramento della qualità dei frutti.
La carenza si manifesta con uno scarso rinnovo vegetativo, con una minore produzione di frutti ed una loro minore qualità.
In un terreno mediamente dotato e per una produzione stimata di 1,5 ton/ha, si consigliano: 60-70 kg/ha di azoto. Per una produzione inferiore alle 1,5 ton/ha o per terreni ben dotati di sostanza organica, si consigliano circa 40-60 kg/ha di N. Se si prevedono produzioni superiori alle 1,5 ton/ha o per terreni con scarsa dotazione di sostanza organica, si consigliano 70-80 kg/ha di N. Le dosi di azoto, quando superano i 60 kg/ha, devono essere frazionate ad eccezione dei concimi a lenta cessione.

 
Il fosforo fa parte di numerosi composti organici responsabili della sintesi delle proteine e del trasporto energetico cellulare.  Il fosforo favorisce la fioritura, l’allegagione e la lignificazione.
In terreni mediamente dotati di sostanza organica non è necessario prestare particolari attenzioni a questo elemento.
In un terreno mediamente dotato e per una produzione stimata di 1,5 ton/ha, si consigliano: 30-50 kg/ha di P2O5. Per una produzione inferiore alle 1,5 ton/ha o per terreni ben dotati di sostanza organica, se ne consigliano circa 30 kg/ha. Se si prevedono produzioni superiori alle 1,5 ton/ha o per terreni con scarsa dotazione di sostanza organica o con elevato tenore di calcare attivo, se ne consigliano 60-80 kg/ha.
Il potassio è un elemento importante per lo sviluppo delle piante. Esso interviene nella sintesi degli idrati di carbonio e delle proteine. Permette inoltre il trasporto di elementi di riserva dalle foglie ai frutti e agli organi legnosi.
La fase critica in cui è necessaria una buona quantità di potassio è durante la maturazione del frutto.
Una carenza di potassio si verifica con effetti negativi sulla capacità di fruttificazione della pianta e sulle caratteristiche qualitative dei frutti.
In un terreno mediamente dotato e per una produzione stimata di 1,5 ton/ha, si consigliano: 90-120 kg/ha di K2O. Per una produzione inferiore alle1,5 ton/ha o per terreni ben dotati di sostanza organica, si consigliano circa 70-90 kg/ha di K2O. Se si prevedono produzioni superiori alle 1,5 t/ha o per terreni con scarsa dotazione di sostanza organica, si consigliano 100-130 kg/ha di K2O.

Calcio

La funzione principale del calcio nella pianta è quella di favorire la resistenza meccanica dei tessuti vegetali. Esso viene assunto in grandi quantità dalla pianta per la formazione dei frutti.
In un terreno mediamente dotato e per una produzione stimata di 1,5 ton/ha si consigliano circa 40-70 kg/ha di CaO.

Magnesio

Il magnesio è uno dei componenti della clorofilla. La carenza di magnesio, comporta riflessi negativi soprattutto sulla efficienza dell’apparato fogliare, in quanto si evidenzia con clorosi più o meno accentuate.
In un terreno mediamente dotato si consigliano 15-20 kg/ha di MgO.
 
È una pianta resistente alla siccità, in Sicilia viene coltivato a un'altitudine variabile dai 300 ai 750 m.
I terreni maggiormente indicati per coltivare il pistacchio sono quelli che presentano grandi spazi aperti, che permettono la libera circolazione del vento, esposti a sud, poiché la possibilità che si verifichino gelate primaverili è minore; di giacitura leggermente declive, dove ristagni idrici e gelate sono più difficili. Ha una buona resistenza al freddo ma teme le gelate primaverili.
L’epoca di trapianto è fortemente legata all’astone utilizzato e al metodo impiegato in vivaio per ottenerlo. Se l’astone ha radici avvolte da un pane di terra o da altro substrato, il trapianto può avvenire da ottobre-novembre fino a maggio-giugno; se al contrario ha radici nude il trapianto può essere eseguito sia nel mese di novembre che nel periodo di tempo che va da febbraio a marzo.
Nei pistacchieti naturali la densità di impianto varia da 50 a 500 piante ad ettaro, allevate con una forma denominata "a ceppaia", molto simile al vaso policaule, mentre in quelli coltivati intensivi si ricorre a sesti di impianto in quadro di m 6-10 x 6-10 con investimenti di 100-280 piante ad ettaro, allevate a vaso più o meno aperto e impalcato a 80-100 cm di altezza.
Il portinnesto influenza la vigoria della pianta e la produttività. Il pistacchio viene moltiplicato per innesto a gemma vegetante sia su terebinto spontaneo, originando gli impianti "naturali", sia sui semenzali di pistacchio e terebinto e su polloni radicati di terebinto, originando gli impianti di coltivazione moderni. Se innestato su terebinto è in grado di vegetare anche in terreni poco profondi o rocciosi.
Poche sono le cultivar coltivate e valutate in funzione della produttività e delle caratteristiche qualitative dei frutti; ricordiamo: Bianca o Napoletana (la più diffusa), Cerasola o Femminella, Cappuccia, Insolia, Agostina e Natalora. Le prime due sono coltivate un po' dovunque, le altre hanno diffusione prevalentemente locale.
Gli interventi di potatura sono limitati in quanto, specie le grosse branche, cicatrizzano molto lentamente.
Durante la fase produttiva si attuano interventi annuali o poliennali per eliminare i rami deperiti, secchi, malati. In alcuni casi vengono attuati anche interventi di potatura verde, quali la scacchiatura e la spollonatura (nel terebinto).
Per contenere lo sviluppo delle infestanti e limitare l'evaporazione si possono eseguire alcune lavorazioni superficiali o diserbo chimico.
La raccolta dei frutti avviene in genere in settembre, a mano e, a volte, ricorrendo all'ausilio di teloni o reti. Tale operazione, che una volta si eseguiva in 2-3 riprese, oggi generalmente in un'unica soluzione.
Dopo la raccolta i frutti devono essere privati del mallo e posti ad asciugare al sole per alcuni giorni. La produzione fornita dal pistacchio è alquanto variabile (mediamente da 0,8 a 1,5 ton/ha di frutti con guscio).
La disponibilità d’acqua ed eventuali interventi irrigui svolgono un ruolo fondamentale: con terreno asciutto si producono frutti più piccoli, ma di migliore qualità organolettica rispetto al medesimo impianto con buona disponibilità d’acqua.
In presenza di un impianto irriguo, infatti, le dimensioni del frutto sono maggiori ma si ha una perdita di sapore e aroma.
L’irrigazione permette di aumentare la produzione, sia riducendo il periodo improduttivo a 4-5 anni, sia consentendo di aumentare il numero di piante per ha, sia incrementando il numero di kg di raccolto per pianta.
Il fabbisogno idrico medio stagionale di un impianto adulto che si aggira intorno ai 350-450 mm (3.500 m3 /ha – 4.500 m3/ha) al lordo della piovosità.
 

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