Pero

Classificazione coltura: Fruttiferi > Pomacee
Pero - Coltivazione e fertilizzanti consigliati - Colture - Fertilgest
Classificazione botanica
Famiglia: Rosaceae
Genere: Pyrus
Specie: Pyrus communis L.
L'origine del pero è un po’ discussa: si distinguono specie occidentali e specie orientali, in cui si riscontrano maggiori resistenze, anche al colpo di fuoco batterico.
Sono due i principali centri di origine:
  • Cina: dove sono coltivate le specie Pyrus pyrifolia (la principale specie coltivata in Asia), Pyrus ussuriensis e P. calleryana;
  • Medio Oriente (Caucaso, Asia Minore): centro di origine primario del Pyrus communis.
Il principale areale produttivo in Italia è l'Emilia-Romagna con il 75% della produzione di pere, con circa 19.000 ha e oltre 500.000 ton., a seguire il Veneto, la Lombardia e la Toscana.
Pochissime cultivar di pero sono autocompatibili, per questo esso si avvantaggia dell’impollinazione incrociata; pertanto in fase di impianto è necessario l’utilizzo di cultivar impollinatrici. L’impollinazione è legata alle api.
Fra i fattori climatici che influenzano la coltivazione del pero, la temperatura è forse quello più limitante, sfuggendo tra l’altro dal controllo del frutticoltore. Durante l’antesi, le basse temperature possono ostacolare i normali processi produttivi. Il pero ha un fabbisogno di freddo, al fine di interrompere la dormienza, tra le 900 e le 1.100 ore con temperature invernali inferiori a +7°C.

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Ha
ton
ton/Ha
Il pero innestato su franco si adatta a terreni poco fertili, calcarei e siccitosi, è comunque meno esigente del melo; se innestato su cotogno soffre il calcare.
Un pH superiore a 7,5 ed un valore di calcare attivo superiore al 4-7% possono costituire un fattore limitante allo sviluppo. Si ritengono terreni non adatti alla coltivazione quelli con pH inferiore a 5,4 o superiori a pH 8,8.
È fondamentale conoscere le asportazioni e le esigenze nutrizionali del pero per redigere al meglio un corretto piano di concimazione.
I livelli di produzione risultano variabili secondo le varietà e le epoche di produzione. Si ritengono dei buoni dati produttivi, valori pari a 25-40 ton/ha.
La produzione di pere è molto variabile, si possono raggiungere e superare le 40 ton/ha, soprattutto per le colture con sesto di impianto intensivo.
Generalmente fino alla fase di fioritura le piante di pero si avvalgono essenzialmente (circa il 90-95%) delle sostanze di riserva accumulate negli organi legnosi durante la stagione precedente.
L’azoto assorbito in primavera dalle radici viene invece traslocato alle foglie del germoglio in accrescimento e al frutticino allegato; tale assorbimento aumenta progressivamente fino a raggiungere due mesi dopo la ripresa vegetativa circa il 40-50% del totale presente, rispettivamente, nelle foglie e nei frutti.
Da un punto di vista pratico, quindi, è più conveniente non intervenire con concimazioni azotate prima della comparsa dei bottoni fiorali.
Come regola generale, è consigliabile effettuare le concimazioni a partire dal momento della fioritura degli alberi e successivamente in post-allegagione, sulla base del numero di frutticini presenti e dell’osservazione visiva del frutteto.
La concimazione in tarda estate, che può essere effettuata anche con irrorazioni fogliari, risulta efficace nell’aumentare la fioritura nella primavera successiva e può determinare un aumento dell’allegagione.
In definitiva, la concimazione azotata in pre o post-raccolta rappresenta un mezzo valido per incrementare l’accumulo delle riserve azotate negli organi perenni dell’albero, soprattutto in situazioni di scarsa fertilità del suolo.
Nel caso fosse necessario intervenire dopo la fine di settembre, è preferibile ricorrere a concimi a lento effetto.
In ogni caso la distribuzione frazionata dell’azoto con la fertirrigazione, soprattutto nei terreni sciolti, rappresenta un modo efficace per ridurre le perdite e aumentare l’efficienza di utilizzo del fertilizzante.
Il fosforo è un elemento che risulta poco disponibile e spesso è presente in quantità elevate nei terreni. La limitata disponibilità per le colture è dovuta al fatto che il fosforo tende ad immobilizzarsi nel terreno a causa principalmente della sua reazione come fosfato con il calcio.
È assolutamente necessario avere a disposizione un’analisi del terreno aggiornata al fine di stabilire la effettiva dotazione e disponibilità dell’elemento, e solo in caso di bassa disponibilità provvedere al suo apporto.
Il Fosforo nel terreno è poco mobile, la sua somministrazione va effettuata prima dell’impianto come concimazione di fondo. Durante la coltivazione, in particolare se siamo in presenza di situazioni di carenze, il Fosforo dovrà essere distribuito precocemente in autunno o dopo la ripresa vegetativa in fertirrigazione con concimi fosfatici solubili.
Il Potassio è caratterizzato da un’elevata mobilità nelle piante a tutti i livelli - cellulare, istologico e nel trasporto a lunga distanza via xilema e floema. È inoltre estremamente importante nella traslocazione dei fotosintetati. In questo senso, la presenza del potassio condiziona l’accrescimento del frutto e le sue caratteristiche organolettiche influenzando l’equilibrio acidi/zuccheri e la colorazione dell’epicarpo.
In caso di carenza, esso dovrà essere integrato con concimazioni autunnali con solfato di potassio (K2SO4) o in primavera in terreni sabbiosi. Se si dispone di un impianto di fertirrigazione, una parte del potassio si può apportare con concimi potassici solubili come il nitrato di potassio (KNO3).
Il calcio (Ca) svolge un importante ruolo nello sviluppo della pianta in quanto regola numerose funzioni cellulari e conferisce resistenza alla parete cellulare attraverso legami con le pectine della lamella mediana.
La somministrazione di calcio, deve essere eseguita fin dalle prime fasi di sviluppo dei frutti. È molto importante favorire l’assorbimento di questo elemento stando attenti, ad esempio, a limitare la presenza di ioni quali Mg++, K+ e NH4+, che competono con il suo assorbimento radicale.
Gli apporti di calcio, per la limitatissima mobilità di questo elemento nel terreno, sono consigliati come concimazioni pre-impianto.
Per migliorare la traslocazione degli ioni Ca++ nei frutti attraverso il flusso xilematico, è necessario ridurre la competizione con i germogli controllandone la vigoria vegetativa.
Un rapporto foglie/frutti troppo alto tende a favorire le dimensioni del frutto e quindi una diluizione di calcio nel frutto stesso riducendone la concentrazione.
Il magnesio svolge un ruolo importante nell’attivazione di enzimi coinvolti nella respirazione, nella fotosintesi e nella sintesi di DNA ed RNA.
Una forte disponibilità di Potassio nel terreno può determinare carenze di magnesio nelle foglie; si rende quindi necessario prestare attenzione alle concimazioni potassiche e, in caso di elevate produzioni, viene consigliato di apportare magnesio al terreno (magari in fertirrigazione) con Solfato di Magnesio (MgSO4). Sintomi della carenza di magnesio sono più specifici e compaiono sotto forma di aree clorotiche sulle foglie che possono diventare necrotiche, in particolare in suoli sciolti.
Fra le principali cultivar si ricordano: Coscia, Abate Fetel, Santa Maria, William, Conference, Etrusca, Decana del comizio, Kaiser, Passacrassana, ecc.
Per i portinnesti si distinguono i franchi, quali Franco comune, Fox e Farrold, e le selezioni di cotogno, quali Ba29, EMC, EMA, Sydo e Adams; queste ultime sono poco adatte a terreni siccitosi e calcarei, eccetto il primo.
Il ciclo biologico del pero si può considerare suddiviso in 5 stadi fenologici:
  1. Dal risveglio vegetativo alla prima comparsa dei fiori.
  2. Dalla fioritura alla prima comparsa dei frutticini.
  3. Dalla comparsa dei frutti fino a tutta la fase di accrescimento.
  4. Dalla fine dell’accrescimento dei frutti fino a tutta la maturazione.
  5. Dalla fine della raccolta alla fine del periodo vegetativo.
Senza considerare il sistema d’allevamento, la potatura, il diradamento, ecc., in questa scheda ci soffermiamo di più su concimazione ed irrigazione e su come esse si rapportano tra loro.
 

Concimazione

Le sostanze di riserva accumulate nella pianta sono utilizzate dalla stessa al momento del risveglio vegetativo fino all’allegagione, per cui è bene apportare le concimazioni anche dopo la raccolta e partire poi con la concimazione primaverile dalla 3a settimana dopo la fioritura frazionandola in 2-3 volte se il terreno è sciolto.
Quando si pratica la fertirrigazione è necessario ridurre del 20-30% le quote di azoto.
La concimazione fogliare con macro e micro-elementi aumenta la produzione e migliora la qualità delle pere. È una tecnica importante al fine di evitare o ridurre la clorosi nelle varietà più sensibili con la somministrazione di chelati di ferro (da integrarsi con la fertirrigazione o con infiltrazioni nel terreno).
Con gli apporti di calcio si favoriscono la formazione di gemme a fiore e si migliora la consistenza e la conservazione dei frutti.
Una o due analisi fogliari all’anno sono indispensabili per conoscere le eventuali carenze e per mettere a punto gli elementi da apportare con la fertirrigazione e/o con la concimazione fogliare.
L’inerbimento dell’interfilare con la semina di essenze a taglia bassa è da tempo una pratica consolidata in quasi tutte le aree di coltivazione del pero, stante i numerosi vantaggi che comporta, quali:
  • a) Migliore porosità e permeabilità del terreno;
  • b) Facilità di passaggio dei mezzi meccanici;
  • c) Incremento della sostanza organica e dell’attività biologica del suolo, ecc..
Un efficace inerbimento è possibile grazie all’impiego congiunto dell’irrigazione. D’altra parte, non si può pensare ad una frutticoltura moderna e competitiva senza l’ausilio dell’irrigazione anche nelle zone più piovose, se si vuole garantire produttività e costanza nella qualità delle pere.
Lo sfalcio del cotico erboso contribuisce ad apportare elevati quantitativi di azoto e di potassio, per i quali occorre tenerne conto nel dosare i concimi da apportare.


Irrigazione

La quantità d’acqua da apportare ad un pereto va valutata in ragione dell’andamento climatico, delle caratteristiche del terreno e delle esigenze effettive. Nei nuovi impianti intensivi e con cotogni di debole vigore, i turni irrigui debbono essere molto ravvicinati, anche 3 volte per settimana, specie nel momento più critico dell’accrescimento dei frutti.
Appositi strumenti collocati in prossimità dell’apparato radicale a diverse profondità, indicano la situazione idrica del terreno e la conseguente necessità di irrigare.
I sistemi d’irrigazione preferiti, anche per il pero, sono quelli microirrigui localizzati a goccia o a spruzzo, con i quali è possibile effettuare anche la fertirrigazione.
Una corretta gestione dell’irrigazione permette un miglior controllo ed un rallentamento dello sviluppo dei germogli senza compromettere l’accrescimento dei frutti. Questa tecnica definita del "deficit idrico controllato" viene applicata negli impianti intensivi dove l’apparato radicale è superficiale. Questa tecnica è particolarmente efficace 40-50 giorni dopo la fioritura quando la competizione fra frutti e germogli è particolarmente forte.

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